Era il 27 novembre 1095 il giorno in cui, a Clermont, Urbano II propose un pellegrinaggio a Oriente, che verrà battezzato dalla storiografia “Crociata”, forse in riferimento ai pellegrini “cruce signati” che aderirono all’appello di Clermont e alle iniziative successive.
Nel discorso, di cui non ci sono pervenute testimonianze dirette, prima di animare gli spiriti dei fedeli, che avrebbero dovuto lasciare la loro terra e le loro proprietà per intraprendere un lunghissimo viaggio penitenziale, magari anche aiutando la Chiesa di Roma a riallacciare i rapporti coi quella d’Oriente, promettendo grandi ricchezze e la salvezza eterna, si spiegava con l’attacco musulmano ai danni dei cristiani di Costantinopoli il motivo che aveva portato all’appello. Ma c’era di più.
Il messaggio fondamentale doveva essere:
Andate lontano, lasciate in pace queste terre e portate la vostra sete di violenza altrove
L’appello di Urbano II al Concilio di Clermont:
Infatti, era proprio questo lo scopo del papa, portare la pace nelle terre cristiane indirizzando in quella terra ricca e prospera, la Terrasanta, e contro i musulmani la sete di sangue dei cavalieri occidentali.
Già al concilio di Melfi III, nel 1089, si iniziava a tastare il terreno in vista di un possibile intervento nelle terre musulmane. E fu forse durante il viaggio a Cremona, dove attendeva Corrado di Lorena per l’omaggio, che iniziò a pensare ai progetti futuri e a come allontanare la violenza dal mondo cristiano. I suoi viaggi furono sicuramente i terreni di coltura per quei progetti concretizzatisi, anche in modi inaspettati, nel prossimo futuro.
Sarà a Clermont che il programma del pontefice riceverà un plauso inaspettato. La violenza doveva essere deviata verso l’altro, il non cristiano che, oltretutto, attentava alle cristianissime porte della capitale d’oriente, colui che non faceva parte del progetto egemonico della Chiesa di Roma in Occidente e della costruzione di una forte, prospera e sicura società cristiana, la quale, con la presa di Costantinopoli, sarebbe stata assediata da questo esotico nemico. Non a caso durante il concilio venne proposta una Tregua di Dio e la protezione ecclesiastica ai beni di chi sarebbe partito.
I cristiani non potevano, o meglio non dovevano combattere tra di loro e mettere a rischio le proprietà delle istituzioni religiose e i beni dei pauperes. Clero e civili andavano tutelati e la Tregua di Dio poteva essere una parte della soluzione, ma non bastava. La violenza nelle provincie cristiane dilagava e la circolazione doveva essere abbastanza pericolosa. Molte notizie e testimonianze che lo portarono al Discorso le raccolse durante i suoi viaggi, nei quali poté parlare con vescovi e aristocratici.
Quelle di Urbano sono sicuramente state parole appassionate e il loro effetto, amplificato da tutte le figure che raccolsero il suo messaggio portandolo ai laici, è senz’altro indubbio. Proponeva un’altra via, prendendo atto del fatto che ormai un certo ordine si era stabilito nella società di quel tempo. C’erano delle tradizioni e una mentalità precise nel mondo laico, tuttavia non ben viste dal clero. Una via per l’onore e la Salvezza era stata aperta.
La pace era già stata stabilita nel 989 al concilio di Charroux dai vescovi di Aquitania e rinnovata l’anno seguente a Le Puy, poi nel concilio di Poitiers su proposta di Guglielmo V duca Aquitania, sostenitore della pacifica risoluzione dei conflitti. Verranno proposti dei giuramenti affinché l’aristocrazia militare smettesse di razziare le campagne e obbligare contadini e chierici a seguirli; verrà proibita la guerra in determinati giorni della settimana e durante le festività. Si chiederà ai laici di dissociarsi dai nemici della pace e combatterli.
