Questa storia ha due protagonisti; tre, se vogliamo contare il papa… ma possiamo anche farne a meno. Il primo è Pasquino, la statua parlante più famosa di Roma. Il popolo aveva l’abitudine di attaccargli al collo dei messaggi satirici o invettive contro i potenti e, nella prima metà del Seicento, le cosiddette pasquinate erano spesso rivolte a una certa Olimpia Maidalchini, la quintessenza dell’avidità: furba, presuntuosa e spregiudicata.
Un’autentica arrampicatrice sociale

Qualcuno la ribattezzò la papessa, perché – e qui torniamo al nostro discorso iniziale – anche se in Vaticano sedeva suo cognato Innocenzo X, donna Olimpia era la vera padrona dell’Urbe.
Diceva Pasquino: «Per chi vuole qualche grazia dal sovrano, aspra e lunga è la via del Vaticano. Ma se è persona accorta, corra da donna Olimpia a mani piene e ciò che vuole poi lo ottiene».

Un altro soprannome, la Pimpaccia, derivava dalla storpiatura del nome Pimpa, il personaggio femminile di una commedia con cui donna Olimpia condivideva il carattere da femme fatale dominatrice e arrivista.
Di detrattori ne aveva in abbondanza, ma la papessa rispondeva sempre: «A cavallo biastimato j’ariluce er pelo».
Al cavallo bestemmiato gli risplende il pelo

Adesso che sappiamo chi sono i protagonisti di questa storia, spieghiamo perché, nella Roma seicentesca, per arrivare al papa bisognava prima rivolgersi a donna Olimpia, anche detta la porta del Vaticano; una porta che, a detta dei popolani, si apriva solo se “unta” con una bella somma di denaro.

Il primo matrimonio
Olimpia Maidalchini nasce a Viterbo il 26 maggio del 1592; ultimogenita del capitano Sforza Maidalchini, funzionario della dogana pontificia, e della nobildonna Vittoria Gualtieri. I Maidalchini sono una modesta famiglia della nobiltà romana, con pochissimi mezzi e risorse finanziarie limitate. Il padre non può permettersi di pagare le eventuali doti matrimoniali delle tre figlie e decide di lasciare l’intero patrimonio al suo unico figlio maschio, destinando la progenie femminile alla vita ecclesiastica.

La giovane Olimpia trascorre la prima infanzia nel convento di San Domenico di Viterbo, dove, nel frattempo, prendono i voti le sorelle maggiori Orsola e Margherita Vittoria. Riceve un’educazione molto approssimativa, ma compensa le lacune culturali con un caratteraccio da bambina e adolescente decisa, capricciosa e dispotica.
Nel 1608, la sedicenne Olimpia è pronta per entrare in convento, ma la vita ecclesiastica non la entusiasma e si impone sul volere paterno. Sforza Maidalchini cede al rifiuto della figlia, che vorrebbe contrarre un matrimonio vantaggioso, e la dà in sposa al ricco proprietario terriero Paolo Nini, l’ultimo erede di un’importante famiglia di Viterbo.

Le nozze sono la sua grande occasione per vivere nel lusso, ma il contesto è comunque quello della nobiltà di provincia, una soluzione che ancora non soddisfa la sua grande ambizione personale. La fortuna le sorride attraverso una serie di sventure. Entro il 1611, Olimpia perde sia il marito sia i due figli che ha dato alla luce e, senza alcun erede legittimo, tutta la fortuna della famiglia Nini passa nelle sue mani.

Il secondo matrimonio
A soli ventun anni, Olimpia è una ricca vedova con un patrimonio che fa gola a molti e ad aggiudicarsi la sua mano è il cinquantenne Pamphilio Pamphili, l’esponente di una prestigiosa famiglia romana con problemi di liquidità, che la sposa nel novembre del 1612. L’unione matrimoniale è una manna dal cielo per entrambi: Pamphilio può finalmente risollevare le finanze del casato e generare un erede; Olimpia ha ora accesso alla vita mondana di Roma.
I novelli sposi si stabiliscono nel palazzo Pamphilj di piazza Navona e donna Olimpia fa amicizia con il cognato Giovanni Battista, nella cui carriera ecclesiastica intravede il passo successivo della sua scalata sociale.

