Scoperta la prima Raffigurazione della “Dracunculiasi” in un dipinto Medievale

Alcuni ricercatori italiani hanno recentemente scoperto in un dipinto medievale la prima testimonianza visiva del Dracunculus medinensis, un parassita umano che può raggiungere i 90 centimetri di lunghezza. Il verme è oggi endemico di zone come il Ciad, l’Etiopia, il Mali e il Sudan, e si trasmette bevendo acqua con copepodi del genere Cyclops infetti di larve del parassita. Una volta nel corpo umano, il copepode muore e l’organismo infestante, dopo essersi accoppiato, si muove quindi attraverso l’intestino sino alle gambe, dove la femmina raggiunge le sue dimensioni finali. Si forma poi una bolla purulenta dalla quale vengono espulse le uova, solitamente in acqua per trovare sollievo, in ripetuti passaggi che possono durare settimane. Una volta liberate le circa 3 milioni di uova, la femmina muore, rimanendo a marcire all’interno della gamba della persona infetta.

Se si riesce ad estrarre il cadavere del verme, i danni nella persona infettata sono solitamente inesistenti o molto limitati. Se non si riesce ad estrarre, le conseguenze possono andare dall’artrite agli ascessi, sino ad infezioni molto serie come la cellulite batterica.

Il verme viene estratto, oggi come centinaia di anni orsono, mediante la trazione, un’operazione che può durare addirittura intere settimane. Il Dracunculus medinensis si arrotola attorno ad un bastoncino e viene progressivamente tirato via dalla pustola, un processo doloroso che è rischioso per la pericolosità di rotture del corpo del verme, che ha un diametro di soli 1-2 millimetri circa.

La storia

Il Dracunculus medinensis, anche chiamato verme di Guinea, è un parassita che ha una storia lunghissima, e ne parlano addirittura la Bibbia e Plutarco (Fonte: Wikipedia). Nonostante la sua conoscenza sia così antica, il primo dipinto che mostrerebbe un esemplare mentre fuoriesce dalla gamba di una persona infetta risale al XIV secolo, e si trova attualmente alla Pinacoteca di Brera.

Sotto, fotografia del ricercatore Raffaele Gaeta:

L’opera è considerata un raro esempio di pittura tardo gotica e raffigura S. Roch, un pellegrino francese del XIV secolo. Nell’articolo pubblicato su “Research Gate” dal ricercatore Raffaele Gaeta, dell’Università di Pisa, il paleopatologo sostiene che il dipinto rappresenti un Dracunculiasi medinensis e non, come indicato dagli storici dell’arte, un rivolo di pus uscito da un ascesso. Nonostante il parassita fosse praticamente sconosciuto in Italia, l’uomo del dipinto era stato in Siria e Palestina, dove si poteva esser contagiati. Il santo pellegrino raffigurato nel dipinto sarebbe quindi stato affetto dal parassita, che ha un tempo d’incubazione di ben 1 anno, e che si sarebbe quindi manifestato ormai lontano dal luogo del contagio.

Oggi il Dracunculus medinensis è un parassita quasi eliminato dal pianeta terra. Nel 1986 i casi registrati ammontavano a circa 3,5 milioni, localizzati principalmente in Africa, mentre nel 2016 i casi totali sono stati soltanto 25, un risultato eccezionale ottenuto anche grazie all’impegno del “Carter Center”, un’organizzazione sostenuta dall’ex presidente degli USA Jimmy Carter che porterà, con ogni probabilità, la “Dracunculiasi” ad essere la seconda malattia umana completamente eradicata dopo il vaiolo.

La ricerca è stata condotta da Raffaele Gaeta, Fabrizio Bruschi e Valentina Giuffra dell’Università di Pisa. Fonte Articolo originale: Livescience.


Pubblicato

in

da