Durante gli scavi per un nuovo aeroporto nei pressi di Città del Messico è stato scoperto un cimitero con i resti di 60 mammut, antichissima testimonianza di un evento naturale che fece morire gli esemplari in una strage di massa. Oltre agli animali sono stati trovati i resti anche di 15 uomini, risalenti all’epoca precolombiana, sepolti nel sito di costruzione dello scalo e vicino alle ossa dei proboscidati.
Pedro Francisco Sánchez Nava, coordinatore nazionale per le scienze archeologiche presso l’INAH, spiega che questa zona, all’epoca in cui i Mammut erano vivi, si trovava sulla riva del lago Xaltocan. Probabilmente questi animali rimasero bloccati per qualche ragione nel fango, e i cacciatori ne approfittarono per ucciderli e macellarli sul posto.
I resti appartengono a mammut colombiani (Mammuthus columbi), una specie che visse in tutto il Nord America durante il Pleistocene (che parte da 2,6 milioni di anni fa e arriva fino a circa 11.700 anni fa). Il ritrovamento potrebbe consentire agli scienziati di studiare le condizioni di vita dei mammut, inclusi dettagli come sapere cosa mangiassero, le loro malattie delle ossa e la data esatta della morte.
Le 15 sepolture umane appartengono probabilmente ad alcuni agricoltori, un dato che viene dal corredo funebre con i quali furono sepolti fra cui figurano pentole, ciotole e figurine di argilla, fra le quali spicca anche la rappresentazione di un cane. I prodotti in ceramica trovati con gli individui suggeriscono che probabilmente visserofra il 750 e il 950 dopo Cristo.
A circa 10 km dagli scavi per il nuovo aeroporto si trova un altro tesoro pleistocenico di cui abbiamo parlato qualche tempo fa: due grandi pozzi pieni di ossa di mammut risalenti a circa 15.000 anni fa, che gli archeologi hanno scoperto nel novembre 2019.