Simonetta Vespucci e Giuliano de Medici: Amore e Arte nella Firenze Rinascimentale 

Brillante alla luce del sole, chiara sotto i raggi della luna: Firenze splende agli occhi di chi la guarda. Patria di scienziati, artisti e letterati, centro di progresso economico e politico, tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo diviene caposaldo del “nuovo orientamento” che investe successivamente l’intera Europa: il Rinascimento.

Città forgiata da menti acute, costruita da capaci artigiani e omaggiata da grandi artisti: tutto questo non sarebbe stato possibile senza il contributo essenziale della famiglia Medici, la cui discendenza ha dominato Firenze di generazione in generazione.

I Medici non sono una famiglia dalle nobili origini, non abitano in palazzi sontuosi e non sono ricchi, perlomeno non da subito. 

Giovanni de Medici è un mercante toscano dotato di un particolare talento per gli affari, grazie al quale riesce a farsi strada tra i più alti ranghi della società fiorentina. Fonda il Banco de Medici e diventa il banchiere più ricco dell’intera penisola.

Questo onere, perpetuato di figlio in figlio, permette ai Medici di intrattenere affari con le più facoltose famiglie d’Italia e persino con il Papato.

Il potere conquistato nel corso degli anni viene tramandato da Giovanni a suo figlio Cosimo, ereditato poi da Piero e passato a Lorenzo “Il Magnifico” che trasforma la Repubblica in Signoria rendendo la sua famiglia vera padrona di Firenze.

Una discendenza non solo di affaristi e banchieri ma anche di artisti, poeti e mecenati; i Medici comprendono la bellezza divina dell’arte e se ne impossessano finanziando opere letterarie, pittoriche, scultoree e architettoniche, dando lustro a quella che diventa la città più ricca del mondo. Lavorano per loro gli artisti migliori quali Brunelleschi, Botticelli, Verrocchio, Michelangelo, Leonardo da Vinci.  

Oggi ammiriamo la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, proprio come faceva Lorenzo il Magnifico, e l’estasi splende nei nostri occhi così come splendeva nei suoi seicento anni fa.

A Firenze ogni singola piazza, chiesa o scultura sembra voler raccontare la storia delle tante persone che un tempo percorrevano queste stesse strade. Tra queste vi era una giovane donna che sicuramente merita di essere ricordata. Il suo nome è Simonetta Vespucci.

Appartenente alla facoltosa famiglia genovese dei Cattaneo, sposa giovanissima Marco Vespucci (cugino del famoso Amerigo) e i due si trasferiscono a Firenze.

L’arrivo di Simonetta incanta l’intera Signoria; la grazia e la bellezza della donna ispirano numerosi artisti, in particolare Sandro Botticelli che fa di lei la sua musa ritraendola  in numerose opere, rendendo eterno lo splendore della giovane fanciulla.

Simonetta diventa ideale di bellezza: unisce passione e virtù,  esistenza terrena che raggiunge la dimensione spirituale attraverso la propria grazia.

Non è soltanto l’aspetto a rendere Simonetta amabile agli occhi di tutti; Lorenzo il Magnifico scrive  di lei: “aveva così dolce e attrattiva maniera, che tutti quelli che con lei avevano qualche rapporto credevano di essere da essa sommamente amati”.

Ritratto di Giovane donna, Gemäldegalerie, Berlino, 1475-1480:

Ciò che alimenta ulteriormente il mito della donna è la storia d’amore che la lega ad un personaggio altrettanto illustre: Giuliano de Medici, fratello del Magnifico.

Giuliano de Medici

Non esistono prove a sostegno dell’autenticità di questa relazione, ma siamo certi che l’amore impossibile di Giuliano per Simonetta, donna sposata, venne immortalato e per sempre conservato nelle pagine dello scrittore Poliziano, che racconta un evento fondamentale accaduto nel lontano 1475.

È il 28 gennaio e Piazza Santa Croce è adibita a festa: fra gli stendardi colorati e le luccicanti armature Giuliano de Medici si prepara alla Giostra mentre numerosi spettatori attendono l’arrivo del giovane, il cui fascino ed intelletto attirava le attenzioni di chiunque gli stesse attorno.

Il suo stendardo realizzato dal Botticelli (andato perduto) raffigura Simonetta Vespucci nelle vesti della Dea Minerva, simbolo di castità, accanto a questa un ramoscello d’ulivo e Cupido, dio dell’amore.  Tre parole adornano lo stendardo: “La sans par ” (La senza pari) , scritto in francese antico, ulteriore omaggio alla giovane Vespucci.

Giuliano sbaraglia la concorrenza e vince la Giostra, affermando il suo importante ruolo al fianco del fratello Lorenzo. Tra le urla e gli applausi dei suoi ammiratori ritira il premio in palio: un ritratto della stessa Simonetta.

Stanze per la giostra del Magnifico Giuliano di Pietro dei Medici è il titolo dell’opera che Poliziano scrive per celebrare il glorioso evento.

Poliziano rappresenta Giuliano come un giovane cacciatore disinteressato all’amore che, ingannato da Cupido, incontra la Ninfa Simonetta e se ne innamora perdutamente e, deciso a conquistarla, intraprende un percorso di maturazione.

Venere nel dipinto “Venere e Marte”:

Di quest’opera non conosceremo mai la conclusione: Poliziano decide di interromperla, la sua ispirazione svanisce a seguito della tragica morte non solo di Simonetta ma anche dello stesso Giuliano. 

