Durante la finale del campionato mondiale di scacchi del 1984, svoltasi a Mosca fra la fine del 1984 e l’inizio del 1985, il campione in carica Anatoly Karpov fu impegnato in 5 mesi di partite contro il suo sfidante, il giovane Garri Kasparov. In quel periodo di match intensissimi al più alto livello mondiale (giocarono 25 partite), il trentaquattrenne Karpov perse 10 chilogrammi di peso.
Sotto, Anatoly Karpov nel 1977, fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
Karpov non era certo il primo scacchista a perdere peso durante le gare, ma la sua fu la manifestazione più evidente di come l’impegno cerebrale possa influire sulla massa corporea.
Il cervello può davvero essere il responsabile di un tale assorbimento di energia? Pensare intensamente può essere un modo per perdere peso?
Per approfondire questa domanda è necessario prima capire quanta energia consumi il nostro cervello a riposo, non utilizzato per sfide fra geni dello scacchi.
Quando il corpo è a riposo – non impegnato in altre attività che non siano quelle di base: respirare, digerire e scaldarsi – sappiamo che il cervello consuma dal 20 al 25% dell’energia complessiva assorbita dal corpo, principalmente sotto forma di glucosio.
Quantificando il tutto in termini di calorie, si può dire che il cervello umano consumi dalle 300 alle 500 calorie al giorno (in base ai valori del proprio metabolismo basale). Durante l’infanzia il cervello è ancora più assetato di energia. Doug Boyer, professore di antropologia evolutiva alla Duke University, nella Carolina del Nord, spiega che “A 5-6 anni il cervello può utilizzare fino anche al 60% dell’energia corporea”.
Questa abitudine a consumare glucosio rende il cervello umano l’organo più dispendioso dal punto di vista energetico, anche se questo costituisce soltanto il 2% del peso corporeo
Il cervello è vorace di calorie
Il professor Boyer, insieme ad Arianna Harrington, laureata in antropologia evoluzionistica della Duke University, ha condotto una serie di studi per capire quanta energia consumi il cervello dei mammiferi. Alcuni esseri molto piccoli, come le piccolissime Tupaia o lo Ustitì pigmeo, destinano al proprio cervello una percentuale di energia ancora maggiore rispetto a quella degli esseri umani.
Sotto, lo Ustitì Pigmeo fotografato allo Zoo. Immagine condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
Il professor Boyer ritiene che la ragione di tale consumo risieda nella dimensione del cervello rispetto al corpo. Nonostante il cervello sia un organo leggero, sia per l’uomo sia per i mammiferi analizzati, questo è molto grande rispetto al corpo nel suo complesso.
Come viene impiegata l’energia?
La maggioranza dell’energia impiegata dal cervello è destinata a far comunicare i neuroni fra loro, attraverso segnali chimici trasmessi attraverso strutture cellulari chiamate sinapsi. Il cervello, inoltre, non è mai completamente a riposo. Quando dormiamo richiede energia per continuare a mantenere attive le funzioni vitali del nostro corpo o farci sognare.
Sotto, un’illustrazione spiega parte del consumo energetico del cervello. I neuroni generano segnali elettrici che viaggiano lungo gli assoni. Quando un impulso di elettricità raggiunge una giunzione chiamata sinapsi, provoca il rilascio di una sostanza chimica neurotrasmettitrice, che si lega ai recettori di altre cellule e altera così la loro attività elettrica. Immagine di pubblico dominio via Wikipedia:
Al servizio del cervello ci sono innumerevoli cellule che canalizzano il nutrimento verso i neuroni, e queste cellule impiegano grandi energie per sopravvivere e rigenerarsi. Le grandissime risorse energetiche che vengono impiegate per costruire il cervello spiegano perché, durante i periodi di intenso sviluppo fra i 5 e i 6 anni di età circa, il nostro cervello assorba il triplo dell’energia di un essere umano adulto.
