Un viaggio tra Italia e Cina: la storia di Federica, mediatrice culturale e mamma

Prima di proporvi questa intervista è importante fare una premessa: Federica ed io desideriamo rendere pubblico il nostro lavoro attraverso questa intervista per un duplice motivo. Il primo è che crediamo che sia utile dare testimonianza di quella che siamo certe essere un’esperienza molto importante: il cambiamento. Il secondo è il desiderio di lasciare traccia e fornire idee e spunti utili da un punto di vista umano.

Abbiamo citato la parola cambiamento: nella vita di Federica (come in quella di ciascuno di noi del resto) il cambiamento è stato indispensabile per crescere ed evolvere.

Federica lo ha compreso molto bene quando si è trovata a essere lei stessa “cambiamento”. Il desiderio di lasciare traccia, invece, nasce dalla nostra collaborazione e dalla passione per la comunicazione,  le lingue, i viaggi e per un Metodo che ha determinato un cambiamento in primis per la sottoscritta ma, soprattutto, per l’amore verso il mondo dell’educazione e, in particolare verso una bimba… Ma ora vi lascio all’intervista… Buona lettura!

1-Come mai hai deciso di partire per la Cina?

Innanzitutto devo ammettere che la scelta di trasferirmi definitivamente in Cina non è avvenuta così all’improvviso, ma è stata una decisione presa dopo diverse esperienze di studio, lavoro e svago in questo paese dalle innumerevoli sfaccettature. Dopo essermi laureata, alla Laurea Magistrale in Lingue Moderne per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale mi sentivo pronta per iniziare un’esperienza “importante” e ho quindi deciso di cercare un lavoro, preparare i documenti e, nel marzo del 2019, fare le valige. La Cina mi stava aspettando e con essa migliaia di altre esperienze che di lì a qualche mese, mi avrebbero cambiato la vita.

2-Quando e in che modo è nata la passione per questo paese?

Ai tempi dell’università. Posso dire che la mia vita è iniziata a cambiare al momento dell’immatricolazione al Corso di Laurea Triennale in Mediazione Linguistica. Le lezioni di cinese frequentate con particolare interesse, la passione trasmessami dal mio professore, il viaggio studio al secondo anno mi hanno aperto un mondo fino ad allora sconosciuto. Nel 2014 dopo la laurea triennale, ho vinto una borsa di studio tramite l’Istituto Confucio dell’Università Statale di Milano e sono partita nuovamente per la Cina, questa volta per frequentare un corso di lingua della durata di un anno.

Tornata in Italia la mia passione per questo paese non è potuta che aumentare: lezioni in università, momenti di studio e svago con studenti cinesi, esperienze di lavoro come mediatrice linguistico-culturale e facilitatrice in alcune scuole di diverso ordine e grado della provincia di Varese mi hanno fatto capire che la Cina avrebbe avuto un ruolo importante nella mia vita.

3-Quali fattori ed esperienze hanno favorito questo tuo crescente interesse per il mondo della pedagogia? 

Innanzitutto conoscerti. La vicinanza di un’ esperta, professionale nel suo lavoro e sempre disponibile per qualsiasi tipo di chiarimento e supporto, mi ha fatto avvicinare sempre di più al mondo della pedagogia.

Secondariamente, in seguito alla nascita della mia bambina, Elena, ho sentito la necessità di “formarmi”, cercare di capire come poter seguire al meglio la piccola nel suo percorso di crescita.

4-Prima di partire per la Cina avresti immaginato di occuparti di educazione e pedagogia in questo modo? 

Direi proprio di no. È stato tutto un divenire, ma si sa, nella vita alcune cose non si possono proprio programmare.

5 – Racconta ai lettori di come ci siamo conosciute e come sei venuta a conoscenza del Metodo ACA? 

Il destino ha voluto che ci incontrassimo in uno dei miei progetti di mediazione e che in un certo senso iniziassimo un percorso insieme: frequentando alcuni dei tuoi corsi di formazione e  partecipando a diverse conferenze, oltre che seguendo la pagina Facebook dell’Associazione ACA Educazione in rete, ho conosciuto il Metodo ACA abbracciando fin da subito i suoi principi e mostrando particolare interesse per ciò che ai miei occhi sembrava nuovo e ancora da scoprire.

6-Se dovessi tornare indietro, cambieresti qualcosa nel tuo percorso? 

Probabilmente mi sarei affacciata prima al mondo della pedagogia, anche se non sono sicura che durante gli studi universitari avrei accolto questo “passaggio” così come lo sto affrontando ora. Mi spiego meglio. Ai tempi dell’università ero molto appassionata allo studio delle lingue straniere, alla mediazione linguistica, ai viaggi, ma non avrei mai pensato di trasferirmi definitivamente in Cina, soprattutto di avere una bambina e con essa la responsabilità di seguire il percorso educativo della piccola, compreso lo sviluppo del linguaggio. Il papà di Elena è cinese, e quindi fin da quando lei era nella mia pancia, noi genitori ci siamo preoccupati di come poterle “trasmettere” la nostra cultura, ma anche la lingua madre in modo efficace. Quello che sto vivendo ora non è altro che una serie di eventi e fattori a catena, buona parte di questi non programmati e che quindi hanno rimescolato nuovamente le carte.

