Il 10 Luglio 1942, a Detroit, in Michigan, un uomo e una donna di origine nativo-americana diventarono genitori del loro sesto figlio, motivo per cui lo chiamano Sixto, all’anagrafe Sixto Diaz Rodriguez. Per vivere Sixto lavora come operaio nell’industria automobilistica (come anche suo padre), e frequenta i corsi serali dove si laurea in filosofia alla Wayne State University di Detroit, lo stesso ateneo che gli concederà, nel 2013, una laurea Honoris Causa per “il suo genio e l’impegno per la giustizia sociale nel campo musicale”.
La sua più grande passione è la musica, e nel tempo libero si dedica all’attività di cantautore con testi prevalentemente inerenti le tematiche collettive, che scavano nella condizione sociale della classe proletaria del proprio paese. Nel 1967 Sixto pubblica “I’ll Slip Away” il suo primo singolo, un totale insuccesso, che lo porta a rimanere artisticamente inattivo per oltre tre anni, fino a quando, per un caso fortuito, in un locale della periferia di Detroit dove si esibiva nel post-lavoro, viene avvicinato dal produttore della Buddah Records, tale Mike Theodore, con cui firma un contratto e si rimette al lavoro.
Tra il 1970 e il 1971 pubblica due album che risulteranno essere, per le vendite negli States, l’ennesimo flop: “Cold Fact” e “Coming from Reality”.
A causa di questa difficoltà nelle vendite, la casa discografica rescinde il contratto proprio mentre Sixto sta registrando il terzo album, che non vedrà quindi mai la luce. Inizia per lui una nuova vita come operaio nei cantieri edili e, nel 1970, a un’asta giudiziaria acquista un’abitazione abbandonata nel sobborgo di Woodbridge.
Verso la metà degli anni settanta, in Australia e in Nuova Zelanda, grazie ad alcune radio locali, la musica di Sixto Rodriguez inizia a diventare nota, e l’etichetta discografica australiana “Blue goose music” acquista, non si capisce bene da chi, i diritti delle canzoni del cantautore americano, pubblicando una raccolta dei suoi migliori brani che ottiene un inaspettato boom di vendite. Il cantautore effettua quindi un Tour di sei date nel paese Australiano, e poi torna a Detroit.
Sixto nel mentre fa sempre l’operaio, diventa un attivista del sindacato e oltre a sporadici tour dal vivo in locali di periferia non fa altro. Nel 1981 e nel 1991 si candida a Sindaco per la città di Detroit, perdendo le elezioni.
Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, in Sudafrica, la musica di Sixto ottiene un successo inimmaginabile
Benché la sua musica fosse censurata dal regime segregazionista di Pieter Willem Botha, tramite le musicassette e il passaparola ottiene massima diffusione popolare e viene eletta, in poco tempo, quale bandiera della lotta all’Apartheid grazie a testi che denunciano l’establishment, il pregiudizio sociale e l’oppressione.
Sotto, Sixto Rodriguez nel 2007:
Fonte immagine: Luke Winterton via Wikipedia – licenza CC BY-SA 3.0
Nel 1981 gli viene addirittura assegnato un disco di platino in Sudafrica, e la sua fama è pari (se non superiore) a quella di mostri sacri come Bob Dylan o i Rolling Stones. Intanto qualcuno, uno statunitense, incassa i diritti delle vendite dei CD, dal 1991 stampati anche in Sudafrica.
Ma di tutto questo Sixto non sa nulla
Nonostante sia il cantautore più popolare del Sudafrica non conosce minimamente la propria fama, e continua a fare l’operaio a Detroit. Nel 1996 sono troppe le persone che si domandano che fine abbia fatto, e qualcuno inizia a mobilitarsi per cercare informazioni sul cantautore perduto. Viene quindi inviata una lettera a un giornale britannico, Q Magazine, con un appello che non troverà risposta. Le leggende metropolitane lo vogliono morto di overdose, chiuso in manicomio o suicidato su di un palco. Passa altro tempo e, forza del web, nel 1997 viene pubblicato un sito dal nome: The Great Hunt Rodriguez, che la figlia di Sixto ha la fortuna di visitare.
Nel 1998 la figlia di Sixto Rodriguez scrive il numero di telefono al giornalista musicale autore del sito e finalmente il cantautore viene contattato
Rodriguez effettua un tour trionfale in Sudafrica, dove era arrivato in compagnia delle figlie, della chitarra e poco altro, dal quale sarà tratto il documentario “Dead Men Don’t Tour: Rodríguez in South Africa 1998”. Sotto, il video della prima tappa, dove viene accolto da una folla oceanica:
Non avendo una propria band, il gruppo incaricato di aprire il suo primo concerto a Città del Capo, diverrà la sua band. Negli anni seguenti, Sixto svolgerà altri tour in Sudafrica, Australia e USA, raggiungendo l’apice della fama in un concerto al Barclays Center di New York con 18.000 spettatori.
Oggi Sixto è un cantautore famoso, e vive ancora nella vecchia casa di famiglia, quella acquistata per 50 Dollari molti decenni prima
La sua storia è narrata in un film documentario svedese dal titoto “Searching for Sugar Man”, realizzato dal regista svedese Malik Bendjelloul, con cui nel 2013 vinse l’Oscar ( Academy Award ) come miglior documentario.