Si fonderanno Leghe di Pace, composte da cavalieri difensori dei poveri e contadini armati, che in ogni caso non faranno altro che alimentare la spirale di violenza (essi potevano uccidere chi infrangeva la pace in quanto questi ultimi, come pena per aver versato sangue cristiano e quindi di Cristo, venivano puntualmente scomunicati e quindi non più ritenuti cristiani), che porterà a reazioni e vendette, quindi alla distruzione di castelli, villaggi e infine a massacri.
Francesco Hayez, Papa Urbano II sulla piazza di Clermont predica la prima crociata. Immagine di Fondazione Cariplo condivisa con licenza Creative Commons 3.0 via Wikipedia:
Questi milites potevano, in tal modo, combattere, acquisire ricchezza e prestigio e rinnovare l’alleanza con la potente Chiesa riformatrice; combattere per i “giusti” era una penitenza, un modo per ravvedersi e conquistare il diritto al perdono di Dio. Alla Tregua di Dio verrà affiancata la Pace di Dio, con la quale si intenderanno tutelare le proprietà dei deboli dagli abusi degli eserciti. Oltre a ciò, si istituirà il divieto di uccidere altri cristiani. Si stava già cercando di perseguire la via di una pace perlomeno parziale, o comunque di uno stato di guerra regolato. Tali tentativi si riveleranno, però, fallimentari.
L’aristocrazia era troppo bellicosa e irrispettosa dei divieti, oltre che non abbastanza spaventata dagli anatemi con cui i vescovi li minacciavano. Era una situazione incerta e vescovi e abati lo sapevano bene. Servivano alleati e protettori. C’era bisogno di ordine. Ed era in questo quadro che si inseriva la Chiesa riformatrice.
I contadini vivevano una vita povera, costellata di difficoltà. Oltre ai disastri naturali (carestie, alluvioni ed epidemie), questi non sempre godevano della protezione dei signori, ancor di più dove la Pace del Re era ormai stata abbandonata. Ogni minimo pretesto era buono per guerreggiare (rivalità, successioni, eredità, tradimenti e vendette, ribellioni, brama di ricchezza e potere, ricerca di nuove terre, contenziosi di varia natura riguardanti privilegi, confini, donne, fuggitivi o tributi); a ciò si aggiungano briganti e fuorilegge.
Si trovavano dunque esposti a saccheggi e devastazioni da parte dei soldati che passavano per i campi che questi poveri timorati di Dio lavoravano e i villaggi in cui abitavano, distruggendo mulini, saccheggiando granai, impadronendosi del bestiame, appiccando incendi e infierendo sulle persone. Neppure i monasteri e le chiese erano immuni alla ferocia degli armati. La promessa di nuove province ricche di bottino, dove migliorare ulteriormente la propria posizione sociale, doveva attrarre sovrani, principi e milites altrove, sulla scia delle spedizioni nella Spagna musulmana, mentre l’Occidente cristiano sarebbe stato ancor più sotto il controllo ecclesiastico.
Fonti e altre letture:
– Storia Medievale (Provero, Vallerani)
– Rapine, assedi, battaglie. La guerra nel medioevo (Settia)
– Le crociate in Terrasanta nel medioevo (Cardini)
– I crociati alla conquista della città santa. Epopea e storia della prima crociata (Runciman)
– Storia dei templari in otto oggetti (Cardini, Cerrini)
– Guerra ed eserciti nel medioevo (Grillo, Settia)
– La grande storia delle crociate (Richard)
– https://sourcebooks.fordham.edu/source/urban2-5vers.asp
– https://web.archive.org/web/20090227140805/http://www.emsf.rai.it/interviste/interviste.asp?d=515
– https://www.documentacatholicaomnia.eu/50_20_21-_De_Bello_Saracaeno.html
– http://visualiseur.bnf.fr/CadresFenetre?O=NUMM-94616&I=22&M=tdm
– http://www.rm.unina.it/didattica/strumenti/cardini/saggi/sez1/cap04.htm