Le Origini delle relazioni tra Cina e Stati Uniti

Oggi potremmo considerare Cina e Stati Uniti come gli aghi della bilancia politici e militari del teatro mondiale, con la Russia terzo attore chiamato in causa. Gli sviluppi delle loro relazioni sono una costante nella cronaca quotidiana. Potenze militari, demografiche, economiche e sociali, la loro influenza sul globo è immensa. E pensare che è solo poco più di due secoli fa, che una giovane Unione di Stati iniziava a interfacciarsi con un impero millenario, attraversando mezzo mondo, affacciandosi spavalda nella spietata arena della politica globale.

1899: lo zio Sam (USA) chiede porte aperte nel commercio con la Cina, mentre le potenze europee pianificano di tagliare la Cina per se stesse – immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Cina e Stati Uniti

3 settembre, 1783. Gran Bretagna, Francia, Spagna, Province Unite e Stati Uniti d’America siglavano il Trattato di Parigi. La guerra per l’indipendenza americana era formalmente conclusa. L’inglese aveva affrontato dure battaglie contro le altre nazioni. La sua ascesa veniva temporaneamente frenata da questa coalizione anti-britannica. Le sue rivendicazioni venivano ridimensionate, mentre la nuova confederazione di Stati doveva, ancora, darsi un governo definitivo (ne vigeva uno provvisorio) e una Costituzione. Intanto, gli americani provvedevano a espandersi a ovest.

“Sua Maestà Britannica riconosce i suddetti Stati Uniti… essere Stati liberi sovrani e indipendenti”

Delegazione americana al Trattato di Parigi (da sinistra a destra: John Jay, John Adams, Benjamin Franklin, Henry Laurens e William Franklin) – immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Dall’altra parte dell’Oceano Pacifico, a essere alle prese con le ingerenze europee era la Cina. Al tempo della Rivoluzione Americana, oltremare regnava Qianlong. L’imperatore, salito al trono nel 1736, si era ritrovato a sedare ribellioni e a compiere importanti conquiste militari, causa di innumerevoli morti. Al suo regno si ascrivono il genocidio degli Dzungar e lo sterminio dei tibetani. L’impero diveniva sempre più esteso e proprio questo porterà generali ed eserciti ad adagiarsi, perdendo la propria efficienza.

Diversi rivoluzionari americani vedevano la Cina come un impero virtuoso e felice, meritocratico, valorizzatore di arte e filosofia, giusto e all’avanguardia, chiuso alle influenze esterne. Ma quello che i primi commercianti e ufficiali americani vedranno sarà un ambiente tutt’altro che idilliaco, ricco di problemi, rigido, carico di corruzione e non sempre favorevole ai barbari europei e americani.

L’imperatore Qianlong – immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Samuel Shaw: l’inizio del commercio con la Cina

Il trattato di Parigi era già siglato. L’indipendenza riconosciuta. Il 24 dicembre dello stesso anno, il rivoluzionario Samuel Shaw, dopo essersi distinto nelle grandi battaglie americane quali l’assedio di Boston e le battaglie di Trenton e Yorktown, scriveva una lettera al fratello per informarlo della sua prossima partenza alla volta della Cina. Degli investitori, di New York e Philadelphia, lo avevano assoldato come agente commerciale, promettendo importanti profitti. Lo scopo era aprire una rotta commerciale per Canton e scambiare principalmente ginseng e monete d’argento con tè e porcellane (i prodotti più richiesti ai cinesi). Si puntava così a evitare l’aumento dei prezzi, dovuto ai passaggi cui queste merci erano sottoposte. Equipaggiata l’Imperatrice della Cina, Shaw lasciò New York, il 22 febbraio 1784.

Ritratto di Samuel Shaw – immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Passò il Capo di Buona Speranza, l’Oceano Indiano, scambiò informazioni con altre navi nel Sud-Est Asiatico e, il 30 Agosto, arrivò a Canton, in Cina. Subito ricevettero le visite di ufficiali europei, mercanti locali, alte cariche della città, incuriositi dall’arrivo di questi forestieri appartenenti a una nuova nazione, a un nuovo mercato per le loro merci.