Esercitare la mente?
Dal momento che il nostro cervello è tanto affamato di energia significa che più utilizziamo questo organo è più calorie bruciamo? La risposta è tecnicamente affermativa, ma il numero di variabili in gioco influisce in modo rilevante sulla risposta. Il consumo di energia è soggettivo, e varia da individuo a individuo.
In generale si può dire che il cervello assorbe tanta più energia quanto i problemi che gli poniamo di fronte sono complessi
Ragionando all’opposto, il pensiero sarà tanto meno dispendioso quanto più semplici e istintive saranno le attività che facciamo. Claude Messier, professore di psicologia e neuroscienze all’Università di Ottawa in Canada, spiega che le attività più complesse potrebbero essere ad esempio l’apprendimento della musica o ingegnarsi per trovare mosse innovative nel gioco dello scacchi.
Messier spiega che: “Quando ci si allena per imparare qualcosa di nuovo il cervello si adatta per aumentare il trasferimento di energia in qualunque regione sia attivata dall’allenamento”. Nel corso del tempo, man mano che diventiamo più abili nell’esecuzione di un determinato compito, il cervello non deve più impegnarsi per realizzare l’attività, e quindi svolgere tale compito richiederà sempre meno energia.
Fotografia sotto e in copertina di pubblico dominio via Pixabay:
Il bilancio energetico è sempre simile
Nonostante sia facile pensare che usando molto attivamente il cervello si possa perdere peso, la realtà è ben diversa. L’energia impiegata in un’attività intellettuale, ad esempio imparare a suonare uno strumento o fare una partita a scacchi, è minima rispetto al consumo complessivo del cervello. Il professor Messier spiega che non siamo a conoscenza della maggioranza delle attività che svolge il cervello, e che l’energia necessaria per svolgere un compito in più è certamente molto bassa.
Quando impariamo qualcosa di nuovo la quantità di energia dedicata a quell’attività è piuttosto piccola rispetto al consumo complessivo del cervello
La professoressa Harrington spiega che “Il cervello è in grado di deviare il sangue (e quindi l’energia) in particolari regioni che sono attive in quel momento, ma si ritiene che la disponibilità complessiva di energia che fluisce al cervello sia costante”. Potrebbero quindi verificarsi picchi significativi nel consumo di energia in regioni localizzate del cervello quando eseguiamo difficili compiti cognitivi, ma se guardiamo al bilancio energetico dell’intero cervello in generale queste attività non lo alterano in modo significativo.
Il dubbio di Karpov
Perché allora lo scacchista Karpov perse circa 10 Kg durante la finale del 1984/85? La spiegazione è che probabilmente lo stress e la competitività lo portarono a mangiare molto meno del solito, e quindi dimagrì vistosamente. I giocatori di scacchi professionisti sopportano alti livelli di stress, che inducono un aumento della frequenza cardiaca, un respiro più rapido e quindi una sudorazione più intensa.
Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
Questi effetti combinati portano il corpo a bruciare più calorie rispetto a una situazione normale. Le sessioni di partite durano inoltre circa 8 ore, un periodo in grado di modificare il normale regime alimentare del giocatore. Oltre agli scacchisti, anche i musicisti o gli attori possono facilmente perdere peso durante i tour o le esibizioni, ma le attività che svolgono non impegnano il cervello al punto da fargli bruciare più calorie.
Pensare non fa dimagrire
Le conclusioni finali sono quindi che l’attività cerebrale, per quanto intensa e impegnativa possa essere, non fa perdere peso. L’energia complessiva assorbita dal cervello sarà sempre più o meno simile, anche durante l’apprendimento di nozioni complesse. Piuttosto, impegnarsi in attività che richiedono molta concentrazione potranno facilmente far dimenticare la fame, con la conseguenza, in questo caso certificata, di una perdita di peso.
Fonte interviste e dati scientifici: LiveScience.