Era il 2014 quando Donato Di Camillo, newyorkese di Brooklyn, finalmente ricominciò a vagare per la città che conosceva e amava, con al seguito una macchina fotografica. Probabilmente l’aria della città, a volte pesante a volte leggera come una brezza primaverile, gli deve esser sembrata particolarmente eccitante, dopo otto anni trascorsi in carcere.
Bloccato dietro le sbarre, Di Camillo scoprì la passione per la fotografia tramite riviste come National Geographic, Time o lo Smithsonian, affascinato dalla bellezza del mondo “fuori”, oltre la portata della sua libertà.
Il tempo trascorso in carcere però è stato più che mai utile. In un’intervista all’Huffington Post, Di Camillo afferma: “Il tempo mi ha permesso di conoscere il mondo fuori della mia mente. Lessi molto riguardo la psicologia e il comportamento umano, e mi resi conto che avevo già acquisito la maggior parte di queste conoscenza inconsapevolmente per le strade. Questi strumenti mi hanno insegnato a navigare le diverse caratteristiche della personalità, un’esperienza utile quando si effettuano dei ritratti“.
La storia del fotografo è quella di un ragazzo cresciuto per la strada, che ha cominciato con il crimine in giovane età. Il primo arresto lo subì a 12 anni in seguito ad un furto, e poi nel 2006 fu mandato in prigione a per una serie di reati commessi insieme alla famiglia criminale Colombo.
Ha trascorso 5 anni al Petersburg, in Virginia, e poi è stato mandato ai domiciliari. Durante questo lungo periodo di semi-libertà, ha messo in pratica le conoscenze teoriche e pratiche apprese in carcere, imparando le tecniche fotografiche mediante tutorial e video di Youtube.
Iniziando dalla fotografia naturalistica, Di Camillo ha trovato la sua vera vocazione nella fotografia di strada. Seguendo le orme di William Klein, Diane Arbus o di Bruce Gilden, le sue immagini sono attimi rubati all’eterno fluire della vita di New York.
“Fotografo persone che non solo sono emarginati, ma sono in realtà invisibili, perché la gente “normale” non vuole vederli. Mi avvicino alle persone perché cerco di avvicinarmi alla loro anima“.
Le sue foto sono, generalmente, un pugno negli occhi dello spettatore. Ognuna delle immagini, con i colori saturi, lo stile barocco e i soggetti “diversi”, rappresenta un piccolo capolavoro di realtà. La vita, le sue forme e le sue particolarità, si esprime in modo aggressivo e vivace mediante le immagini. Che non potete evitare di vedere. E amare.