Ci sono favole che sembrano fatte apposta per essere lette. O essere scritte. Quella di Ulisse Bezzi è una di queste, e ci riporta in una realtà contadina che non esiste più, quella della Romagna degli anni ’50 e ’60. Il Bezzi (l’articolo determinativo prima del cognome in dialetto è obbligatorio) è un lavoratore agricolo come allora ce n’erano moltissimi, immerso nella nebbiosa campagna di San Pietro in Vincoli, un paese fra Ravenna e Forlì dove l’evento più importante è la tombola di fine anno al Bar Sport. Dove lavorare d’estate sotto il sole significa essere costantemente immersi nel sudore, e dove d’inverno la neve colora la sconfinata pianura di un bianco pallido illuminato soltanto dai pochi raggi di sole che riescono a vincere la perenne cortina di nuvole e nebbia. Ma la straordinarietà, a volte, nasce proprio dove gli eventi della vita si ricordano in base ai decenni, tanto sono rari.
Il Signor Bezzi ha una passione viscerale per la fotografia, in un periodo in cui per scattare delle foto bisognava comprare i rullini, e per vederle era necessario trasformare casa propria in un laboratorio di stampa. Le macchine fotografiche usate da Ulisse sono una Retinette Kodak 24X36 e una Rolleiflex 6X6, due pezzi che oggi affollano le bacheche degli appassionati di fotografia vintage. Alla fine delle lunghe giornate di lavoro o alla domenica passa parte del suo tempo ad immortalare quella realtà contadina in procinto di sparire, quei volti di persone che ormai non esistono più, quelle rughe di fatica che oggi si vedono (quasi) soltanto sulle facce dei braccianti emigrati in Italia alla ricerca di fortuna. Ulisse documentava la campagna ma anche il porto di Ravenna, e realizza anche splendidi ritratti di vita dei propri conoscenti.
Gli amici lo convincono a spedire le immagini ad importanti rassegne nazionali ed internazionali, come quella di San Paolo nel quale risulta vincitore. Ha una carriera fotografica di un certo livello, ma come la sua ce ne sono molte, le sue fotografie rischiavano di finire dimenticate fra gli oceani del tempo e delle immagini. Poi, qualche settimana fa, alla soglia della rispettabile età di 90 anni, arriva la chiamata di Keith De Lellis, uno dei galleristi più famosi di New York e del mondo. L’imprenditore invita il fotografo/contadino a New York, ma Ulisse declina, pensa forse ad uno scherzo. Allora, con pervicacia, De Lellis si reca personalmente a San Pietro in Vincoli ed esamina le centinaia di scatti realizzati da Bezzi, acquistandone alcuni per una mostra sulle fotografie vintage in corso nella sua galleria in Madison Avenue.
Adesso, raggiunta la vera celebrità, c’è solo da sperare che quelle fotografie, conservate accuratamente in casa, trovino la via per essere ammirate dagli appassionati di tutto il mondo…
Fonte: Huffington Post
Sotto, un documentario del 2006 di Alessio Fattori ed Enrico M. Belardi: