1° gennaio 1863, Stati Uniti d’America: il Presidente Abramo Lincoln promulga il Proclama di Emancipazione. La schiavitù è formalmente abolita (anche se ci vorrà molto tempo per la sua applicazione generalizzata).
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
Nelle sterminate distese di campi di cotone della Louisiana c’è un piccolo villaggio, Delta, dove vivono in grandi case poche ricche famiglie di bianchi, e centinaia di schiavi in fatiscenti baracche di legno. Tra loro ci sono i Breedlove, madre padre e sei figli. I due più piccoli, Sarah e Solomon, sono gli unici nati liberi, perché venuti al mondo dopo il 1863.
Sarah Breedlove Walker
Sarah nasce nel 1867, libera sì, ma la sua famiglia continua a vivere in una baracca di legno e a coltivare cotone, a mezzadria, per il padrone. I bambini non conoscono altro che il duro lavoro dei campi, e se il raccolto va male non c’è molto da mangiare.
Ma le cose possono andare anche peggio: nel 1872 tutti e due i genitori di Sarah muoiono a poca distanza uno dall’altro, e a lei, che ha appena sette anni, tocca andare a vivere con la sorella maggiore, sposata a un brutto elemento, che maltratta e forse abusa della bambina, che comunque si guadagna il pane facendo la domestica. Che scampo c’è a una situazione del genere? Il matrimonio. A 14 anni Sarah si sposa, quando ne ha 17 nasce sua figlia Leila e a 20 anni è già vedova.
E’ rimasta sola giovanissima Sarah, con una bambina piccola da crescere, in uno stato del sud dove i neri sono pervicacemente perseguitati. Nel 1882 decide allora di raggiungere i quattro fratelli, tutti barbieri, a Saint Louis (Missouri), che non è un villaggio ma una città, dove forse le possibilità di cavarsela sono maggiori.
Sarah Breedlove Walker
In realtà non è che c’è molto da scegliere nemmeno lì per una donna di colore analfabeta, però in città Sarah ha almeno l’opportunità di frequentare la Chiesa episcopale metodista africana di St. Paul: è l’inizio di una lunga strada verso l’emancipazione, grazie al lavoro come lavandaia, alla possibilità di lasciare in custodia la figlia mentre lei fatica nelle case dei bianchi, e soprattutto grazie al programma di alfabetizzazione per le donne di colore. Nel 1894 Sarah incontra John Davis e lo sposa, ma il matrimonio si trasforma in una trappola: quell’uomo è abituato ad alzare le mani, in particolare quando è ubriaco, ovvero quasi sempre. Oltretutto gioca d’azzardo con i soldi della moglie, e si fa presto un’amante. Nel 1903 l’unione finisce.
Intanto Sarah cerca nuove strade per guadagnare qualcosa di più di quel dollaro e mezzo al giorno che le rende l’attività di lavandaia, e si mette a vendere porta a porta prodotti per la cura dei capelli, destinati alla popolazione afroamericana.
Molte donne di colore dell’epoca soffrono di calvizie precoce, soggette a diversi problemi del cuoio capelluto, come la forfora, che pare non andare via con niente. E d’altronde in quegli anni, senza acqua corrente ed elettricità, l’igiene è scarsa e i prodotti a disposizione sono particolarmente aggressivi, mentre la misera e inadeguata alimentazione contribuiscono alla perdita dei capelli.
Il problema della calvizie affligge anche Sarah, che inizia a sperimentare qualche prodotto su consiglio dei fratelli barbieri, ma la svolta avviene nel 1902, quando conosce Annie Malone. Malone ha avviato un’azienda, la Poro, che produce shampoo e creme per capelli, e apre una filiale a St. Louis sperando in grandi affari durante la Fiera Mondiale del 1904.
