La scomparsa del Diario del 1° Viaggio di Colombo in America

Il 1492 è universalmente riconosciuto come uno degli anni più significativi della storia. Lo sbarco di Colombo sull’Isola di Guanahaní, ribattezzata San Salvador, avvenuto il 12 ottobre, avrà un impatto che si ripercuoterà su tutto il globo, negli anni avvenire: aprirà nuove rotte e nuove prospettive per gli imperi europei in via di formazione, pronti a inglobare ogni regione del pianeta. Un anno convenzionalmente considerato, dai più, come lo spartiacque tra la Storia Medievale e Moderna; e il trampolino di lancio della globalizzazione, fenomeno che caratterizza la nostra contemporaneità. Non tutti, però, sanno che il documento più importante di questo evento, il Diario del primo viaggio di Cristoforo Colombo, è andato misteriosamente perduto.

Ritratto postumo che pretende di Cristoforo Colombo – immagine di Dominio pubblico via Wikipedia

Colombo salpa per le Indie

Siamo alla fine del XV secolo. In Europa cresceva la domanda di spezie e beni provenienti dall’Estremo Oriente; i mercanti erano alla ricerca di nuove rotte commerciali che avrebbero permesso loro di raggiungere questi mercati più rapidamente e con meno rischi. In particolare, Spagna e Portogallo volevano evitare i rincari dovuti ai numerosi passaggi di mano che le merci subivano attraversando tutta l’Asia e il Mediterraneo, e aggirare il blocco imposto dall’Impero Ottomano, fresco della presa di Costantinopoli (1453). La politica di espansione economica e militare, inoltre, necessitava di finanziamenti: servivano metalli preziosi, dunque perché non raggiungere direttamente le fonti delle leggendarie ricchezze narrate da Marco Polo e John Mandeville!?

La carovana di Marco Polo in viaggio verso l’India – immagine di Dominio pubblico via Wikipedia

Mentre i principali esploratori del secolo puntavano a raggiungere le Indie circumnavigando l’Africa, Colombo aveva un altro piano: raggiungere le Indie orientali navigando verso ovest, attraverso l’Oceano Atlantico. Dopo aver provato a convincere diversi monarchi a finanziare la spedizione, avrà finalmente successo con gli spagnoli Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona, appena usciti vittoriosi dalla Reconquista. Dopo anni di negoziazioni, era riuscito a ottenere il loro sostegno, concretizzato nelle Capitolazioni di Santa Fé, un accordo che garantiva a Colombo i titoli di “Ammiraglio dell’Oceano”, viceré e governatore, più un decimo del bottino, in cambio dell’impegno a portare alla Corona le ricchezze che avrebbe trovato.

Registro delle Capitolazioni di Santa Fe (Granada) conservato presso l’Archivio della Corona d’Aragona (già Archivio Reale di Barcellona) – immagine di Dominio pubblico via Wikipedia

Con il sostegno dei monarchi spagnoli, Colombo radunò una flotta di tre navi e partì dal porto di Palos de la Frontera il 3 agosto 1492; raggiungendo le Bahamas il 12 ottobre 1492, convinto di essere arrivato alle Indie orientali. Il viaggio aprirà la strada alla colonizzazione europea delle Americhe e all’interconnessione dell’intero globo.

Il Diario del Primo Viaggio

Di questo primo viaggio Colombo ha tenuto un diario, segnalando le sue scoperte, le impressioni e le meraviglie in cui si è imbattuto giorno dopo giorno. Al ritorno consegnò il manoscritto alla regina Isabella, che darà una copia al navigatore. L’originale andrà misteriosamente perduto entro il 1504, anno della morte di Isabella.

Cristoforo Colombo in ginocchio davanti alla regina Isabella di Castiglia – immagine di Dominio pubblico via Wikipedia

La copia dell’originale verrà ereditata dal figlio del navigatore, Diego, e scomparirà nel 1554, probabilmente venduto dal nipote di Cristoforo, Luis, un uomo dissoluto e attaccato al denaro, molto diverso dal suo bibliofilo zio, Ferdinando, fondatore di una grandissima biblioteca. Nessuno ebbe più notizia del prezioso manoscritto, perduto poco dopo che ne venne autorizzata la pubblicazione, la quale non vedrà mai la luce.

Mappa del Primo viaggio di Colombo – immagine di Viajes_de_colon.svg : Phirosiberia sotto licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

Eppure, oggi sono molto diffusi dei libri che pretendono essere il Diario del Primo Viaggio di Colombo. Ebbene, questi si basano tutti su un esemplare, redatto facendo riferimento alla copia detenuta dai Colombo: quello del frate francescano Bartolomé de Las Casas, il celebre difensore dei nativi, autore di un’importante opera sulla storia della colonizzazione delle Indie, la Historia de las Indias, per la cui stesura pare abbia utilizzato la copia del Diario, di cui lamenterà gli errori degli scribi.

