E’ trascorso circa un secolo, e molta strada è stata fatta, da quando il controllo delle nascite e anche l’induzione all’aborto venivano praticate negli Stati Uniti con un prodotto che oggi si usa per disinfettare e igienizzare gli ambienti, sia domestici sia ospedalieri:
Il Lysol o lisolo
Il Lisolo, che nella formulazione iniziale conteneva cresolo (i suoi effetti sulla salute: irritazione, bruciore per la pelle, gli occhi, la bocca e la gola; dolore addominale e vomito; danni per cuore, fegato e reni; coma e morte), fu usato per contenere prima un’epidemia di colera in Germania, alla fine dell’800, e poi la pandemia di influenza spagnola, nel 1918.
Forse a corto di epidemie da combattere, alla fine degli anni ’20 del ‘900, la ditta produttrice iniziò la commercializzazione del Lysol (che continuava a contenere cresolo) come prodotto per l’igiene intima femminile: una soluzione diluita poteva essere usata per il lavaggio vaginale, al fine di contrastare sia le infezioni sia i cattivi odori, e per garantire una felice e duratura vita coniugale.
Ma sotto sotto, il messaggio pubblicitario sottintendeva ben altro… Consigliarlo come prodotto per “Igiene intima femminile” era un eufemismo per sottintendere la capacità contraccettiva (e in casi estremi, abortiva) del prodotto.
All’epoca i contraccettivi erano illegali (negli Stati Uniti lo sono stati fino al 1965 per le coppie sposate e al 1972 per i single), e la subdola campagna pubblicitaria del Lysol lo trasformò nel metodo di controllo delle nascite più usato durante gli anni della Grande Depressione, e ancora fino agli ’50.
Certo, il Lysol poteva fare le funzioni di uno spermicida, ma al tempo stesso corrodeva i tessuti interni della donna che praticava le docce vaginali. Nelle prime pubblicità erano addirittura citate le testimonianze di importanti dottori europei, poi risultati inesistenti, favorevoli all’uso del Lysol.
Lo storico Andrea Tone, autore di un libro sulla storia della contraccezione negli Stati Uniti, scrive: “La frode della doccia intima di Lysol è stata un sottoprodotto dell’illegalità. Poiché il controllo delle nascite non poteva essere pubblicizzato apertamente, i produttori avrebbero usato un eufemismo per riferirsi al controllo delle nascite. Hanno approfittato delle speranze dei consumatori.”
Ma come si poteva pubblicizzare come sicuro e delicato quello che, in quegli stessi anni, era il prodotto più usato per suicidarsi?
Misteri del marketing.
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