Per noi italiani pensare alle Isole Fiji, nel lontanissimo Oceano Pacifico, non può che far venire alla mente idilliache immagini di palme da cocco e spiagge incontaminate di sabbia bianca. La realtà, come spesso accade, è assai differente dalle cartoline pubblicitarie che promuovono costose vacanze esotiche, e la storia di Udre-Udre, il capo cannibale che mangiò (circa) 872 uomini, ci ricorda come anche nei paradisi terrestri l’uomo sappia essere spietato.
Sotto, il memoriale di Udre Udre a Rakiraki, vicino ai luoghi dove visse e regnò il capo Figiano:
Udre Udre visse circa all’inizio del XIX Secolo, quando negli Stati-Uniti iniziava il dramma dello sterminio dei Nativi Americani e in Europa si assisteva ai primi vagiti della civiltà tecnologica moderna. Le informazioni che ci arrivano di questo capo delle Fiji sono di Richard Lyth, un reverendo evangelizzatore che conobbe un figlio di Udre, Ravatu, che gli narrò la storia di suo padre.
Questo il racconto di Lyth, conservato al museo delle Fiji:
“Ravatu, uno dei figli del principe dei cannibali, mi ha portato fuori della città per circa un miglio, e mi ha mostrato le pietre che commemoravano il numero di essere umani mangiati da suo padre da quando la sua famiglia aveva cominciato a crescere. Anche coloro che erano stati mangiati in gioventù erano stati contati, e la serie comprendeva una lunghissima linea di pietre posizionate l’una accanto all’altra”.
Il memoriale di Lyth cita che un anziano della tribù lo accompagnò a contare le pietre.
“Erano 872. L’anziano affermò che i vuoti fra le pietre, segno di rimozione, dovevano contarsi anch’essi, e che avrebbero portato il numero a circa 900 persone. Le vittime, secondo Ravatu, erano esclusivamente nemici morti in guerra. Udre Udre mangiava tutto il corpo, non lasciando a nessuno la possibilità di rubargli parti delle sue “pietanze”.
Il cibo veniva conservato e ri-cucinato più volte, in modo da durare diverso tempo. Oltre agli esseri umani, Udre mangiava anche Tartarughe e Maiali che condivideva, soltanto alla seconda cottura, con amici e figli. Ma non la carne umana. Quella, era il privilegio del capo”.
Storicamente ci sono diverse testimonianze che attestano di come i Figiani mantenessero memoria dei propri pranzi cannibali mediante l’utilizzo di pietre. Cannibal Tom, quello che si ritiene essere “l’ultimo cannibale delle Fiji”, è stato immortalato circa a fine ‘800, e il caso del reverendo Thomas Baker, che venne mangiato nel 1867, è emblematico per spiegare una pratica che, in questo “paradiso terrestre”, era assolutamente comune.
Sotto, il Templio dei Cannibali a Bau, in una fotografia del 1911:
Udre Udre non fu altro che un capo Figiano, assai vittorioso in battaglia, che praticò usanze assolutamente comuni fra le popolazioni di quelle isole del Pacifico. Ovviamente qualunque giudizio morale sull’enorme numero di vittime di Udre sarebbe sbagliato, ma certamente si può osservare che, fra tutti i capi cannibali delle Fiji, egli sia stato quello che ebbe un particolare gusto per la carne umana. Il figlio di Udre mostrò al reverendo il numero delle vittime del padre sapendo che, implicitamente, questo significava che il genitore era stato un valoroso e vincente capo di guerra.
Della morte di Udre Udre non v’è conoscenza storica, probabilmente perché considerata irrilevante da registrare, mentre diverse tribù, fra le quali quelle rivali, tramandarono oralmente che il numero di uomini mangiati da Udre fu di 999 persone. Il Guinnes dei Primati, ad ogni modo, registra il valore riportato dal Reverendo, 872 persone.