Le Idi di Marzo e l’assassinio di Giulio Cesare

Roma, 44 a.C. E’ il 15 Marzo. Degli schiavi stanno portando via, su una lettiga, un corpo senza vita, raccolto vicino alla statua di un suo vecchio rivale. Nel Senato si è appena consumato un omicidio. Uno dei più celebri condottieri della storia è caduto vittima di una congiura, pugnalato da persone che credeva amiche. Ricevette ventitré pugnalate, mentre, secondo la leggenda, dalla sua bocca esalava l’ultimo respiro dicendo “Tu quoque, Brute, fili mi! – Persino tu, Bruto, figlio mio!”.

L’ascesa del condottiero

Nato intorno all’anno 100 a.C., dalla gens julia, Giulio Cesare intrapre presto le carriere militare e politica, che lo portano a entrare in contrasto col dittatore Silla, il quale medita anche di ucciderlo. Giulio decide, quindi, di partire per l’Asia, dove partecipa all’assedio di Mitilene, distinguendosi per il coraggio dimostrato. Solo alla morte di Silla rimette piede a Roma. Nel 74 si impegna nella lotta ai pirati, per poi partecipare alla terza guerra mitridatica. Nel 72 viene, invece, eletto tribuno militare. La sua carriera è appena cominciata. Un decennio dopo verrà eletto Pontefice Massimo (con compiti di sorveglianza dei culti romani), grazie all’aiuto finanziario di Marco Licinio Crasso.

Busto di Cesare di Età Augustea (44-30 a.C.) – immagine di pubblico dominio via wikipedia

Nel 60, Cesare, Crasso (l’uomo più ricco di Roma) e Pompeo (il generale più prestigioso) stipulano un accordo segreto, oggi conosciuto come Primo Triumvirato. Cesare punta al consolato; Pompeo vuole che, come da tradizione, i suoi veterani ricevano delle terre; Crasso chiede dei privilegi nell’appalto delle imposte. Nel 59 Cesare diventa Console. Rispetta subito il patto con Pompeo e Crasso, mentre con altre misure cerca di accattivarsi le simpatie dei romani. Poco prima della fine del mandato ottiene il proconsolato della Gallia Cisalpina, dell’Illirico e della provincia Narbonense, insieme a quattro legioni. Inizia, così, l’avventura gallica.

La Guerra in Gallia e la Guerra Civile

Cesare raccoglie le legioni nel Narbonense, facendo partire la campagna gallica. Le legioni romane ottengono una vittoria dopo l’altra. Il Senato ha sperato di essersi tolto Cesare dai piedi, ma questi farà pervenire a Roma la notizia della pacificazione della Gallia, accolta con grande favore dal popolo. Essa, tuttavia, non è ancora completamente sottomessa al giogo romano. Cesare deve ancora affrontare la rivolta guidata da Vercingetorige, sovrano di una tribù gallica. La sollevazione si estende con rapidità e il condottiero deve tornare in Gallia. Sarà l’assedio di Alesia a decretare la fine di Vercingetorige, catturato e portato a Roma per essere giustiziato da un Cesare acclamato dalla folla.

La resa di Vercingetorige (1899) – immagine di pubblico dominio via wikipedia

Intanto Crasso è morto in guerra nella battaglia di Carre del 53 a.C. e Pompeo rifiuta di stringere un’ulteriore alleanza con Cesare. A Roma la situazione politica è divenuta estremamente critica. La violenza imperversa. Viene proposta l’elezione a dittatore di Pompeo, ma senza successo. Personaggi di spicco della politica romana vengono assassinati, mentre nelle strade si affrontano fazioni politiche avversarie. Pompeo diventa console e promuove leggi contro la violenza. Cesare, dal canto suo, è inviso a molti. Si vuole ridimensionare il suo potere.

A questo scopo il Senato gli imporrà di rinunciare alle sue cariche. Cesare non vuole sottomettersi e, alla testa delle sue truppe, si muove verso Roma. Pompeo cerca riparo in Grecia, mentre Giulio Cesare prima entra a Roma, poi va in Spagna per sconfiggere le truppe fedeli a Pompeo. Quest’ultimo verrà sconfitto presso Farsalo e ucciso, in Egitto, su ordine di un alleato di Cesare, Tolomeo XIII, presso il quale avrebbe voluto rifugiarsi.

Cesare fu enormemente dispiaciuto dell’assassinio di Pompeo, tanto che fece giustiziare il suo carnefice e depose Tolomeo XIII in favore della bella Cleopatra. Dopo aver riscosso altri successi in Africa e sconfitte le truppe superstiti di Pompeo, Cesare torna a Roma, già nominato dittatore, poi dittatore a vita, oltre che console.