Colombo sbarcato nel Nuovo Mondo. Dióscoro Puebla, 1862 – immagine di Dominio pubblico via Wikipedia

La copia di Las Casas

Las Casas, nella prima metà del XVI secolo, era entrato in possesso della copia, forse grazie alle sua conoscenze della famiglia Colombo, coi quali riuscirà anche a navigare, con lo scopo di produrre un riassunto di sua mano (o delegando uno scrivano), della copia del Diario. Nacque, così, un manoscritto di 76 fogli, a oggi considerato l’esemplare più vicino all’originale, conservato nella Biblioteca Nazionale di Spagna, a Madrid, ottenuto in seguito all’acquisizione della biblioteca del Duca di Osuna.

Ritratto di Bartolomé de Las Casas – immagine di Dominio pubblico via Wikipedia

Anche di questo manoscritto si erano perse le tracce, almeno fino a quando non venne ritrovato dal nobile spagnolo Martin Fernandez de Navarrete, che lo userà nella sua, Raccolta dei viaggi e delle scoperte fatte dagli spagnoli dalla fine del XV secolo, pubblicata nel 1825.

Ritratto di Martín Fernández de Navarrete – immagine di Dominio pubblico via Wikipedia

Era il 1789, quando Navarrete, un nobile di salute cagionevole appena congedatosi dalla Marina, venne incaricato, dal nuovo sovrano Carlo IV di Spagna, di ispezionare le biblioteche del regno per trovare opere relative alla Marina, che avrebbero composto una nuova biblioteca a Cadice. Mentre ispezionava l’archivio del Duca dell’Infantado si imbatté in due manoscritti: le copie dei diari del primo e del terzo viaggio di Colombo. Riferirà la scoperta all’amico Juan Bautista Munoz, impegnato a redigere la sua Historia del Nuevo Mundo (1793).

Biblioteca Nazionale di Spagna , a Madrid – immagine di Luis Garcia sotto licenza CC BY SA 2.5 via Wikipedia

La copia, purtroppo, non è perfettamente fedele all’originale, ma essendo l’unica a noi pervenuta sarà ripubblicato negli anni, con varie correzioni, dovute agli errori commessi ereditati o commessi involontariamente.

Lo stesso frate aveva ammesso la sua volontà di trascrivere in una forma abbreviata il Diario, o meglio la sua copia, sebbene pare abbia utilizzato quelle che lui definisce le parole dell’Ammiraglio, evidenziate dalla distinzione tra l’utilizzo della prima persona (come fosse Colombo – riportando alla lettera ciò che ha trovato nell’esemplare copiato) e della terza (almeno nella parte riassunta).

Ricostruzione di un villaggio Taíno dai tempi di Colombo e Las Casas nella Cuba contemporanea – immagine di Michal Zalewski sotto licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

Un Diario problematico

La scoperta di Navarrete era di incalcolabile importanza, la Spagna aveva finalmente uno dei documenti più importanti della sua storia. Ma dell’originale ancora nessuna traccia. Agli storici non resta che continuare a far riferimento alla copia di Las Casas, corretta e ripubblicata parecchie volte, per via delle sue diverse problematiche, come gli errori riguardanti le unità di misura; o la lingua, un castigliano imperfetto e difficile da leggere per i lettori moderni: Colombo era un genovese del XV secolo e il suo spagnolo, che si rifletterà nella copia di Las Casas, era corrotto, tanto che dovette aver dato del filo da torcere anche ai copisti. Altra problematica è data dalle convinzioni ideologiche di Las Casas, che potrebbe aver introdotto alcune modifiche al Diario, distorcendo la visione che oggi abbiamo del navigatore.

Lettera di Cristoforo Colombo – immagine di Dominio pubblico via Wikipedia

Vi era poi la questione dei pronomi, risolta sia convertendo tutto in prima persona, sia riportandoli come nel Diario di Las Casas. C’è chi ha pensato fosse dovuta a uno scisma in Colombo, che avrebbe dunque preso a riferirsi a sé stesso non solo in prima persona ma anche come “l’Ammiraglio”; e chi, più correttamente, ha considerato la parte in terza persona come quella relativa al riassunto di Las Casas.

Firma di Cristoforo Colombo – immagine di Dominio pubblico via Wikipedia

Conclusioni

In conclusione, sebbene il Diario originale sia andato perduto, la copia di Las Casas rappresenta una testimonianza fondamentale per la comprensione degli avvenimenti che hanno portato alla cosiddetta “scoperta” del Nuovo Mondo. Attraverso le parole attribuibili a Colombo e il riassunto di Las Casas, siamo in grado di rivivere l’emozione e la difficoltà dell’epoca, comprendendo le sfide che l’esploratore genovese dovette affrontare per portare a termine la sua impresa. Il Diario non solo ci permette di conoscere gli aspetti geografici e antropologici del Nuovo Mondo, ma ci consente anche di comprendere le motivazioni, i sentimenti, le aspettative dell’esploratore, insieme a tanti altri elementi sulla sua figura, rivelando così una parte importante della Storia.


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