Quando si parla di epoca vittoriana, la mente corre ad immagini di persone paludate in lunghi abiti che coprono interamente il corpo. Tuttavia ci sono alcuni aspetti poco conosciuti di quel periodo che appaiono quasi sorprendenti, come ad esempio l’amore per tatuaggi grandi ed elaborati, che coprono quasi interamente il petto, le braccia o la schiena.
Molte fotografie testimoniano il lavoro di colui che viene considerato uno dei primi artisti del tatuaggio. Il suo nome era Sutherland Macdonald.
Dopo il primo viaggio nell’Oceano Pacifico dell’esploratore britannico James Cook (1728-1779), durante il quale i membri del suo equipaggio conobbero la tradizionale arte di decorarsi il corpo, la moda dei tatuaggi cominciò gradatamente a diffondersi anche nella società britannica, diventando sempre più popolare nel corso degli anni.
Pare che Macdonald abbia iniziato a realizzare i suoi primi tatuaggi nel 1880, mentre prestava servizio nell’esercito britannico. Già esperto di pittura, l’artista si trovò a proprio agio con gli aghi tanto quanto lo era con i pennelli.
Dopo aver lasciato l’esercito si dedicò a questa attività, anche se in realtà in Inghilterra non esisteva una categoria professionale che comprendesse l’arte del tatuaggio, tanto che ne fu creata una apposita, quella del tattooist (tatuatore), una crasi tra le parole tatuaggio e artista, nella lingua inglese.
Macdonald fu dunque il primo tatuatore professionista: nel 1889 aprì un negozio che per quattro anni rimase l’unico punto di riferimento per gli appassionati del genere. Secondo Matt Lodder, docente dell’Università dell’Essex, “non ci sono prove di un altro studio professionale in Gran Bretagna, al momento, che lavorasse con clienti paganti”.
All’inizio MacDonald lavorava con utensili manuali, ma dal 1894 utilizzò un macchinario elettrico da lui stesso inventato e brevettato, anche se “per le ombreggiature e i lavori difficili usava ancora strumenti giapponesi dai manici d’avorio”, come scrisse un giornalista dell’epoca.
Il negozio londinese di Macdonald si trovava al 76 di Jermyn Street, dove riceveva nobili, aristocratici e celebrità dell’epoca: tra i suoi clienti ci furono alcuni dei figli della regina Vittoria, così come i re di Norvegia e Danimarca.
I tatuaggi divennero sempre più popolari tra l’élite europea, dopo che il re inglese Edoardo VII, e suo figlio, tornarono da Gerusalemme e dal Giappone con il corpo dipinto.
Il contributo di Macdonald all’arte del tatuaggio va ben oltre la sua fama: oltre al brevetto della macchina da lui inventata, pare che sia stato il primo ad usare il colore verde e blu.
Pioniere di questa straordinaria forma d’arte, e tatuatore storico, Macdonald ha il merito di aver dato vita ad una nuova professione, il cui sviluppo, forse, nemmeno lui poteva prevedere.