Il mondo romano allo scoppio della guerra civile – immagine di Cristiano64 derivata da: Map of the Ancient Rome at Caesar time-fr.svg Historicair – licenza CC BY-SA 3.0 via wikipedia

Ora detiene una grande forza militare e politica, incrementate dalla concentrazione nelle sue mani di un gran numero di poteri straordinari. Fa tornare gli esuli, concede la grazia ai condannati politici, aiuta chi è pressato dai debiti, estende il diritto di cittadinanza, aumenta il numero di senatori (i nuovi saranno alleati di Cesare), distribuisce nuove terre, promuove opere pubbliche; inoltre, chi aspira a fare carriera in politica non può non passare da lui.

Inizia la caduta

Tutto questo potere e questo immenso prestigio alimentano voci sulla presunta volontà di Cesare di instaurare una monarchia, attentando, così, alla vita della Repubblica. Ciò non può essere considerato tollerabile nella Roma del primo secolo avanti Cristo. Cesare è diventato troppo autoritario persino per parecchi suoi vecchi alleati, i quali si sentono sempre più messi da parte.

Durante una festa viene posta su una statua di Cesare una corona, simbolo della regalità; due tribuni della plebe la fanno togliere. Alcuni popolani in un’altra occasione lo chiameranno rex. Prendono a circolare voci su un suo presunto piano per fuggire da Roma, insieme al tesoro della Repubblica; mentre altre voci indicano che solo eleggendo Cesare a capo di una monarchia (come diceva un presunto oracolo) i romani avrebbero potuto sconfiggere i Parti, nemici di lunga data dell’impero in espansione. A Cesare verrà offerta la corona, che però il generale rifiuta. Egli sospetta che si stia cercando di metterlo alle strette, di dare forza alle posizioni dei suoi oppositori. Questa è la lotta politica.

La clemenza di Cesare, Abel de Pujol, 1808 – immagine di pubblico dominio via wikipedia

Le Idi di Marzo

Arriva, così, il 15 marzo del 44 a.C. Qualche giorno dopo Cesare sarebbe dovuto partire per l’Asia, impegnato in una nuova campagna contro i Parti. I cospiratori hanno già ordito il piano. Fino a qualche giorno prima si sono svolti incontri segreti, quando ancora si saggiava la situazione e la fattibilità di un tentativo di assassinio contro l’uomo più potente di Roma.

Cesare sa bene dell’esistenza di congiure contro di lui, le quali, tuttavia, non si sono mai concretizzate. Per questo non si cura particolarmente di proteggere la sua persona. E’ troppo sicuro di sé. Pensa che il suo omicidio avrebbe portato a un’altra guerra civile. E’ convinto che amici e senatori lo avrebbero protetto. Ma in politica è bene non essere mai troppo sicuri.

Il Senato si riunisce nella Curia Pompeia (all’ingresso del Teatro di Pompeo), mentre la città festeggia le Idi di Marzo e la dea Anna Perenna (per un’altra buona annata). Alcuni senatori entrano segretamente armati di pugnale, infrangendo un divieto severo. Cesare arriva in ritardo. Si compiono i sacrifici e ci si prepara a iniziare la seduta. Alcuni dei cospiratori si avvicinano al dittatore, cercando di non destare sospetti; estraggono i pugnali da sotto la toga e portano a compimento l’omicidio. Ventitré pugnalate lo trafiggono, ventritré pugnalate che rimarranno nella storia. Giulio Cesare è morto, e si accascia sotto la statua di Pompeo, il suo storico avversario.

I senatori circondano Cesare (1865) – immagine di pubblico dominio via wikipedia

Le conseguenze

Gli ex-compagni di Cesare all’indomani dell’omicidio confluiscono tra le fila di Marco Antonio e Marco Emilio Lepido, vecchi compagni del deceduto. I congiurati, dal canto loro, non hanno alcuna idea sul da farsi. Hanno pensato che l’assassinio avrebbe salvato la repubblica, ma nel mondo politico si pensa solo ad accaparrare quanto più potere possibile (uomini, titoli, cariche e terre). Tutti sono alla ricerca del consenso. In questo clima emerge il figlio adottivo di Cesare, Ottaviano, tornato a Roma per prendere l’eredità di Cesare, che si attornierà di fedeli, proclamerà il suo impegno in politica e prometterà la vendetta del padre adottivo.

Ottaviano pretende la carica di console, ma il Senato la nega. Opta, così, per l’uso della forza. Marcia col suo esercito su Roma e si prende il consolato. Gli assassini di Cesare verranno condannati all’esilio. Ottaviano entrerà, poi, in conflitto con Marco Antonio, che sconfiggerà definitivamente ad Azio. Antonio, rifugiatosi in Egitto presso Cleopatra, morirà suicida insieme alla celebre amante. Inizia, così, l’era di Ottaviano, chiamato poi “Augusto”, il primo Imperatore di Roma.

La morte di Cesare di Vincenzo Camuccini (1805) – immagine di pubblico dominio via wikipedia

da