La vita di un essere umano è un pacco pieno di sorprese: ma, prima di aprirlo, non si sa mai se esse siano buone o cattive. E la morte, di solito, è la conseguenza del succedersi di queste sorprese e del modo in cui chi le ha ricevute le ha affrontate.
Le scarne scritte sulle lapidi delle tombe nei cimiteri sintetizzano questo semplice e ineluttabile rapporto
Altre volte, però, la morte è un buco nero che inghiotte senza preavviso una vita che fino a subito prima sembrava dover procedere per la sua strada. Un buco nero che è una cosa diversa da una fatalità quale può essere rappresentata da un’auto che ti investe o un oggetto che ti colpisce. Queste fatalità appartengono purtroppo al novero delle sorprese che possono spuntare fuori dal pacco, quando uno meno se lo aspetta, e lasciano a chi resta il rimorso di non aver fatto abbastanza per evitarle.
Il buco nero è un’altra cosa
Il buco nero ti inghiotte, e non ne esci più. Nessuno saprà mai che fine hai fatto. E resteranno in pochi a chiederselo, a meno che tu non sia un personaggio importante come Ettore Majorana o Federico Caffè.
Nella sola Italia, dal 1974 al 2017, sono scomparse (e mai più ricomparse) qualcosa come 53.000 persone. Sicuramente, alcune di esse corrispondono a qualcuno dei circa 900 cadaveri non identificati rinvenuti nello stesso periodo, anche se non c’è mai stata un’identificazione ufficiale. Circa metà delle persone di cui viene denunciata la scomparsa non vengono mai più ritrovate. Si pensa che le cifre reali siano inferiori a quelle che risultano alle autorità di polizia, perché magari qualcuno torna a casa da solo e i parenti si dimenticano di ritirare la denuncia: ma si ignora in quale percentuale di casi questo avvenga. Un dato che invece appare certo è che le sparizioni spesso originano da allontanamenti volontari. E questo dettaglio getta una luce particolarmente inquietante sul fenomeno.
Negli USA, in cui è più facile cambiare identità o farsi passare per qualcun altro, le sparizioni sono ancora più numerose e, se possibile, ancora più misteriose. Alcune di queste hanno ispirato singolari capolavori del noir, come “Joy house” (“La casa buia” nella più recente edizione italiana) di Day Keene o diversi romanzi di Ross Macdonald. Altre rappresentano dopo decenni un punto interrogativo su cui non solo i parenti degli scomparsi e i loro eredi, ma anche altre persone colpite dalle vicende continuano inutilmente ad arrovellarsi.
Ora ne racconteremo due: scelte per la loro singolare rassomiglianza (le protagoniste sono due scrittrici dimenticate dopo un breve periodo di successo) e per la coincidenza per cui sono avvenute nello stesso anno, il 1939.
Partiamo da Gertrude Barrows, nata a Minneapolis nel 1883. Una ragazza non molto fortunata, ma tenace. Vorrebbe fare l’artista ma la famiglia ha bisogno di soldi e presto deve lavorare come dattilografa. Nel 1909 sposa un giornalista inglese, Stewart Bennett, che la porta a Philadelphia, e hanno una figlia, Connie. Sembra che le cose vadano bene ma Stewart muore improvvisamente mentre è in viaggio per lavoro. Non solo Gertrude resta senza alcun sostentamento ma, poco dopo, muore anche suo padre e le tocca anche occuparsi della madre invalida.
Sotto, Gertrude Barrows:
Torna a fare la dattilografa ma le spese sono troppe.
Deve inventarsi qualcos’altro: ma cosa?
L’unico argomento che l’appassioni veramente è la lettura. Perciò, prova a scrivere una storia e la manda a uno di quei periodici che pubblicano racconti, di cui è accanita lettrice. “The nightmare”, una storia fantasy, viene accettato da “All-Story Weekly” ed esce nel 1917, con notevole successo di pubblico. Poiché all’epoca il fantasy è monopolio degli scrittori maschi, Gertrude si firma Francis Stevens.
Sotto, The Nightmare, di Gertrude Barrows (nome originale dello pseudonimo Francis Stevens):
Nei 3 anni successivi, pubblica ancora 6 romanzi a puntate e 3 racconti, mentre altri 2 racconti escono sotto altri pseudonimi. Il pubblico la adora, i critici la apprezzano molto. Oggi, dopo circa un secolo, due suoi romanzi, “The Citadel of Fear” e “The Heads of Cerberus”, sono considerati capolavori assoluti del genere (il secondo è stato anche tradotto in Italiano dall’Editrice Nord).
Le Teste del Cerbero nella versione italiana:
Nel 1920, però, muore la madre e, non dovendo più sostenere le spese per assisterla, Gertrude può prendersi una pausa dal lavoro letterario, continuando a fare la segretaria per vivere. Purtroppo, questa pausa durerà per tutto il resto della sua vita, perché non scriverà più niente.