La Federica dei tempi dell’università non è sicuramente la persona di adesso. Ora Federica è una mamma consapevole del fatto che Elena ha grandi possibilità linguistiche e culturali e desidero starle accanto ed accompagnare la mia bambina verso una crescita armonica come il Metodo mi ha insegnato.

7-Quali sono i tuoi progetti futuri?

Senza dubbio seguire la mia bambina al meglio, fornendole tutti gli strumenti di cui può aver bisogno nel suo percorso di crescita; mi piacerebbe inoltre continuare a formarmi.
Per il resto è ancora presto per dirlo, voglio concentrarmi sul presente, il qui e ora. Ciò che viene dopo lo costruiamo adesso, passo per passo, i famosi “piccoli passi possibili” di cui parli nei tuoi corsi e che esprimi nel Metodo.

8-Cosa ti ha spinto a creare questa rubrica?

Il continuo confronto con te, il susseguirsi dei progressi di Elena che ora ha diciotto mesi e il panorama che avevo davanti agli occhi hanno iniziato a mandarmi dei segnali importanti: era chiaro questo che  viaggio andava in qualche modo “registrato” e “testimoniato”, cogliendo gli aspetti positivi, quelli negativi, dubbi e perplessità che attanagliano ogni genitore. Nessuno è perfetto e quando si tratta di educazione, anche la persona più tranquilla, motivata, competente può avere un momento di sconforto. Attraverso questa rubrica voglio raccontare la mia esperienza e far capire a chi ci legge che con un po’ di pazienza e determinazione si possono fare grandi cose.

9-In che modo la nascita della piccola Elena ha cambiato la tua vita? Quando è nata in te la necessità di informarti, formati per seguire al meglio la tua bambina? 

Come ho detto prima, trovandomi in un paese straniero, per certi versi per me ancora poco conosciuto, ho capito che Elena aveva bisogno di me in tutti i sensi e io avevo bisogno di lei per arrivare dove sono oggi. Inizialmente il problema principale sembrava il dover trasmetterle, se così si può dire, la lingua e la cultura italiana, ma poi ho capito che essendo Elena ancora piccola, serviva qualcosa di più: degli input che potessero stimolare il suo sviluppo cognitivo. Attraverso l’osservazione, il gioco e l’esplorazione dell’ambiente circostante,  l’ho gradualmente esposta alla lingua italiana.

10-Quali passi hai compiuto per intraprendere questo percorso?

Innanzitutto, nell’autunno del 2020 ho frequentato il tuo corso di propedeutica riguardante l’insegnamento dell’inglese come L2 nei bambini della scuola dell’infanzia, successivamente nel febbraio dello scorso anno mi sono formata a Metodo ACA: inconsapevolmente quest’ultimo ha cambiato il mio modo di vedere e pensare le cose. Quando Elena ha iniziato a guardarsi intorno ed esplorare il mondo circostante, ho capito subito che il Metodo ACA poteva fare al caso nostro, così ho deciso di ispirarmi a esso per proporre alla bambina attività che potessero stimolare la sua curiosità attraverso l’utilizzo dei cinque sensi.

11-In che modo e quali strumenti hai utilizzato per seguire la piccola Elena?

Fin dalle prime settimane di vita abbiamo cercato di fornire alla bambina degli input che potessero favorire il suo sviluppo emotivo: le abbiamo presentato delle flashcards in bianco e nero, delle semplici carte con rappresentati animali, oggetti della vita quotidiana. Elena, nonostante la sua tenera età, si è dimostrata fin da subito interessata, perciò abbiamo assecondato le sue necessità proponendole dei libri di stoffa e successivamente i classici libri illustrati. Ogni giorno la bambina si trovava immersa in un ambiente fatto di immagini, ma anche oggetti che stimolavano la sua voglia di osservare e manipolare. Quando è diventata un po’ più grande, ho iniziato a proporle materiali naturali come  la frutta e le granaglie oppure quando uscivamo a fare una passeggiata le davo delle foglie e via via sempre più cose.

12-Se dovessi guardare al futuro, come ti immagineresti?

Come ho detto prima, voglio concentrarmi sul presente, il futuro è ancora lontano e, soprattutto in questo periodo, non è per niente facile e forse anche inutile fare programmi. Quando si pensa di essere arrivati a una conclusione, ecco che la vita rimescola ancora le carte, facendoci tornare al punto di partenza.

13-Solitamente quali tipo di attività proponi a Elena? Utilizzi materiali particolari?

