Serge Voronoff: il chirurgo che trapiantava nell’uomo i Testicoli di Scimmia

Difficile che qualcuno l’abbia letto negli ultimi decenni, ma in questo improbabile caso, quel lettore sappia che non si tratta di un’opera di fantasia: Nora, la guenon devenue femme (Nora, la scimmia trasformata in donna – pubblicato nel 1929), dell’ormai dimenticato scrittore francese Felicien Champsaur, è certo un racconto sarcastico sulla carriera di Josephine Baker, ritratta come una donna-scimmia (e qui sì, il razzismo c’entra molto) ma prende lo spunto da una serie di esperimenti e pratiche chirurgiche in voga negli anni ’20, quando non si stava tanto a sottilizzare su quello che medici e chirurghi mettevano sotto la pelle.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Sotto, illustrazione di Nora:

L’esperimento che dà lo spunto al libro è un trapianto di ovaie da scimmia a donna, e poi anche il suo inverso, da donna a scimmia, con annesso tentativo di inseminazione dell’animale con sperma umano.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Il medico che effettua tutto questo, Serge Voronoff, nato Sergej Voronov, non è uno scienziato pazzo, anzi: ha già operato tanti uomini entusiasti, convinti di ringiovanire e soprattutto di ritrovare in età avanzata la virilità della perduta giovinezza, sottoponendosi a un innesto, nello scroto, di tessuto testicolare di giovani scimmie.

Serge Voronoff

In tutto il mondo si parla di questi interventi, tanto che nascono poesie e canzoni ironiche, viene addirittura inventato un nuovo cocktail (ingredienti: gin, succo d’arancia, granatina e assenzio) chiamato “The Monkey Gland” e perfino una ricetta per il filetto di manzo.

Insomma Voronoff, che dalla natia Russia si trasferisce in Francia (dove si laurea in medicina), poi in Egitto, negli Stati Uniti e in Italia, si guadagna il soprannome di “uomo della ghiandola delle scimmie”.

Nei primi anni del’900 non c’è salotto alla moda, in Francia e negli Stati Uniti, dove non si discuta di questo elisir di giovinezza destinato, ça va sans dire, a uomini molto facoltosi.

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Caricatura di Serge Voronoff, di H. Frantz, Chanteclair

Immagine di Wellcome Images via Wikipedia – licenza CC BY 4.0

A onor del vero, non è che quest’idea nasca nella mente di Voronoff dall’oggi al domani, anzi: è frutto di anni di ricerche condotte anche da altri medici, in un periodo nel quale si cominciavano a studiare gli xenotrapianti (tra specie diverse).

Nel 1889, il neurologo nonché fisiologo Charles-Édouard Brown-Séquard, come un novello Dr. Jeckyll, si fa una bella puntura con un fluido ricavato dai testicoli di cane e di cavie.

Per quanto medico eccentrico e controverso che spesso usa se stesso come cavia per i suoi esperimenti – un po’ il classico scienziato pazzo della letteratura (tenta di riportare in vita le teste tagliate dei condannati a morte) – Brown Séquard non è esattamente l’ultimo arrivato, visto che insegna all’università di Harvard e all’Ecole de Médecine di Parigi, per concludere la sua carriera come professore di medicina sperimentale al College de France, lasciando alla comunità scientifica preziose scoperte sul midollo spinale e soprattutto sull’esistenza degli ormoni. All’epoca della puntura il medico ha 72 anni e afferma che quell’iniezione ha fatto “ringiovanire” la sua “abilità sessuale” e che quell’elisir potrebbe allungare la vita umana. Fin da subito sono in molti a deriderlo e comunque, andando avanti nella ricerca scientifica, si è poi scoperto che quel fluido non avrebbe mai potuto avere effetti benefici, perché i testicoli non immagazzinano gli ormoni che producono (il testosterone). Però all’epoca l’endocrinolgia ancora non esisteva come branca della medicina, e probabilmente proprio quell’esperimento di Brown-Séquard contribuisce a svilupparla.

C’è però qualcuno nella comunità scientifica che invece prende sul serio quell’esperimento. Uno di questi è sicuramente Voronoff, che in quegli anni lavora al Cairo, dove studia le conseguenze della castrazione maschile, fonte del suo interessamento a possibili esperimenti sul ringiovanimento. Sempre al Cairo ha modo di conoscere, grazie a un libro, le teorie del medico greco Skevos Zervos (Σκευοφύλαξ Γεώργιος Ζερβός), che già nel 1910 effettua quel tipo di trapianto testicolare da scimmia a uomo. Voronoff però si guarda bene dal riconoscere il suo credito nei confronti di Zervos, almeno fino al 1934.

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Nel 1912 Voronoff ha poi modo di seguire il lavoro di Alexis Carrel, medico che sarà tra i precursori dei trapianti di organi e tessuti.

