Steve Sasson era ingegnere alla Kodak dal 1973, e gli fu affidato il compito di capire se un “Charged Coupled Device” (C.C.D.) avesse un qualche tipo di applicazione pratica. Due anni più tardi realizzò un’invenzione che avrebbe potuto cambiare la storia:
La macchina fotografica digitale
Solo che la storia non cambiò grazie a Kodak, e relativamente poco grazie a Steve Sasson.
La macchina pesava 3,6 chilogrammi e aveva una risoluzione di “soli” 0,01 megapixel. L’immagine di 100X100 pixel veniva scattata in 50 millisecondi, registrata su una cassetta durante un periodo di tempo di 23 secondi, per poi essere visualizzata su schermo mediante un registratore che impiegava 30 secondi per elaborare i dati.
Era il 1975, e Steve Jobs e Steve Wozniak dovevano ancora inventare l’Apple I, ma c’era già chi aveva pensato ad un’applicazione semplicemente eccezionale (per i tempi) con cui sfruttare le loro macchine. Sasson dimostrò la propria invenzione a tutti i livelli di Kodak, dal marketing ai capi dello sviluppo, dai manager ai loro capi. Tutti rimasero poco impressionati dal progetto. Ma l’obiezione fu drammatica:
A chi potrebbe interessare vedere le fotografie in TV, con una qualità così scarsa?
Sasson ovviamente specificò che, con ingenti investimenti e con un po’ di tempo, la qualità delle immagini sarebbe drasticamente migliorata, il processo di visualizzazione sarebbe diventato molto più veloce e il mercato avrebbe certamente apprezzato l’idea.
I vertici della Kodak furono decisamente contrariati dall’invenzione, sopratutto a causa del fatto che questa non faceva in nessun modo uso dei rullini analogici. La Eastman-Kodak era l’azienda più grande al mondo che produceva pellicole, con 145.000 dipendenti e 16 miliardi di dollari di fatturato.
Tutto il suo business si basava sul rullino
Qualunque fotografia negli Stati Uniti veniva scattata su pellicola Kodak, e in tutto il mondo la stragrande maggioranza dei rullini venduti erano, appunto, Kodak.
Quando i dirigenti Kodak chiesero quando sarebbe diventata competitiva la tecnologia della fotografia digitale, Sasson rispose utilizzando i principi della Legge di Moore, che recita:
La complessità di un microcircuito, misurata ad esempio tramite il numero di transistori per chip, raddoppia ogni 18 mesi
Egli prospettò un periodo di tempo che poteva andare dai 15 ai 20 anni di tempo per avere un prodotto finito assolutamente competitivo e superiore alle tecnologie analogiche. Le sue parole, per commentare la situazione, sono:
“Quando si parla ad un gruppo di dirigenza di un progetto competitivo fra 18 o 20 anni, quando nessuna di quelle persone sarà ancora in azienda, non si ottiene molto entusiasmo. Mi permisero però di continuare a lavorare sulle macchine fotografiche digitali, la compressione delle immagini e sulle schede di memoria“.
Per dare il metro di quanto affermato da Sasson è sufficiente pensare che Walter A. Fallon, amministratore delegato dell’azienda che visionò certamente il prototipo, rimase in carica dal 1972 al 1983, 11 lunghi anni, durante i quali la fotografia non sarebbe cambiata, sostanzialmente, di una virgola…
Sotto, il giovanissimo Steve Sasson nel 1973:
La prima fotocamera digitale fu brevettata nel 1978. Fu chiamata “Fotocamera elettronica”, e fu imposto al signor Sasson di non parlarne pubblicamente e di non mostrare il prototipo a nessuno all’infuori di Kodak.
Sotto, il brevetto per la Fotocamera Elettronica di Sasson:
L’invenzione non finì nel dimenticatoio, Sasson continuò a lavorarci, ma l’azienda non investì quanto dovuto in una tecnologia che pochi anni dopo avrebbe rivoluzionato il mondo. Nel 1989 l’ingegnere e Robert Hills avrebbero presentato la prima DSLR, simile a quella che oggi vediamo in tanti negozi di elettronica. La prima reflex digitale utilizzava una memory card e operava la compressione delle immagini. Il brevetto per quella macchina, e non la sua vendita, fruttò a Kodak miliardi di dollari, miliardi che però non salvarono l’azienda dalla bancarotta.
La prima Reflex Digitale di Sasson-Hills:
Già nel 1981 infatti Sony presentava la prima fotocamera digitale, la Sony Mavica, che registrava le fotografie su un floppy disk. Erano passati ben 6 anni dal primo, grezzo, prototipo di Sasson, un tempo sicuramente sufficiente a Kodak per realizzare un prodotto finito partendo da quella, geniale, intuizione iniziale.
Sotto: la prima Sony Mavica del 1981:
Qualche anno più tardi, nel 1988, la Fuji presentò la DS-1P, la prima fotocamera interamente digitale:
Il lavoro di Sasson non fu del tutto inutile, anzi. Sui suoi schemi si basa molta della tecnologia che portò alla creazione delle prime fotocamere digitali, e i suoi brevetti consentirono a Kodak di guadagnare miliardi di dollari. L’azienda perse però l’occasione di commercializzare la prima fotocamera digitale, e in seguito la prima reflex digitale, anch’essa accantonata.
Come sappiamo, il tempo dette ragione a Sasson, ma i vertici di Kodak dell’epoca, eravamo a metà degli anni ’70, probabilmente erano poco interessati ad una tecnologia tanto avveniristica. Nel 2012 la Eastman Kodak dichiarò fallimento, schiacciata dal ritardo accumulato sullo sviluppo della tecnologia digitale.