La Pimpaccia investe un sacco di soldi in feste, salotti e ritrovi culturali; invita personaggi di spicco degli ambienti vaticani e li presenta al fratello del marito. Contatti, amicizie o semplici relazioni di facciata possono far comodo in vista del futuro, e i primi risultati arrivano nel 1621, quando Giovanni viene nominato nunzio apostolico di Napoli, dove si trasferisce insieme a Pamphilio e consorte. Il 21 febbraio del 1622, donna Olimpia dà alla luce suo figlio Camillo, l’erede dei Pamphili, e approfitta del soggiorno partenopeo per intensificare le frequentazioni con la gente che conta.

Nel 1625, torna a Roma con il marito, dà alla luce un’altra figlia femmina – la seconda dopo Anna Maria Flaminia, nata nel 1619 – e rimane una strettissima confidente del cognato, che, sotto il pontificato di Urbano VIII, diventa vescovo, cardinale e, infine, vice camerlengo del Collegio cardinalizio.

Nel 1639, la Pimpaccia resta vedova di Pamphilio e il cognato la incarica di amministrare le risorse familiari in qualità di matriarca del casato. Alla morte di Urbano VIII, gli sforzi di donna Olimpia danno i suoi frutti e, nel conclave del 1644, Giovanni viene eletto al Soglio di Pietro con il nome di Innocenzo X.
Ha inizio la storia della papessa di Roma

Il pontificato di Innocenzo X
Grazie al cognato pontefice, di cui è un’intima amica e confidente – addirittura amante, secondo le malelingue dell’epoca – Olimpia porta a compimento la scalata sociale intrapresa da ragazzina e finisce per ricoprire un ruolo di assoluta centralità nella vita politica di Roma. Chi ha bisogno di un favore, un’udienza o una raccomandazione dal Santo Padre deve rivolgersi a lei e munirsi di denaro, perché la Pimpaccia è avida e spregiudicata.
Olim pia, nunc impia, “un tempo devota, ora empia”, recita un gioco di parole in latino comparso su Pasquino

La sua importanza presso la corte pontificia è chiara fin dal principio. Appena eletto, Innocenzo X fa deviare il corteo della cerimonia del possesso, anche detta la cavalcata papale, per passare di fronte a palazzo Pamphilj e impartire la benedizione alla nipotina Olimpiuccia, la figlia della primogenita del defunto fratello. Al fianco della bambina c’è donna Olimpia, che dal balcone osserva il popolo con manifesta superiorità.

La Pimpaccia diventa l’ombra del cognato. Gli fa visita ogni giorno, lo affianca nelle cerimonie pubbliche, si intromette negli affari interni dello Stato Pontificio e, addirittura, ha lo scandaloso vizio di introdursi abitualmente dentro gli appartamenti vaticani.
A Innocenzo X questa situazione non dispiace e, pur di rafforzare la posizione della famiglia, prende con sé il nipote Camillo, che riceve la prestigiosa nomina a cardinal-nipote.

Il popolo si fa sentire e, in un immaginario dialogo fra Pasquino e Marforio, un’altra statua parlante di Roma, questi gli chiede:
«Oh, Pasquino, vieni dal Vaticano?»
«Sì»
«Hai visto il Papa?»
«No, era inutile! Ho veduto la Signora Olimpia»

E ancora, in una celebre pasquinata si legge: «Chi dice donna, dice danno. Chi dice femmina, dice malanno. Chi dice Olimpia Maidalchini, dice donna, malanno e rovina».

Le concessioni del papa e il matrimonio di Camillo
Gli sfottò del volgo lasciano il tempo che trovano e la Pimpaccia continua dritto per la sua strada: distribuisce benefici ecclesiastici, incassa mazzette e sfrutta le casse vaticane per restaurare e abbellire palazzo Pamphilj, che, come scrive un cronista dell’epoca, “viene guardato dalla plebaglia con occhio avido, come da iena affamata che vede il cadavere con cui potrebbe sfamarsi”.