Mentre si impegna a vendere i prodotti della Poro, Sarah sperimenta delle formule proprie, finché si trasferisce a Denver, nel 1905, dove incontra un farmacista (forse fa la cuoca in casa sua) che le insegna qualcosa di chimica. Sarah mette a punto un unguento che dà grandi risultati nella cura della forfora e previene la caduta dei capelli. Malone è inferocita, accusa Sarah di averle rubato la formula del prodotto, che in realtà è una miscela di zolfo e vaselina già conosciuta da tempo.
Nel 1906 Sarah sposa Charles Walker, esperto di pubblicità e promozione a mezzo stampa, che diventa suo socio. Sarah inizia a vendere i suoi prodotti porta a porta, girando attraverso tutti gli stati del sud insieme al marito, mentre la figlia Leila si occupa della vendita per corrispondenza da Denver.
Immagine del Museo Nazionale di Storia e Cultura Afroamericana dello Smithsonian
Da quella frenetica attività nasce qualcosa di veramente importante, non solo a livello imprenditoriale. Sarah inizia a farsi chiamare Madam CJ Walker, e insegna alle donne afroamericane come curare i capelli, fornendo basilari nozioni di igiene. A Pittsburgh apre un salone di bellezza dove fa formazione per molte “hair culturists”, agenti della “Madam Walker’s Wonderful Hair Grower”: tutte donne di colore alle quali Sarah insegna i precetti basilari per la cura dei capelli.
Già questo sarebbe molto, visto che con l’attività di vendita le agenti guadagnano molto di più rispetto ai classici lavori destinati alle afroamericane (domestiche o lavandaie), ma a Sarah non basta. A tutte le sue allieve – un numero che si aggira intorno alle 20.000 persone e forse più – Madam Walker insegna il valore dell’indipendenza economica e dell’impegno sul lavoro:
Nella sua azienda sono moltissime le donne che fanno carriera e raggiungono posizioni dirigenziali
Sarah Breedlove Walker alla guida della sua auto con tre amiche, 1911
La pubblicità su giornali e riviste, i viaggi di promozione attraverso tutti gli Stati Uniti e poi anche ai Caraibi, fanno conoscere i prodotti di Walker a tutte le comunità afroamericane del paese.
Tutto questo potrebbe già essere sufficiente per considerare quella di Sarah una vita spesa bene, ma non è tutto. Madam Walker si distingue per i suoi sostanziosi contributi economici a innumerevoli associazioni per l’emancipazione dei neri e a sostegno dei loro diritti. A New York costruisce per la sua famiglia Villa Lewaro, che diventa il punto di riferimento per tutte le persone di colore che coltivano sogni di indipendenza ed eguaglianza sociale.
Villa Lewaro oggi
Immagine di Jim.henderson via Wikipedia – licenza CC BY 4.0
Sarah muore a 51 anni, nel 1919, quando è ormai diventata la donna afroamericana più ricca degli Stati Uniti, con un patrimonio stimato intorno ai seicentomila dollari, una vera e propria fortuna paragonata al giorno d’oggi. Madam Walker entra nel Guinness dei Primati come la prima donna nera a diventare milionaria grazie alle sue sole forze e fa parte della lista dei cento afroamericani più importanti della storia.
Una riunione delle agenti di vendita – Villa Lewaro, 1924
Collezione del Museo Nazionale di Storia e Cultura Afroamericana dello Smithsonian
In realtà Sarah Breedlove Walker è molto più di questo: quando essere donna e nera equivaleva a una condanna all’emarginazione, lei non si è limitata a cambiare in meglio la sua vita, ma ha voluto cambiare anche quella di molte altre persone che forse, senza il suo esempio, non ce l’avrebbero fatta. La strada da percorrere la indicava semplicemente così:
“Sono una donna che viene dai campi di cotone del Sud. Da lì sono stata promossa a lavandaia. Da lì sono stata promossa a cuoca. E da lì mi sono promossa da sola ideando e realizzando prodotti per capelli. Ho costruito la mia attività sulle mie stesse basi”.