Simonetta muore di tisi il 26 aprile del 1476 ad appena 23 anni e la sua prematura scomparsa getta l’oscura ombra del lutto su tutta Firenze, che allestisce il corteo funebre della giovane a volto scoperto, privilegio al tempo riservato esclusivamente a dottori e cavalieri. Simonetta Vespucci viene sepolta nella cappella di famiglia all’interno della chiesa di Ognissanti.

Giuliano è straziato dal dolore, conserva il ricordo della donna nei versi che scrive, inneggiando l’amabilità e la bellezza dell’amata.

La sofferenza del ragazzo ci viene confermata attraverso una lettera risalente al gennaio del 1479 scritta da Piero Vespucci, suocero di Simonetta, in cui racconta che Giuliano in passato si era recato alla sua porta chiedendo in dono degli abiti appartenenti a Simonetta assieme ad altri suoi oggetti e ad un suo ritratto.

Proprio come lei, Giuliano è destinato ad aver vita molto breve: il 26 aprile del 1478, nella Cattedrale di Santa Maria del fiore durante lo svolgimento della messa domenicale, alcuni membri della famiglia Pazzi assieme ad altri complici si avventano contro Lorenzo e la sua famiglia nell’esatto momento in cui questi s’inginocchiano per pregare. La congiura dei Pazzi infuria: Francesco Pazzi e Bernardo Bandini inveiscono contro Giuliano e lo pugnalano più volte alle spalle. Il ragazzo cade a terra nel suo stesso sangue mentre i due assassini continuano a colpirlo. Giuliano de Medici muore all’età di 24 anni.

Lorenzo, sopravvissuto all’agguato, scatena la propria furia vendicandosi contro ogni singolo congiurato. Distrutto dalla morte dell’amato fratello, aizza il popolo fiorentino contro i traditori, li cattura sottoponendoli a linciaggi e torture ed infine impiccandoli. Quello che doveva essere un piano volto ad eliminare per sempre il potere dei Medici si ritorce contro i suoi stessi aguzzini che non soltanto trovano la morte ma, inconsapevolmente, fortificano il potere Mediceo.

Tutta Firenze veste a lutto per la morte di Giuliano che riceve degna sepoltura all’interno della Chiesa di San Lorenzo, futura Sagrestia Nuova di Michelangelo, dove suo fratello Lorenzo giacerà accanto a lui diversi anni dopo, nel 1492.

Tutti i parenti dei Pazzi vengono banditi dalla città di Firenze, il loro nome e lo stemma di famiglia vengono cancellati ovunque, ma nonostante la vendetta Lorenzo non riuscirà mai a colmare il vuoto lasciato dalla morte del fratello, al quale dedica un’opera commissionata a Bertoldo di Giovanni: una medaglia commemorativa che raffigura il ritratto di Giuliano e sotto questi la rappresentazione del suo omicidio.

Giuliano lascia un figlio, Giulio, concepito poco tempo prima con Fioretta Gorini. Il bambino nasce poco dopo la morte del padre e viene accolto ed educato insieme ai figli di Lorenzo, suoi cugini. Giulio, proprio come suo padre, è destinato a prendere parte nella storia della famiglia: diventa Pontefice massimo della Chiesa di Roma sotto il nome di Papa Clemente VII.

Papa Clemente VII, ritratto di Sebastiano del Piombo

Ad oggi non esistono prove certe di una effettiva relazione amorosa tra Simonetta e Giuliano, sta di fatto che i due rimangono in qualche modo legati anche nella morte: scompaiono nello stesso giorno, il 26 aprile, a soli due anni di distanza l’uno dall’altra.

Giuliano è stato ritratto sulle tele di numerosi artisti, le sue gesta sono state decantate da scrittori che lo hanno reso memorabile ed indimenticabile.

Nonostante le numerose speculazioni e gli altrettanto numerosi interrogativi sulla vera identità delle varie protagoniste dei dipinti del Botticelli, i caratteri peculiari delle muse da lui ritratte hanno portato molti studiosi alla conclusione che le fattezze dei volti appartenessero proprio a Simonetta (ne abbiamo parlato in un articolo dedicato). 

Dopo la sua morte l’artista realizza alcuni dei suoi più grandi capolavori come “La Nascita di Venere” e “La primavera” le cui protagoniste posseggono i ritratti delicati dell’adorata musa ispiratrice. 

Un’ulteriore speculazione suggerisce che nel realizzare la tela “Venere e Marte” il Botticelli si sia ispirato proprio a lei e allo stesso Giuliano. Questi, dio della guerra si abbandona ad un profondo sonno sotto lo sguardo dell’amante, la dea dell’amore, Simonetta, che lo osserva.

Venere e Marte, Sandro Botticelli

Simonetta Vespucci, giovane donna ritratta e decantata da innumerevoli artisti, è diventata non solo un’icona di bellezza ma un vero e proprio simbolo dell’arte e della cultura fiorentina: culla del rinascimento, madre della nostra storia, famosa in tutto il mondo.

Nonostante la loro breve esistenza Giuliano de Medici e Simonetta Vespucci saranno per sempre ricordati nei secoli a venire.

Le loro storie sono arrivate a noi attraverso l’unico modo che permette all’uomo di lasciare qualcosa su questa terra: l’arte. 

Bibliografia 

Simonetta Vespucci storia e mito di un’icona di bellezza – abstrART (abstrartfirenze.org)

Giuliano de’ Medici. La dolce vita e l’amara morte | IL SENSO DEL BELLO

Uffizi Firenze

Mèdici nell’Enciclopedia Treccani