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Capra con testicoli innestati

Convinto che i trapianti di ghiandole siano più efficaci del siero ottenuto da Brown-Séquard, Voronoff conduce esperimenti su pecore, capre e anche tori, fino a quando si convince che gli animali più adatti siano le scimmie, “un deposito naturale di pezzi di ricambio”.

Prima ancora di dedicarsi al ringiovanimento, il medico trapianta la ghiandola tiroidea di uno scimpanzé a un ragazzino affetto da cretinismo (sindrome legata al malfunzionamento della tiroide), pare con buoni risultati.

Il ragazzo operato prima e dopo l’intervento, a un anno di distanza

Il 12 giugno 1920 effettua il suo primo trapianto di testicoli da scimmia a uomo, e tre anni dopo ottiene il riconoscimento dei colleghi durante il Congresso Internazionale dei Chirurghi a Londra.

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La richiesta di interventi è talmente alta che Voronoff (finanziato dalla seconda moglie, l’ereditiera americana Evelyn Bostwick, che è anche la madre dell’anticonformista Marion Joe Carstairs) si vede costretto a impiantare un suo allevamento di scimmie a Grimaldi Ventimiglia, dove compra un castello, oggi conosciuto proprio come castello Voronoff.

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Il Castello Voronoff

Uomini ricchi che patiscono gli effetti dell’età si sottopongono volentieri a quel trattamento, pur di ritrovare il vigore della giovinezza. E i benefici promessi non sono solo di carattere sessuale, ma si estendono anche alla memoria, alla vista e forse anche alla prevenzione della demenza. Insomma, un miracolo:

Quasi una promessa di immortalità

Solo in Francia sono 500 gli uomini che, nell’arco di una decina d’anni, credono a quel miracolo, e si contano a migliaia gli interventi nel resto del mondo, eseguiti, tra l’altro, in una clinica appositamente allestita ad Algeri. I gentiluomini britannici, ad esempio, devono per forza andare all’estero, perché nel Regno Unito quella pratica è proibita.

Fotografia del gruppo europeo che ha visitato Algeri per riferire sul lavoro del pioniere russo dei trapianti Serge Voronoff

Immagine di Wellcome Images via Wikipedia – licenza CC BY 4.0

Poi, dopo una decina d’anni, quella bolla di entusiasmo si sgonfia: la comunità scientifica non trova riscontri e probabilmente nemmeno gli uomini operati, che dopo un iniziale miglioramento, probabilmente dovuto a un effetto placebo, si ritrovano uguali a prima. Quel trattamento non è, a detta del chirurgo britannico Kenneth Walker, “migliore dei metodi di streghe e maghi”.

Fine della storia, dunque? Non proprio, perché quei trapianti da scimmia a uomo (e in un caso anche a una donna) avevano suscitato interrogativi che andavano ben al di là dell’aspetto medico.

Qualche scienziato afferma che quelle pratiche avrebbero portato, se generalizzate, a una ritorno dell’uomo al suo precedente stadio scimmiesco.

Un giornalista francese, Fernand Divoire, si domanda, forse non troppo scherzosamente, se quel regresso sia da considerarsi poi così negativo, perché tutto sommato, “tornare a essere un primate sarebbe, per alcuni esseri umani, un passo avanti […] questo inedito riavvicinamento prodotto dal trapianto potrebbe trasformare l’uomo, sia esso nella direzione di una possibile selvatichezza o, al contrario, di una ritrovata innocenza”.

Insomma, i trapianti di Voronoff vanno a mettere in discussione il concetto stesso della superiorità umana, e pongono problemi di etica. Lo scrittore Maurice Prax sintetizza: “Occorre torturare le scimmie – scimmie e ancora scimmie – affinché i vecchi signori, cercatori di primavera, possano trovare qualche effimera giovinezza”.

Senza contare quel timore di una possibile “bestializzazione” degli uomini europei, che avrebbero corso il rischio di assomigliare ai “negri” dell’Africa (come si paventa appunto nel romanzo Nora, la scimmia trasformata in donna), considerati forse un gradino sotto ai primati. E comunque, la possibilità che gli uomini trapiantati possano trasmettere ai loro figli geni di scimmie è troppo inquietante…

Insomma il lavoro di Voronoff, lungi dall’essere una mera pratica chirurgica, va a tirar fuori qualcosa che ha a che fare con le “frontiere dell’umanità”.

Non sarà un caso infatti che nel 1925 lo scrittore russo Michail Bulgàkov dia alle stampe il suo “Cuore di Cane”, la triste storia di un cane che grazie a un’operazione chirurgica diventa uomo. Certo, il libro vuole essere una satira del regime sovietico, ma non manca una non troppo velata critica a tutti quegli esperimenti scientifici che travalicano le leggi di natura.


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