Posizione di Canton – immagine di LupinBot sotto licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

Si informarono immediatamente sul sistema vigente in città. Dovettero trovare un garante tra i grandi mercanti autoctoni, che si sarebbe anche assicurato del pagamento delle tassa, mentre i francesi si offrirono di lasciargli uno dei loro spazi, un edificio in bambù, stuoie e palme, cosicché non avrebbero dovuto affittarne uno dai cinesi. Nonostante questo i funzionari cantonesi, dopo una lunga discussione e il blocco delle merci della nave, si accordarono per un indennizzo. Stavano scoprendo le usanze del posto, dominato dal rigido monopolio del Cohong, l’insieme delle ditte autorizzate a commerciare con i “barbari” stranieri, i quali potevano accedere solo a una parte marginale della città e solo per un periodo limitato dell’anno. Oltre a ciò, gli stranieri dovevano assumere un linguista, che facesse da tramite nelle transazioni.

Le “tredici fabbriche”: il luogo in cui operavano gli europei a Canton – immagine di pubblico dominio via Wikipedia

L’Imperatrice della Cina venne ispezionata e il carico inventariato. Ora potevano vendere, ma, ancora, dovevano far comprendere agli ufficiali cinesi la differenza tra loro e i britannici. In occasione di un incidente, nel quale un inglese venne catturato, accusato di omicidio, gli americani rischiarono di farsi trascinare nella disputa. Col supporto del rappresentante francese scrissero una dichiarazione nella quale sottolinearono la loro diversità dai cugini europei.

La dogana a Canton – immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Sfuggire a questo travisamento, e annunciare ai Cinesi che siamo sudditi di un libero, indipendente e sovrano potere, è la ragione della nostra presente istanza. E chiediamo, in nome degli Stati Uniti d’America, degli alleati e dei buoni amici di sua maestà cristianissima… che noi siamo AMERICANI, una nazione libera, indipendente e sovrana, non collegata con la Gran Bretagna

Risolta la questione, ripresero a commerciare in buoni rapporti e, il 28 dicembre 1784, ripartirono per l’America, ripercorrendo la lunga rotta dell’andata. Shaw portava con sé importanti informazioni sugli usi dei cinesi e sulle regole del commercio. Un rapporto verrà consegnato al Dipartimento degli Esteri e al Congresso.

Veduta delle fabbriche a Canton – immagine di pubblico dominio via Wikipedia

La crescita del commercio sino-americano

Il successo del viaggio di Shaw convincerà il Congresso a nominarlo Console a Canton per conto degli Stati Uniti, che avrebbe rappresentato ufficialmente. Il 4 Febbraio del 1786 salpò da New York a bordo della Hope, per poi riprendere il mare l’anno successivo. Queste spedizioni diedero l’input ad altri mercanti americani, che si attivarono subito per arrivare nel porto asiatico.

Presto ci si rese conto che il ginseng non portava abbastanza profitti, per questo molti mercanti presero a commerciare pellicce, già più apprezzate, soprattutto quelle di foca, acquistate sui litorali del Pacifico, mentre la pelle di lontra di mare vantava un valore molto più alto. Nella costa nord-ovest commerciavano con i nativi e con i russi, acquistando beni da rivendere. Dalle Hawaii presero il legno di sandalo; mentre, nel 1806, la Eutaw portò il primo carico d’oppio turco, entrando in concorrenza con quello indiano trasportato dai britannici. Le navi statunitensi avevano già superato quelle delle altre nazioni, anche se andrebbe considerato il loro minore tonnellaggio.

