Luigi Capuana (1839-1915), amico fraterno di Giovanni Verga (1840-1922), a livello letterario indirizzò alla svolta verista il celebre autore dei “Malavoglia”, e a livello d’immagine gli fece conoscere il mondo della fotografia. Fu inferiore a lui come scrittore, ma molto più dotato come fotografo.
Correva l’anno 1966, e in un armadio chiuso da decenni furono ritrovati 448 negativi, la maggior parte dei quali impressi su lastre di vetro. Erano già passati più di 40 anni dalla morte di Giovanni Verga, e le sue fotografie scattate tra il 1878 e il 1911 erano ormai state dimenticate.
I soggetti sono paesaggi o ritratti di gente comune, fotografati per mostrare costumi e ambientazioni per la messa in scena di testi di Verga. Un altro gruppo di fotografie è legato alla famiglia, e ritrae i parenti e gli amici più stretti. Le foto più riuscite sono quelle fatte ai popolani, che hanno più carattere e più forza espressiva, mentre quelle degli amici e dei parenti sono in pose statiche e rigide.
Giovanni Verga e Luigi Capuana:
Verga con la Famiglia:
Fra gli amici fotografati da Verga c’è Luigi Capuana, anche lui siciliano, autore di novelle e romanzi, da molti considerato il teorico del Verismo. Il successo dei suoi scritti, però, fu inferiore a quello di Verga, che con i primi due romanzi del progettato Ciclo dei Vinti, negli anni ‘80 e ‘90 dell”800, lo superò nella fama e nell’opinione della critica.
C’è però un’arte in cui Capuana si mostra superiore a Verga: la fotografia.
Capuana aveva cominciato a fotografare molto prima di Verga, e le sue immagini sono conservate nella biblioteca del Museo di Mineo, suo paese natale. Le foto di Capuana mostrano il suo talento come ritrattista, infatti riusciva a cogliere espressioni naturali, come nei ritratti femminili o in una straordinaria foto al giovane Luigi Pirandello.
Giovane donna sconosciuta, forse di nome Marie:
Luigi Pirandello:
Un altro ritratto notevole è quello della madre dell’artista sul letto di morte: il viso appoggiato al guanciale, le palpebre abbassate, le labbra leggermente aperte negli ultimi respiri, tutto è naturale e delicato. Capuana in questa foto riesce a mettere insieme la verità e l’affetto.
Sotto, la madre di Capuana sul letto di morte:
Una donna ritratta post-mortem:
Non era la prima volta che Capuana fotografava la morte: qualche tempo prima aveva fatto disseppellire una bambina, Rosina Carcò, per poterle fare una foto ricordo per i genitori. Anche in questo caso l’immagine è vera e pietosa.
Sotto, Ritratto di Rosina Carcò:
Ci sono molte altre foto post mortem di Capuana, fotografare i morti era una pratica comune nell’800 per avere il ricordo di un volto di cui spesso non c’era nessuna altra immagine. La foto di morte più stravagante di Capuana è il suo autoritratto in posa “da morto” intitolato “Autoritratto profetico”.
Quest’ultima fotografia potrebbe avere un significato particolare, legato alla passione di Capuana per lo spiritismo e l’occultismo, a cui dedicò dei saggi e molti esperimenti. Il Verismo, infatti, per Capuana non si coniuga solo con l’indagine della realtà materiale, ma anche con la ricerca di quello che si nasconde ai sensi.
E’ un peccato che le fotografie di Verga e soprattutto di Capuana siano poco note, perché ci restituiscono un’immagine del Verismo italiano della seconda metà dell’800 più sfaccettata e complessa di quanto non riesca a fare la sola letteratura.