Trionfo del Kitsch: il Castello delle Fiabe e la Torre Eiffel di Filiatra in Grecia

Se si percorre la via che da Olimpia porta a Pylos, nella regione della Messenia, a un certo punto ci si imbatte in una Torre Eiffel… in miniatura. Chi si avventura in queste terre della Grecia rimane spesso un po’ spaesato. La struttura non è un semplice giocattolo, è alta 26 metri, nulla a che vedere con i 300 della torre originaria, ma la forma è identica.

Cosa ci fa la replica della torre Eiffel nell’altrimenti dimenticabilissimo paesino di Filiatra?

Tento di farla breve senza dilungarmi. Durante il ‘900 la Grecia fu martoriata da almeno due grandi conflitti civili, che si aggiunsero alla devastazione dell’occupazione nazifascista della Seconda Guerra Mondiale. La guerra del 1943-1949, Eμφύλιος [Πόλεμος] – Guerra Civile, fu combattuta fra una fazione filo statunitense e una filo comunista, sostenute rispettivamente dall’Occidente e dall’Unione Sovietica (e anche dalla Jugoslavia di Tito). Vinse la fazione filo-occidentale e i comunisti vennero dispersi, ma pochi anni dopo, dal ’67 al ’74, ci fu la terribile dittatura dei colonnelli, che contribuì a lasciare il paese in uno stato di forte arretratezza economica.

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Guerre e situazione finanziaria lasciarono poca scelta a chi desiderava un tenore di vita migliore dei propri genitori, oppure anche solo simile: la soluzione era emigrare. Come i tanti italiani che fra otto e novecento raggiunsero le Americhe, anche i Greci si imbarcarono con le valige di cartone sui battelli che attraversavano l’Atlantico. Il periodo del forte esodo greco fu tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e la fine della dittatura dei Colonnelli.

Harry Fournarakis

Fra i Greci che si imbarcano su quelle navi ce n’era anche uno che di cognome si chiamava Fournarakis, il quale ha un figlio di nome Harry. Oppure Harry nasce in Grecia e poi emigrarono tutti in America, qui la leggenda si intreccia al racconto popolare e vai tu a fidarti degli anziani al cafenio che ricordano fatti di 100 anni fa. Sia come sia, il ragazzo studiò, si laureò e divenne un importante chirurgo statunitense, facendo fortuna. Harry però era legato alla terra natia, quel piccolo paesino di Filiatra che al confronto con gli Stati Uniti sembrava uscito da un racconto ottocentesco, ma che egli evidentemente amava particolarmente. Sì i paesini qui sono così, arretrati ma romantici nel loro essere fuori dal tempo.

Insomma Harry decide di far qualcosa per Filiatra, e pensa di donare alla comunità tre monumenti. Il primo è questa Torre Eiffel in miniatura, costruita negli anni ’60 e ancor oggi perfettamente conservata.

Il Castello delle Fiabe

La seconda struttura è, a mio parere, molto più assurda della prima. Si tratta di un castello delle fiabe con rimandi pacchiani e kitsch a leggende che nulla hanno a che vedere le une con le altre. C’è un cavallo di Troia, purtroppo vandalizzato da pochissimo, una statua di Poseidone e una di Atena, torri di castelli medievali, una scena che mostra una giostra di cavalieri, la data dell’indipendenza greca in un grande pannello celebrativo, e molti altri riferimenti a vicende sconnesse fra loro.

Il castello sarebbe dovuto diventare un’attrazione per gli abitanti del posto e per i primi turisti che iniziavano a popolare la Grecia negli anni ’60, ma la realtà fu diversa dal sogno di Fournarakis. Il castello delle fiabe divenne un simbolo Kitsch, un monumento (se così lo possiamo definire) di cui vergognarsi in paese più che da far vedere ai turisti, e finì abbandonato. Oggi è soltanto meta di urbex di tutto il mondo che vengono a fare qualche video dentro e fuori, e che forse non conoscono la storia di Fournarakis, un americano che amava la Grecia. Un elino-americanò – greco-americano, che come tanti altri emigrati ellenici arrivati negli Stati Uniti, in Canada o in Australia tenevano sempre “l’elladizza stin Cardia – la piccola Grecia nel cuore”.

Fuori dal castello una targa spiega gli intenti del dottore:

“Questo castello è stato costruito e donato dal dottor Mpampi Ioannou Fournaraki
– Harry Fournie – per ricordare a tutti noi così con la sua “immagine” le favole che ci raccontava dolcemente la nostra nonna”.

Grazie alla targa scopriamo il nome originario del dottore, che era Χαράλαμπος o Ευλάμπιος (Karalabos o Eulabios in italiano), di cui si fa il diminutivo in “Mpampi”, e il cognome era Fournarakis (in Greco ci va sempre la “s” finale nei cognomi maschili). Nome e cognome vennero cambiati in Harry Fournie, il medico che donò al paese il castello per ricordare le favole che raccontava la sua nonna.

Non so se il dottore immaginasse quanto poco la sua idea sarebbe stata apprezzata dalla gente del posto, un’idea che gli costò una cifra importante viste le dimensioni del castello. Ma oggi è tutto ancora qui, sulle rive del Mar Ionio di fronte all’Italia, con i vasi e le torri, col cavallo di Troia e le statue, a ricordarci i sogni di bambino di quel dottore che ascoltava le favole della nonna.

A dir la verità ci racconta un po’ di più questo castello. Ci racconta anche la storia di emigrazione in un paese lontano, della nostalgia per la propria terra e del desiderio di condivisione delle proprie fortune di chi ce l’ha fatta. Un sentimento che qui in Grecia è molto diffuso fra i tanti emigrati, così ne ho incontrati parecchi.

Forse Fournarakis poteva trovare un modo più efficiente di impiegare il suo denaro che non costruire la replica di una Torre Eiffel e di un Castello bislacco, ma questo è stato il suo, e merita comunque un certo rispetto. Ah dimenticavo, il dottore costruì un terzo monumento a Filiatra per la popolazione, ma questo è più apprezzato e meno “strano”, un mappamondo di dimensioni gigantesche.

Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...