Elena predilige le attività di travaso e manipolazione: adora giocare con dei piccoli contenitori e spostare il contenuto da una parte all’altra, così come osservarlo e manipolarlo. È un’attenta osservatrice, seppur abbia solo un anno e mezzo, presta particolare attenzione anche ai piccoli dettagli mostrando curiosità per ciò che non conosce.

Io utilizzo materiali naturali e di riciclo: dalla frutta fresca alla frutta secca, dalle foglie ai sassi, dalla carta alla stoffa. Si tratta comunque di cose che abbiamo in casa o che si trovano in natura, non serve comprare chissà qualche materiale, a volte anche solo una foglia può stimolare la curiosità dei più piccoli e diventare oggetto di numerose attività, così come il Metodo sottolinea.

14-Sulla base di cosa scegli queste attività? Ogni quanto le proponi? 

Premetto che non ho ricevuto alcuna formazione pedagogica, eccetto i corsi citati in precedenza, perciò seguo in un certo senso il mio istinto, ma soprattutto i segnali che mi fornisce la bambina: vedendola particolarmente interessata a manipolare gli oggetti, a metterli nelle scatole e a toglierli ho deciso di proporle le attività di travaso. Oppure, notando la sua voglia di arrampicarsi e di saltare ho creato per lei, qui a casa, un percorso motorio fatto di scatoloni, confezioni di plastica, cuscini e piccoli sgabelli. Abbiamo inoltre lavorato con le foglie, toccandole, definendo il loro colore e la loro grandezza. Ogni volta, quando usciamo all’aria aperta la faccio giocare con foglie, sassi, rametti, osserviamo i colori e le forme. Avendo giocato per molto tempo con le flashcards, Elena tende ad associare con molta facilità l’immagine all’oggetto. Per esempio: se io le faccio vedere una farfalla, lei inizia ad agitare le braccia, imitando il verso dell’animale; oppure, vedendo rappresentata l’impronta dei piedini, prende la carta e la mette sotto ai suoi piedi e così via.

Non c’è una periodicità con cui presento alla bambina le attività: se il tempo è bello, cerco di portarla fuori tutti i giorni e farla stare a contatto con la natura; se invece stiamo a casa dipende da cosa vuole fare la piccola, cerco nel limite del possibile di assecondare le sue volontà.

15-Vuoi dare qualche consiglio ai genitori che ci leggono?

Non essendo un’esperta in materia non mi sento di dare dei consigli specifici, se non quello di osservare i vostri bambini, cercare di capire quali siano le loro necessità, cosa amano fare e sulla base di questo proporgli qualche attività mirata. Come ho detto prima, non occorre comprare materiale costosi, tutto ciò che si ha in casa, se usato in un certo modo, può creare stupore e ammirazione.

16-Quali sono le tue sensazioni riguardo a questo percorso di crescita? Ti senti cambiata?

Beh, credo che qualche riga non basti per descrivere le emozioni che mi pervadono in questo periodo: sono focalizzata su mia figlia e devo ammettere che  mi sento cambiata e cresciuta. È proprio vero che i bambini possono imparare tanto da noi, e noi da loro. Ogni giorno scopro qualcosa di nuovo anch’io.

Sono entusiasta di questo cammino iniziato insieme, soddisfatta dei progressi della piccola, un pó spaventata per il futuro, ma allo stesso tempo determinata e con tanta voglia di mettermi in gioco.

17- Secondo te, parlando da mamma, quali sono gli elementi da tenere presente durante il percorso di crescita dei nostri figli? 

Per prima cosa è importante imparare a osservarli, ascoltarli, comunicare con loro, tutti principi ripresi dal Metodo ACA.

Dobbiamo capire che ognuno di loro è diverso e ha bisogni, passioni e carattere diversi dal fratello, dalla sorella, dai compagni di scuola… Ogni bambino è unico, irripetibile ed è fondamentale imparare a conoscerlo e avere cura di esso.

Oltre a questo, i bambini devono sentire la nostra presenza: devono avere qualcuno di cui potersi fidare e con cui lasciarsi andare. Insomma la relazione è indispensabile.

18-Secondo te, in che modo una rubrica che narra le tue esperienze  può aiutare i genitori che ci leggono?

Confrontandomi con te, ho capito che molti genitori a volte si trovano un pó spaesati, insicuri su come muoversi in un mare di informazioni che la rete ci offre senza darci delle linee guida precise. Una rubrica che sia in grado di illustrare un percorso come il mio, potrebbe  essere uno strumento di supporto e allo stesso tempo un incoraggiamento per motivare e far capire che a volte basta poco per cambiare il futuro dei nostri figli e di noi stessi.

Conclusioni

Questa intervista desidera essere un’introduzione nel mondo dell’educazione e dello sviluppo linguistico ma non solo… Lo scopo è quello di avere il privilegio, attraverso gli occhi di Federica e della piccola Elena, di scoprire e toccare con mano l’evoluzione, la crescita e lo sviluppo che un piccolo essere umano compie gradualmente ed inesorabilmente e di come, un preciso e puntuale  approccio educativo e pedagogico possa fare la differenza.


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