Scoperto a Milano lo scheletro di un ragazzo che morì torturato sulla Ruota nel XIII secolo

Durante gli scavi archeologici presso il cantiere per la Stazione S. Ambrogio, di fronte alla Basilica di San Vittore al Corpo, a Milano, i ricercatori dell’Università degli Studi di Milano hanno esaminato i resti di 56 persone che furono sepolte in piazza Sant’Ambrogio.

Gli scheletri sepolti risalgono a epoche molto diverse, in una forbice di tempo che va dall’epoca dell’Impero Romano sino al XVI secolo. L’attenzione dei ricercatori è caduta in particolare su uno scheletro, che i test radiochimici hanno datato a un’epoca compresa fra il 1290 e il 1430.

L’uomo aveva fra i 17 e i 20 anni al momento della morte

Lo scheletro presenta diversi segni di fratture, fra cui tutte le ossa lunghe degli avambracci e delle gambe. Le fratture sono state provocate da colpi netti perpendicolari, e anche le ossa del viso presentano fratture e lesioni. Inoltre, il taglio su due vertebre e una profonda frattura nel cranio indicano un maldestro tentativo di decapitazione, non completamente riuscito.

Gli autori dello studio “First signs of torture in Italy: A probable case of execution by the wheel on a skeleton from 13th century Milano”, pubblicato su Sciencedirect e di cui trovate i nomi in fondo all’articolo, ritengono che la persona possa esser stata uccisa mediante il “Supplizio della Ruota”, che consisteva nel bloccare a una ruota il condannato, spezzargli tutte le ossa e fagli passare gli arti rotti all’interno dei raggi, per poi esporlo al pubblico issato su un palo.

Alla fine la vittima veniva uccisa per decapitazione o pugnalato all’addome

Secondo i ricercatori questo è il primo caso di rinvenimento dei resti di un uomo ucciso mediante il supplizio della ruota, e anche il primo che testimonia l’esecuzione mediante tortura.

La punizione della ruota veniva inflitta per i reati più gravi, fra cui l’omicidio o il furto aggravato. Durante l’epoca delle grandi epidemie di peste, che iniziarono in epoca medievale nel 1347 e si protrassero sino al XVIII secolo, (l’ultima epidemia di peste a Milano risale al 1630), il condannato poteva essere una persona accusata di aver diffuso la malattia.

Oltre alla terribile morte che gli fu riservata, i ricercatori hanno ottenuto interessanti informazioni sul giovane ucciso dallo studio delle sue ossa. Egli era portatore di diverse malformazioni ossee, fra cui le ossa wormiane, un ispessimento osseo frontale e una statura di almeno 11 centimetri più bassa della media dell’epoca. Anche i suoi denti erano malformati, il che gli conferiva un sorriso sgradevole alla vista.

Le tracce delle malformazioni hanno indotto i ricercatori a teorizzare il motivo dell’esecuzione:

La vittima della ruota avrebbe potuto essere considerata diversa dai suoi contemporanei, e forse questa discriminazione potrebbe essere stata la causa della condanna, in quanto avrebbe potuto essere sacrificato come “mostro”, da una folla arrabbiata, ad esempio accusato di essere un diffusore della pestilenza. Da questo punto di vista il presente caso può quindi considerarsi non solo un semplice caso di violenza interpersonale, ma può rappresentare un tragico evento di discriminazione.

La tesi dei ricercatori è interessantissima, e si inserisce in un contesto, quello dell’Italia tardo-medievale, afflitta a metà del XIV secolo dalla Peste Nera, che devastò diverse capitali (a Firenze morirono i 3/5 degli abitanti) ma che risparmiò, curiosamente, proprio Milano. Le ipotesi sul perché quest’uomo fu ucciso possono essere tantissime.

Forse il suo sacrificio fu parte delle misure della città per difendersi dalla pandemia che stava mietendo vittime nel resto d’Italia?

La risposta probabilmente non sarà mai rivelata, ma altri ritrovamenti archeologici potrebbero dare ulteriori indizi per scoprire di più riguardo le condanne a morte e la tortura in Italia.

L’articolo, “Primi segni di tortura in Italia: un probabile caso di esecuzione per ruota su uno scheletro del 13° secolo a Milano”, è a cura di Debora Mazzarelli, Daniele Gibelli, Mirko Mattia, Barbara Bertoglio, Emanuela Sguazza, Anna Maria Fedeli e Cristina Cattaneo, pubblicato sul Journal of Archaeological Science.

Fonte: Medievalist.

Sotto, un video mostra il bilancio dei ritrovamenti archeologici nei pressi di Sant’Ambrogio:


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