Slab City: la comunità Californiana che vive fuori dalla Civiltà

Il regista Emanuele Mengotti, era in cerca di una storia da raccontare per poter realizzare la sua opera prima. Nell’Inverno del 2017, durante un viaggio nel deserto Californiano, si ferma in una piccola comunità che vive in una zona inospitale con un paesaggio che sembra uscito da un film post apocalittico.

Lì scopre Slab City, dove conosce di persona gli abitanti e capisce che questo sarà il soggetto per il suo primo film. Con il direttore della fotografia Marco Tomaselli decide di recarsi a Slab City, inizialmente per studiare la comunità ed entrare a far parte di essa e poi per iniziare a girare. L’obiettivo principale era quello di realizzare il documentario con il minimo indispensabile per creare una relazione più intima con gli abitanti della comunità.

Slab City

Slab City è un insieme di camper, roulotte, tende ed edifici senza fondamenta, costruite nel deserto californiano ai confini con una base militare dove vengono testati ordigni esplosivi.

A Slab City si vive senza acqua corrente, senza elettricità ma soprattutto senza legge

Le strade sono sterrate e la popolazione (gli “Slabber”) oscilla tra le 400 persone nel periodo estivo e le 4.000 in quello invernale. Gli Slabber sono giovani e anziani, hippy e neo-nazisti, fuorilegge e artisti. Tutti accomunati dalla voglia di essere liberi e di non dover rispondere alle regole della società americana.

Tutto ciò che sta al di fuori di Slab City per loro è “Babylonia”

Il documentario West of Babylonia segue le vite di alcuni Slabber come Smiley, un bambino di 9 anni che, nonostante la situazione estrema, cerca di condurre una vita normale. Oppure Tom e Liz, una coppia di neo-nazisti che vivono all’interno di un’ex cisterna, facendo uso di sostanze stupefacenti e collezionando armi di ogni genere. Ciò che per l’osservatore è straordinario, è in realtà la quotidianità della vita a Slab City, che verrà raccontata anche grazie a situazioni che avranno come co-protagonisti gli altri residenti di questo posto.

Parte delle riprese sono state realizzate durante il Prom, il tradizionale ballo scolastico di fine anno, che ritualisticamente sancisce l’ingresso degli adolescenti americani nella società adulta. A Slab City però non sono soltanto i più giovani ma tutti i membri della comunità partecipano al Prom, e attraverso questo momento cercano una seconda chance di riscatto nella vita. Questo evento si festeggia in un periodo molto significativo: la fine del mite inverno e l’inizio dell’estate mortale, durante la quale molti membri della comunità sono costretti a lasciare questo luogo o rischiano la morte a causa delle condizioni climatiche e ambientali proibitive.

Nel corso del periodo di riprese sia il regista sia il direttore della produzione dividevano la giornata con i protagonisti di Slab City, e filmavano i momenti più significativi. Per poter restituire in un modo il più verosimile possibile questa esperienza per lunghi periodi i due filmaker hanno vissuto a Slab City, dormendo, mangiando, festeggiando e condividendo la vita con gli Slabber.

Questo aspetto ha indubbiamente arricchito l’esperienza, ma ha reso molto più difficile mantenere un livello minimo di sicurezza durante la produzione. Il caldo insopportabile del deserto, le condizioni igieniche inesistenti ed il venire a contatto in alcuni casi con alcune persone pericolose sotto uso di stupefacenti (perdipiù armate) ha messo a volte a rischio la buona riuscita del progetto.

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Durante la 76 Mostra del Cinema di Venezia, sarà possibile visitare in anteprima un’esposizione dei frame del documentario presso il ristorante la Pagoda al Lido di Venezia (davanti all’ ex hotel Des Bains).

I riferimenti per il documentario sono: Sito ufficiale, Pagina Facebook, Instagram.

Sotto, il Teaser trailer del documentario:

Poster ufficiale realizzato da Davide Santoli (Domani Studio)

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Slab City è al confine con una base militare americana, dove vengono testati ordigni.
Tom e Liz sono una coppia di neo nazisti che vive all’interno di una cisterna abbandonata, arredata con oggetti trovati nel deserto e con armi vintage e moderne. Tom è malato di cancro e la moglie Liz si prende cura di lui.

L’ Eggshot è una tradizione pasquale tipica di Slab City. In tutta l’America, i bambini trascorrono il giorno di Pasqua a cercare le uova lasciate dal coniglio. A Slab City bambini ed adulti si divertono a sparare alle uova.

Bryan è uno dei pochi ad essere nato e cresciuto a Slab City, e per questo si sente in dovere di mantenere intatta la memoria storica del posto. Il suo campo porta il nome di Camp Dunlap, primo insediamento militare della zona, utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale

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Salvation mountain è stata creata da Leonard Knight. È una montagna colorata artificiale, sulla quale Leonard ha voluto scrivere messaggi di pace e amore tratti dalla Bibbia. Dopo la morte di Leonard, la montagna è diventata un monumento.  Ron se ne prende cura.

Il Prom è un evento molto sentito nella comunità. Si festeggia in un periodo molto significativo: la fine del mite inverno e l’inizio dell’estate mortale, durante la quale molti membri della comunità sono costretti a lasciare questo luogo, per non rischiare la vita a causa delle condizioni climatiche.

East Jesus è una comunità di artisti indipendenti ed anarchici, che vivono e creano in uno spazio comune. Gli artisti di East Jesus sono gli unici che possiedono legalmente il terreno che occupano.

Matthew è conosciuto con il soprannome di “Driftwood” (legno portato dalla corrente) è un poeta e performer che viaggia il mondo. A Slab City ha trovato la sua identità nella comunità di artisti di East Jesus.

Everett è nato e cresciuto in Arizona, ma ormai da anni vive nel fuoristrada della madre. Non frequenta la scuola e di comune accordo con  lei non può avere giocattoli, perché non c’è spazio nella macchina.

Smiley  è arrivato a Slab City la vigilia di Natale di qualche anno fa. Si è adattato ed è conosciuto da tutta la comunità. Il suo sogno era di aprire un piccolo negozio all’interno di Slab City. I servizi sociali hanno portato via Smiley  la scorsa primavera.

Articolo scritto da Emanuele Mengotti, editato da Matteo Rubboli.


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