Nel 1645, il cognato le dona le terre di San Martino al Cimino (oggi una frazione di Viterbo) e la nomina feudataria di Montecalvello, Grotte Santo Stefano e Vallebona. Donna Olimpia non se lo fa ripetere due volte e usa i fondi papali per restaurare l’abbazia del borgo e realizzare varie strutture pubbliche.

Il 7 gennaio del 1647, Camillo rinuncia al cardinalato e manifesta ai familiari la volontà di sposare Olimpia Aldobrandini, principessa di Rossano e ricca erede di un’importantissima casata nobiliare. La notizia prende alla sprovvista sia lo zio sia la madre, che decidono di non partecipare alle nozze, celebrate il successivo 10 febbraio.

Donna Olimpia non ha molte simpatie per la nuora omonima – avrebbe preferito che Camillo si imparentasse con la potente famiglia Barberini – e lo stesso Innocenzo X è risentito per la scelta del nipote, cui impone una sorta di domicilio forzato a Frascati.

Nello stesso anno, il Sommo Pontefice ripiega su un altro cardinal-nipote, il diciassettenne Francesco Maidalchini – figlio del fratello maggiore di donna Olimpia – e indice un concorso per la costruzione di una fontana a piazza Navona.

Leggenda vuole che, per battere la concorrenza del rivale Francesco Borromini, Gian Lorenzo Bernini si sia rivolto alla Pimpaccia e le abbia regalato un modellino in argento, alto circa un metro e mezzo, della futura Fontana dei Quattro Fiumi.

Sono anni in cui donna Olimpia è la padrona assoluta di piazza Navona e i rapporti con il popolo si fanno ancora più tesi quando le viene la bizzarra idea di far togliere tutte le bancarelle e arredare l’intera piazza come un grande salotto a cielo aperto.
Pasquino protesta: “Altro che guglie e fontane! Pane volemo. Pane, pane, pane! Santo Padre, non più puttane! Pane, pane, pane!”.

I contrasti con il cognato
Intanto, Olimpia Aldobrandini è incinta e, agli inizi del 1648, abbandona Frascati per tornare a Roma sotto la protezione dei Farnese. Suor Agata, la sorella di Innocenzo X, fa da tramite per sanare i dissidi familiari e, il 24 giugno, la Aldobrandini partorisce Giovanni Battista, il nuovo erede Pamphili. Il papa è tanto felice per il lieto evento che perdona e richiama a Roma il nipote.

Ha così inizio una grande rivalità fra le due Olimpia di casa, ma la Pimpaccia non vuol essere seconda a nessuno e lo stesso Innocenzo X sembra opporle di proposito la Aldobrandini – a sua volta nota per un carattere forte e deciso – al fine di limitare l’arroganza della cognata.
Un tentativo che fallisce miseramente

Donna Olimpia la spunta anche sulla nuora e, durante il Giubileo del 1650, presenzia accanto a Innocenzo X alla cerimonia di apertura della Porta Santa. È l’ultimo evento pubblico prima della rottura. Il papa è sempre alla ricerca di un cardinal-nipote all’altezza delle aspettative e decide di ripiegare su Camillo Astelli, imparentatosi alla lontana con la Pimpaccia perché il fratello ne ha sposato la nipote Caterina Maidalchini.

In un primo momento, donna Olimpia prende Astelli sotto la sua ala protettiva e gli finanzia la carriera ecclesiastica, ma quando lo crea cardinal-nipote, Innocenzo X pensa bene di adottarlo e concedergli l’usufrutto di palazzo Pamphilj.

Donna Olimpia non gradisce e passa al contrattacco, ma il cognato risponde a tono e le revoca la facoltà di disporre liberamente dei beni di famiglia. La Pimpaccia, allora, batte in ritirata, chiudendosi nei suoi appartamenti privati, in attesa di tempi migliori.