Negli anni successivi, Connie si sposa e Gertrude decide di andarsene in California. Madre e figlia si tengono assiduamente e affettuosamente in contatto epistolare fino al 1939. Nel settembre di quell’anno, Gertude scrive a Connie che presto le comunicherà importanti novità con una lettera più lunga. Da quel momento in poi, Connie non riceve più nulla e le ricerche compiute successivamente appurano solo che Gertrude è partita dal suo precedente domicilio, ma non si sa dove sia andata.
Sotto, Claimed, di Gertrude Barrows (nome originale dello pseudonimo Francis Stevens):
Connie muore molto tempo dopo senza sapere che fine abbia fatto la madre, che a partire dagli anni ’50 viene ristampata negli Usa e tradotta in tutto il mondo incontrando un nuovo successo. Solo dopo il 2000, casualmente, salta fuori un certificato di morte a nome di Gertrude Barrows Bennett, datato 1948.
Ma cos’ha fatto Gertrude in quei 9 anni? Perché non ha mai cercato di ricontattare la figlia? La donna che risulta deceduta a 65 anni di cause naturali era veramente lei o qualcuna che si faceva passare per lei? Tutti questi interrogativi sono ancora aperti.
La seconda storia parte in un contesto del tutto diverso ma finisce per convergere con quella che abbiamo appena visto. Protagonista ne è Barbara Newhall Follett, nata a New York nel 1914, figlia di un famoso critico letterario, Wilson Follett. Barbara cresce in un ambiente molto singolare, perché i genitori non la mandano a scuola e la istruiscono in casa, dove dispone di una vastissima biblioteca. A 13 anni scrive un romanzo che finisce accidentalmente bruciato, lo riscrive a memoria e lo sottopone al padre, che ne resta entusiasta e usa tutta la sua influenza per farlo pubblicare da una casa editrice di prestigio: è “The House Without Windows”, che narra di una ragazza adolescente fuggita di casa per vivere come una creatura selvaggia in un bosco.
Sotto, Barbara Newhall Follett quando era considerata l’astro nascente della letteratura statunitense:
Il libro ha successo, le critiche sono eccellenti e, in seguito a questo, i genitori le permettono di partire su una nave mercantile, su cui trascorrerà alcuni mesi, per raccogliere il materiale che le serve a scrivere un altro libro. Anche questo volume, “The Voyage of Norman D.” avrà un discreto successo.
Sotto, The Voyage of the Norman D.:
A questo punto, la fortuna le volta le spalle
Nel 1930, il padre, che tanto peso aveva avuto nella sua affermazione, perde la testa per una donna molto più giovane e abbandona la famiglia (moglie e tre figlie, di cui Barbara è la seconda). La sanguinosa causa di divorzio che ne consegue e la vita dispendiosa che i genitori continuano a condurre nonostante non possano più permetterselo si mangiano in breve tempo tutto il patrimonio familiare. Da una quotidianità di lusso, Barbara si trova costretta a cercarsi un lavoro per mantenersi, ma non è facile, perché non ha nessun titolo di studio, nemmeno quello elementare. Prova a scrivere altri romanzi ma, senza la sponsorizzazione del padre, non glieli pubblica nessuno. Finalmente, nel 1932, trova un impiego da segretaria a New York.
Sotto, The House Without Windows, il più grande successo della Follett:
Nel 1933, durante una escursione in montagna, conosce un giovane con il quale scatta subito il colpo di fulmine: si chiama Nickerson Rogers e la sposerà nello stesso anno. La coppia fa un viaggio in Europa e poi si stabilisce a Brookline, nel Massachusetts. Barbara non si dedica più alla scrittura: ora il suo hobby è la danza, che pratica approfittando del fatto che in zona vi sono alcune scuole molto quotate.
Sotto, Barbara Follett nel 1934, l’anno delle nozze con Rogers:
Ma il matrimonio non funziona. Nickerson non è il Principe Azzurro, ma un uomo con tutti i difetti del padre senza averne i pregi. La tradisce regolarmente e Barbara, quando lo scopre, cade in depressione. Gli ultimi mesi trascorrono tra litigi sempre più feroci. Fino al 7 dicembre 1939, quando Barbara scompare.
Il marito racconta che, dopo un litigio, è uscita, forse per schiarirsi le idee. Però si è allontanata con i soli abiti che aveva addosso e 30 dollari nella borsetta. E lui si è deciso ad avvertire la polizia solo due settimane dopo e si giustifica dicendo che era andata via già altre volte ma era sempre tornata. Questa volta invece non torna e non la trovano da nessuna parte.
Nel 1952, la madre di Barbara si rivolgerà ripetutamente alle autorità, chiedendo di riaprire il caso e accusando apertamente l’ex genero di essere coinvolto nella scomparsa o di nascondere ciò che sa al riguardo. Ma il caso non viene riaperto.
Recentemente, un nipote di Barbara, Stefan Cooke, ha aperto un sito dedicato a lei, farksolia.org, in cui ha pubblicato (ovviamente in Inglese) due romanzi inediti che lei aveva scritto tra il 1930 e il 1932. Di Barbara e della sua storia non si sa più nulla.
Per appassionati di cinematografia, in accordo con questo tema ricordiamo il capolavoro del 1938 di Alfred Hitchcock: La Signora Scompare, che trovate completo su Youtube: