Villa Heigelin: la Dimora scomparsa della massoneria Napoletana

Edificata nel 1760 tra Capodimonte e i colli Aminei, l’imponente villa Heigelin nacque con lo scopo di ospitare al suo interno gli esponenti più illustri della massoneria napoletana. Fu commissionata dal barone tedesco Christian von Heigelin, barone di Eyben, giunto a Napoli come ambasciatore di Danimarca presso la corte borbonica. L’anno successivo alla costruzione il barone fu iniziato alla massoneria nella loggia napoletana della “Rosa d’ordine Magno”, diretta dal principe Roberto de Sangro.

Von Heigelin richiese che la sua villa fosse caratterizzata da resti di mura romane, bassorilievi, statue, busti, iscrizioni e pitture di tipo pompeiano o egizio

Nel 1768 che Von Heigelin divenne Maestro d’alto grado della loggia “La Vittoria” guidata da don Francesco d’Aquino di Caramanico. Ogni dettaglio, sia all’esterno sia all’interno della villa, era studiato e curato con richiami alla simbologia massonica.

Il giardino, in stile inglese, aveva un labirinto all’interno del quale era presente una stanza sepolcrale, un teatro all’aperto, un campo da gioco e un rifugio per la meditazione. Von Heigelin organizzava con frequenza riunioni massoniche alle quali presero parte celebri personalità dal tempo tra cui il romanziere e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang Goethe, Diego Naselli D’Aragona, la Regina Carolina e con loro molti altri importanti adepti.

Sotto, dipinto raffigurante Napoli nell’800, durante l’epoca dei “Grand Tour” turistici dei nobili europei:

Pochi anni dopo la sua costruzione, nel 1775, il re Carlo III di Borbone ordinò di sciogliere la massoneria facendo, successivamente, condannare un gruppo di seguaci napoletani. Nonostante i rischi ai quali andò incontro, il barone di Von Heigelin continuò la sua propaganda massonica e, nel 1776, divenne neotemplare di stretta osservanza, e si batté con passione per la rinascita della massoneria napoletana.

Nel 1777 venne fondata la gran loggia che, in seguito, prese il nome di “Torre di Guardia” diretta da Von Heigelin e da Diego Naselli D’Aragona che, con il passare degli anni, era diventato Gran Maestro dei Templari italiani a Napoli.

Sotto, dipinto l’area nel ‘700:

La loggia rimase attiva fino al 23 novembre 1789, quando, la regina Maria Carolina, dopo gli accadimenti della Rivoluzione francese, ordinò di abbandonare ogni genere di attività che si svolgesse al suo interno.

Durante i primi anni dell’800 l’ordine massonico tornò al suo antico splendore e Villa Heigelin, conosciuta anche come “Villa dei Templari”, divenne sede di importanti e numerose riunioni giacobine: il barone Karl Eberhard von Wachter si impegnò a risvegliare la Torre di Guardia, avviando una vivace corrispondenza con i Templari veneti e la massoneria egizia di Cagliostro.

Oggi, a causa dei bombardamenti di cui rimase vittima durante la seconda guerra mondiale, di villa Heigelin non rimane più nulla se non leggende e appassionanti misteri

A tal proposito, sembra interessante riportare un racconto tradizionale secondo il quale Jacques de Maloy, l’ultimo Maestro dell’ordine dei Templari, prima di essere punito al rogo, ordinò che dalle macerie della massoneria nascesse una nuova organizzazione esoterica divisa tra: Napoli, Edimburgo, Parigi e Stoccolma. Secondo tale leggenda, il compito dei Templari napoletani sarebbe stato quello di proteggere le proprie credenze e nutrire la loro importanza allacciando rapporti con l’Oriente.

Tracce della Massoneria alla galleria Umberto I di Napoli

Costruita nel 1887, la Galleria Umberto I a Napoli racchiude al suo interno fitti misteri che rimandano all’ordine massonico presente nella città metropolitana. La galleria, in stile Liberty, fu inaugurata con gran successo nel 1890 e, di lì a poco, divenne punto di ritrovo per fini commerciali.

Sotto, l’ingresso della galleria, fotografia di Berthold Werner condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Al suo interno è presente il teatro Salone Margherita, uno dei più notevoli salotti letterari di Napoli che durante i primi del ‘900 ospitò personalità di spicco come  Matilde Serao, Gabriele D’Annunzio, Francesco Crispi e altri.

La facciata della struttura presenta un porticato architravato retto da colonne, di fronte ai quali ci troviamo di fronte ai primi elementi massonici Le colonne rappresentano uno dei capisaldi del pensiero massonico, ovvero il confine tra sacro e profano, tra il bene e il male ma anche il percorso di elevazione al divino compiuto da ogni adepto.

La colonna richiama alla forza, alla solidità e all’equilibrio

Sull’ingresso principale della galleria, posto in Via Verdi, troviamo raffigurati sulle colonne i quattro continenti: Europa, Asia, Africa e America. Altri particolari che rimandano all’ordine massonico sono alcune sculture, nelle nicchie laterali e sul frontone, che simboleggiano e hanno il compito di incoraggiare l’uomo al lavoro e al progresso in campo scientifico. L’interno della struttura ha un tema ricorrente: le quattro stagioni che indicano il corso della vita dell’uomo. Ogni stagione è guidata da tre segni zodiacali che ritroviamo nel pavimento mosaicato.

Sotto, l’interno della galleria, fotografia di IlSistemone condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Un altro dettaglio da non sottovalutare è sicuramente l’incrocio ortogonale dell’architettura che da origine a due strade, delimitate da palazzi, che creano la forma dell’ottagono.

L’ottagono nella tradizione massonica richiama alla resurrezione, alla vita eterna e, quindi, all’infinito

Sotto, la cupola della galleria, fotografia di IlSistemone condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Non a caso, all’interno della galleria, ricorre con frequenza il numero otto: sono otto i pennacchi della cupola sulla quale vi sono raffigurate otto figure femminili che supportano otto lampadari. La luce, proveniente da questi ultimi, è un ulteriore elemento sul quale soffermarsi, poiché secondo la tradizione massonica scaccia le ombre che imprigionano la verità.

Infine, ma non per importanza, si vede una Stella di David sul tamburo della cupola. E’ un simbolo antico, formato da due triangoli equilateri che suggeriscono l’equilibrio tra acqua e fuoco, cielo e terra.

Maria Teresa Trovato

22 anni, lettrice, appassionata di cinema, scrittrice di racconti noir, artista anticonformista. Amo l’arte in tutte le sue forme da quando ho emesso il mio primo vagito. Tra vent’anni mi vedo titolare di un caffè letterario, impegnata a viaggiare per il mondo e a nutrire la mia curiosità.