I giardini della fabbrica americana di Guangzhou (Canton) – immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Lo scoppio della guerra del 1812, con la Gran Bretagna e il conseguente tentativo di blocco dei porti americani, sarà motivo di contrazione del commercio, a causa del pericolo di essere intercettati dalla grande forza della Royal Navy, fino alla conclusione del conflitto, nel 1815. La diminuzione di animali da pelliccia e le difficoltà ad accordarsi con i propri venditori, poi, porteranno quel commercio a restringersi ulteriormente. Nonostante ciò, gli americani proseguirono il loro processo di espansione continentale, puntando a occupare la costa occidentale e congiungerla con quella orientale. In questo modo puntavano a proiettarsi con forza nella vastità dell’Oceano Pacifico e ad arrivare per quella via in Cina.

Le Fabbriche a Guangzhou (Canton) – immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Intanto anche il sandalo finiva, venendo sostituito da cetrioli di mare e altre creature affini. A dispetto delle avversità, gli americani trovavano sempre un modo per rialzarsi, riadattando il loro commercio. Varie società cominciavano a sorgere in quegli anni: una delle più forti sarà la Russel & Co., con sede a Canton, la quale prese a trattare principalmente oppio, in cambio di tè e sete. Aumentò, poi, l’esportazione di cotone, mentre negli USA arrivavano sempre più prodotti di lusso e tè, la cui importazione aumentava continuamente.

L’incendio del 1822 – immagine di pubblico dominio via Wikipedia

I Trattati Ineguali

All’incremento delle transazioni commerciali, che continuava a svolgersi sotto il sistema di Canton, mancava ancora un trattato tra i due governi. L’occasione arriverà successivamente allo scoppio della prima guerra dell’oppio. L’uso massiccio di questa droga, importata principalmente dagli inglesi, era divenuto un grosso problema nell’impero, che si trovava con un esercito meno potente e quantità di argento minori, in quanto l’oppio veniva sempre più usato nelle transazioni commerciali, nonostante le proibizioni, al posto del metallo prezioso.

Verranno attuate requisizioni e la distruzione dei carichi di oppio, mentre gli inglesi tenevano un atteggiamento ambivalente. Varie vicissitudini contribuiranno a scaldare gli animi dei due popoli. Quando i cinesi impedirono ai britannici di rifornirsi a Kowloon, le navi inglesi aprirono il fuoco. L’escalation portò alla guerra. La Cina, però, non era tecnologicamente all’altezza degli inglesi, i quali infliggeranno pesanti sconfitte ai loro avversari, occupando diverse città, tra cui proprio Canton.

Navi britanniche in avvicinamento a Canton nel maggio 1841 – immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Nel 1842, il Trattato di Nanchino, siglato in seguito alla sconfitta cinese, porrà fine alla prima guerra dell’oppio. Altri porti verranno aperti al commercio e la Gran Bretagna, oltre a scardinare il sistema di Canton e il monopolio dei Cohong (si poteva commerciare solo con alcuni mercanti autorizzati sotto rigide regolamentazioni), ottenne la cessione di Hong Kong, divenendo anche nazione favorita. Venivano, poi, concordate tariffe fisse sui dazi.

La firma del Trattato di Nanchino – immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Gli statunitensi non volevano essere da meno e tra il 1843 e il 1844, il presidente Tyler inviò l’ambasciatore Caleb Cushing, in Cina, con quattro navi da guerra cariche di doni, per intimidire e al tempo stesso rabbonire l’imperatore, la cui autorità sugli europei si era, ormai, decisamente indebolita. La minaccia di Caleb di recarsi direttamente a corte, qualora non avesse inviato subito una rappresentanza, convinse il viceré a firmare il Trattato di Wanghia, modellato sulla base del Trattato di Nanchino, con l’aggiunta dell’extra-territorialità, secondo cui i criminali statunitensi in Cina sarebbero stati puniti dal console o da un funzionario statunitense secondo le leggi degli Stati Uniti. Gli americani potevano, poi, assumere insegnanti di ogni lingua parlata nell’impero. Gli Stati Uniti entravano, così, prepotentemente nella storia della Cina, la quale diveniva sempre più vittima delle ingerenze degli Occidentali.

Navi britanniche a Nanchino, salutando la conclusione del trattato – immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Pubblicato

in

da