Gli ultimi anni di Innocenzo X
La riconciliazione con Innocenzo X arriva nel marzo del 1653, sia per intercessione di suor Agata, sia per la caduta in disgrazia dell’odiato cardinal-nipote Astelli. Donna Olimpia riprende il vecchio ruolo da papessa e, nel corso di un breve soggiorno nel viterbese, il cognato trasforma San Martino al Camino in un principato, elevando la Pimpaccia al rango di principessa.

Ma il pontefice è ormai anziano e malato, e donna Olimpia già pensa al futuro, a quando il soglio di Pietro tornerà vacante. Per correre ai ripari, decide di imparentarsi con la potente famiglia Barberini e, nel giugno del 1653, la giovane Olimpiuccia va in sposa al principe di Palestrina Maffeo Barberini.

Le condizioni di Innocenzo X si aggravano sul finire del 1654 e la Pimpaccia intensifica le visite in Vaticano per assicurarsi quanti più benefici possibili prima della morte del cognato. I cardinali si accorgono della situazione e la interdicono dal capezzale del Santo Padre, che si spegne il 7 gennaio del 1655, dopo una lunga agonia.

L’esilio, la morte e la leggenda
All’apertura del conclave, la Pimpaccia può contare sull’appoggio dei Barberini e crede di avere abbastanza influenza per imporre un candidato di suo gradimento, ma l’intero collegio cardinalizio preferisce voltare pagina ed esautorare quella scomoda e spregiudicata donna che da quasi mezzo secolo sta lucrando sul Vaticano.
Il 7 aprile, fumata bianca: habemus papam. Per la Pimpaccia è fumata nera, anzi, nerissima, perché il neoeletto Alessandro VII è Fabio Chigi, ex Segretario di Stato del cognato e suo acerrimo oppositore.

Alessandro VII non perde tempo e la esilia subito da Roma. Donna Olimpia fa i bagagli, porta con sé tutte le sue ricchezze e si ritira a San Martino al Cimino, dove muore per la peste il 26 settembre del 1657.

Anni dopo, nel 1666, a Ginevra viene stampato e tradotto in varie lingue il libello satirico Vita di Donna Olimpia Maidalchini, con cui trovano ampia diffusione vecchie maldicenze – come, ad esempio, la sua presunta relazione con Innocenzo X – e nuovi aneddoti.
Si dirà che, da adolescente, la Pimpaccia ha accusato di molestie sessuali il suo monaco-precettore per evitare il convento, che ha gestito un traffico di prostituzione e trafugato denaro e tesori dal Vaticano; o ancora, che, nell’esatto momento in cui i cardinali hanno trasferito la salma di Innocenzo X, si è fiondata nella camera del papa per prendere due casse d’oro nascoste sotto il letto, per poi fuggire “a rotta di collo in carrozza nella notte”.

Ovviamente, sono tutte esagerazioni di stampo politico, storie prive di fondamento che Alessandro VII farà circolare senza problemi.
Da un punto di vista storico, Olimpia Maidalchini non era una persona immacolata, ma in molti la temevano perché era una donna avida, furba e arrivista; una donna che sapeva muoversi con disinvoltura nella Roma patriarcale del Seicento.
Leggenda narra che, ogni 7 gennaio, nell’anniversario di morte del cognato, il suo fantasma compare nei pressi di palazzo Pamphilj, a bordo di una carrozza in fiamme che si dirige verso ponte Sisto, dove i cavalli la trascinano nelle acque del Tevere. Se la doveste incontrare, munitevi di denaro e ricordate: la papessa ha il braccio corto per dare e la mano aperta per ricevere.

Fonti:
- Olimpia Maidalchini – Enciclopedia Treccani
- Donna Olimpia, Pimpaccia e Papessa – La Repubblica
- Olimpia Maidalchini – Wikipedia italiano
- Olimpia Maidalchini – Wikipedia inglese
- Olimpia Pamphili: vita e pensiero di una delle protagoniste della Roma del XVII secolo – Studenti.it