Nel corso dei secoli, gli storici si sono sempre domandati quale fosse la più antica popolazione umana ad aver dato vita ad una civilizzazione unitaria e continuativa. La risposta non era facile da trovare, perché tutti gli studi si basavano su speculazioni, in base alle quali era impossibile arrivare a una conclusione convincente.
Ormai da molto tempo esiste la convinzione che tutti gli esseri umani moderni abbiano cominciato a diffondersi nel pianeta partendo dall’Africa, durante l’ondata migratoria chiamata Ipotesi africana, avvenuta 150.000 anni fa. All’incirca 50.000 anni fa, un gruppo di questi primi esploratori arrivò in Australia, creando la più antica cultura sviluppatasi senza interruzione, quella degli aborigeni australiani.
Tre distinte ricerche, pubblicate lo scorso anno, suffragano questa ipotesi: uno studio genetico ha dimostrato, secondo la ricercatrice italiana Chiara Barbieri, del Max Planck Institute, “che gli antenati dei popoli australiani e della Nuova Guinea si sono ‘separati’ dai popoli asiatici ben 58000 anni fa, poco dopo il distacco dai popoli africani”.
Un disegno illustra l’Australia prima dell’arrivo degli europei
Fonte immagine: Wikipedia
Uno dei gruppi di ricerca impegnati nel progetto, ha sequenziato il genoma di 83 aborigeni australiani e di 25 papuani, portando a termine il più approfondito studio genetico della popolazione indigena mai compiuto finora. La ricerca ha dimostrato come gli aborigeni contemporanei siano i discendenti degli uomini che sbarcarono per primi in Australia, circa 50.000 anni fa, un ulteriore conferma all’ipotesi della grande ondata migratoria partita dall’Africa.
Arte rupestre aborigena – Parco Nazionale di Kakadu
Fonte immagine: Wikimedia Commons
Secondo i ricercatori, un grande numero di persone lasciò l’Africa 72.000 anni fa. Tra questi c’erano anche gli antenati di australiani e papuani. Circa 58.000 anni fa poi, una parte di questi migranti si staccò dagli altri e compì un’impresa epica: attraversò l’Oceano.
Prima dell’ultima glaciazione, Tasmania, Australia e Nuova Guinea costituivano un territorio unico, il continente Sahul. L’innalzamento del livello delle acque portò alla formazione della Tasmania, all’incirca 12 mila anni fa, e poi della Nuova Guinea e delle isola Aru, tra l’8.000 e il 6500 aC.
Il continente Sahul
Gli studi genetici effettuati sugli aborigeni, dimostrano il loro adattamento biologico, necessario alla sopravvivenza in condizioni climatiche particolari, come, ad esempio, quelle presenti nel deserto australiano. Il processo di adattamento è talmente lungo da essere considerato un’ulteriore conferma all’occupazione del continente, in un tempo così lontano, da parte di un gruppo appartenente ad un unico ceppo genetico che, durante i suoi spostamenti dall’Africa, si è incrociato con altri tipi di ominidi (come Neanderthaliani, Denisoviani e altri sconosciuti). La vastità del continente e le grandi differenze climatiche hanno poi portato ad una differenziazione genetica all’interno delle diverse tribù aborigene.
Arte rupestre aborigena sul Fiume Barnett
Fonte immagine: Wikimedia Commons
Il “Tempo del Sogno”, la narrazione mitologica della creazione secondo gli aborigeni, è tramandata dagli anziani con modalità ben precise, probabilmente da migliaia di anni. Anche se molti racconti sono andati persi dopo la colonizzazione, e altri sono sconosciuti perché mantenuti segreti, sappiamo che il mito narra di divinità che abitavano un mondo “indifferenziato”: furono loro, semplicemente camminando, sedendosi, danzando e andando a caccia, a formare il territorio con montagne, rocce e corsi d’acqua.
Forse, il nucleo centrale di questi “sogni” si sviluppò migliaia di anni fa, quando un gruppo di coraggiosi esploratori approdò sulle coste australiane.