Sayyida Al-Hurra: la “Leonessa del Marocco” è la più famosa Piratessa Araba

Il leone marocchino è quello che ha lo sguardo più fiero e, quando ti fissa, emana regalità. Forse la stessa fierezza si sprigionava dagli occhi di Sayyida al-Hurra, che potremmo definirla la “Leonessa del Marocco”. Il suo soprannome, in arabo, significava “Nobile Signora Libera” e fu una sorta di Regina della città-stato di Tètouan.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

La sua ascesa ebbe origine dalla caduta nel 1492 dell’ultima roccaforte moresca della Spagna, il Regno di Granada, che portò alla fuga dall’Andalusia di un grandissimo numero di musulmani ed ebrei nel Marocco. Fu un evento epocale che segnò la fine di 800 anni di dominio arabo-marocchino sulla Spagna (nello spagnolo rimangono a testimonianza innumerevoli vocaboli provenienti dalla lingua araba).

I rifugiati si concentrarono in grandi città del Nordafrica come Fez, Orano e Tunisi, ma anche in centri meno grandi come Tètouan e Salè. Quest’ultima città, in particolare, diede vita a una famosa “Repubblica dei Corsari di Salè”, simile a quella americana di Nassau nelle isole Bahamas. A testimonianza che, nonostante Hollywood e l’immaginario collettivo ci facciano pensare ai pirati come a un fenomeno del Mar dei Caraibi, forse i più temibili solcavano le antiche acque del Mediterraneo. Come non ricordare i terribili corsari barbareschi Khayr al-Din detto Barbarossa, Uccialli, Dragut o gli slavi Uscocchi nell’attuale Croazia (causa di una guerra tra Venezia e l’Austria).

Tra i rifugiati c’erano i genitori di Sayyida (il suo vero nome probabilmente era Aisha), cioè Moulay Rashid e sua moglie Lalla Fernandez, una cristiana convertita all’Islam. Il padre proveniva da una nobile famiglia che vantava la discendenza direttamente da Maometto attraverso Idrisi I, fondatore della prima dinastia del Marocco nell’VIII secolo d.C.

Decisero così di stabilirsi nelle montagne del Rif, a sud-est di Tangeri, dove Moulay fondò la famosa Chefchaouen che divenne meta di moltissimi esuli provenienti dalla Spagna. La Città Azzurra, celebre perché tutto è colorato “secondo il cielo”, è dal 2010 Patrimonio UNESCO e ha un centro storico dove lo schema è assai simile alle città andaluse, con intricate viuzze dal tracciato irregolare.

Sayyida, pur subendo questi sconvolgimenti, ricevette un’educazione adatta al suo rango elevato. Eccelleva nelle lingue, in particolare il castigliano (spagnolo puro) e il portoghese, ma era versata anche in teologia. Nel 1510 fece il primo step della sua ascesa, sposando il governatore della città commerciale di Tètouan, Al-Mandari. La città era abbastanza prospera grazie al marito, che l’aveva aiutata a rialzarsi dopo la terribile distruzione operata dai portoghesi. Sayyida, sin da subito, incominciò ad acquisire maggior potere, dimostrando grande carattere e forte personalità. Il matrimonio con Al-Mandari fu un trampolino di lancio.

Ricostruzione moderna di Sayyida Al-Hurra:

Quando il consorte morì (tra il 1515 e il 1519), rilevò lei tutto il suo potere

Divenne così “La Nobile Signora Libera” mentre dai suoi nemici venne sprezzantemente chiamata e temuta come “La Regina Pirata”. La sua tempra era simile a quella di una Caterina Sforza o di una Boudicca, tanto che Sèbastien de Vargas, inviato reale portoghese, la descrisse “molto aggressiva e dal carattere irascibile”. Favorì la pirateria contro le due potenze iberiche e ciò portò notevole ricchezza alla città. Le cronache riportano che nel 1540, nelle acque di Gibilterra, Sayyida condusse decisi attacchi facendo gran bottino di merci e prigionieri, per i quali chiese alti riscatti.

La sua ascesa come “Regina dei Pirati” ebbe un’impennata quando riuscì a stringere un’alleanza con uno dei corsari più abili del tempo, il Governatore di Algeri Oruc Reis (fratello del più famoso Khayr al-Din detto Barbarossa), che amava terrorizzare le coste dell’Italia ma anche trasportare verso la salvezza rifugiati arabi ed ebrei dalla Spagna guadagnandosi l’appellativo di “Papà Oruc”.

Ricostruzione moderna di Sayyida Al-Hurra:

Sicuramente Sayyida voleva trarre vantaggio dalla pirateria ma, forse, maggiormente desiderava vendicarsi dell’espulsione della sua gente dall’Andalusia e al contempo difendere le coste del Marocco dalla manifesta aggressività delle forze ispano-portoghesi che già avevano conquistato territori.

Più che pirateria, la sua azione poteva esser vista come un modo per indebolire gli avversari, che si arricchivano con il commercio e che avrebbero utilizzato i profitti contro il suo popolo

Dipinto di navi pirate “Barbare” realizzato da Laureys a Castro nel 1681 circa:

Nel 1541 Sayyida dimostrò al massimo grado il suo “essere Leonessa”. Il Sultano del Marocco, al-Wattasi, chiese la sua mano e, secondo tradizione, il matrimonio si sarebbe dovuto celebrare nella capitale Fez.

Sayyida rispose che avrebbe accettato soltanto se il Sultano fosse venuto a sposarsi a Tètouan

E’ facile immaginare l’espressione della faccia di al-Wattasi e la sua reazione a tale arroganza ma, essendo politicamente in difficoltà e avendo bisogno di appoggio, cedette alla richiesta. E’ stata l’unica volta nella storia che un sultano marocchino abbia celebrato il suo sposalizio fuori dalla capitale.

La “Regina dei Pirati” mise in riga una testa coronata

Toccato l’apogeo del successo, arrivò di schianto il crollo. Venne indebolita dal passaggio ai portoghesi del governatore marocchino di Ceuta, grande partner commerciale di Tètouan, e dal malcontento dei mercanti di Tètouan che lamentavano come il suo eccessivo orgoglio e cattivo carattere li danneggiasse negli affari. Così, già nel 1542, un suo figliastro marciò contro la città e la prese, quasi senza colpo ferire. Evidentemente la “Leonessa del Marocco” aveva perso i denti e, accettando il fatto compiuto, si ritirò a Chefchaouen dove morì 20 anni più tardi, il 14 luglio 1561.

La sua tomba godette di notevole venerazione, anche perché fu l’ultima donna musulmana a detenere il titolo di al-Hurra “Signora Libera”.


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