Ruth Ellis, l’ultima donna impiccata nel Regno Unito, nel 1955, aveva già visto l’inferno ben prima di essere giustiziata.
Conduce a Londra – città in cui tenta di dimenticare i recenti orrori della guerra con eccessi di trasgressione – una vita disordinata e solo apparentemente “libera”.
Ruth viene da una famiglia difficile e con pochi mezzi: è la quinta di sei figli, e probabilmente subisce violenza dal padre; a 14 anni lascia la scuola e inizia a fare la cameriera. Dal Galles la famiglia si trasferisce a Londra e la ragazza comincia a fare la modella per fotografie senza veli. Nel 1944 concepisce un figlio, Andy, con un soldato canadese di passaggio, che la abbandona per tornare a casa dalla moglie.
Per Ruth comincia la caotica vita di “hostess” nei locali notturni, un eufemismo per dire che si prostituisce. Una giostra di clienti abituali che la riempiono di regali, padroni di night club che pretendono prestazioni sessuali, e gravidanze indesiderate concluse con aborti: la vita di Ruth non è certo così facile come può sembrare all’apparenza, con lei che si mostra grintosa e tenta di imitare, con i capelli tinti di biondo platino, le nuove dive di Hollywood.
Nel 1950 sposa un dentista divorziato di 41 anni, George Ellis, che si rivela alcolizzato e violento, oltreché geloso e possessivo. Con lui ha una figlia, Georgina, che però il padre non riconosce. Dopo l’inevitabile separazione, per mantenersi Ruth torna a prostituirsi.
Nel 1953 la sua vita pare fare un passo avanti: diventa la direttrice di una discoteca, il Little Club, dove comunque non si ferma la giostra di ammiratori. E’ qui che incontra David Blakely, giovanotto di buona famiglia con la passione per le macchine da corsa e la birra, già fidanzato con un’altra. Tra i due inizia una relazione burrascosa, costellata di litigi, botte, tradimenti vicendevoli, e soprattutto da un’attrazione sessuale che impedisce ad ambedue di interrompere il rapporto, durante il quale la ragazza rimane incinta e abortisce. Lui le chiede di sposarlo, ma poi interrompe un’altra gravidanza con un pugno che le sferra nella pancia.
Intanto Ruth inizia a frequentare Desmond Cussen, un ex pilota della RAF, con il quale va a convivere dopo essere stata licenziata dal Little Club. La figura di Cussen, un uomo apparentemente mite, non è irrilevante nel tragico epilogo della storia di Ruth e David.
Il 10 aprile 1955, giorno di Pasqua, Ruth cerca di rintracciare David; lo trova in un locale chiamato Magdala, o meglio, vede la sua automobile parcheggiata nei pressi. Verso le 21.30 David esce dal pub insieme ad amico, e non risponde al saluto della ragazza. Mentre lui cerca le chiavi dell’auto, Ruth estrae dalla borsetta una pistola e gli spara un primo colpo, che non andrà a segno. Il secondo lo farà cadere a terra e i successivi tre, esplosi mentre lei lo sovrasta, lo finiranno. Ruth, in stato di shock, è immediatamente arrestata da un poliziotto fuori servizio.
Il processo e la condanna a morte arrivano in tempi incredibilmente veloci. Occorrono solo due giorni per decretare la colpevolezza di Ruth, con una sola domanda posta dall’accusa: “Quando ha sparato a David Blakely a distanza ravvicinata, cosa aveva intenzione di fare?”. La risposta “E’ ovvio che quando gli ho sparato volevo ucciderlo” non lascia scampo alla donna.
La giuria impiega appena 20 minuti per condannarla, Ruth rifiuta di fare ricorso
Il tentativo di salvarla chiedendo la grazia, condotto dalla madre e dalla sorella, lascia Ruth indifferente. Non vuole divulgare la notizia, confessata al suo avvocato, che la pistola (e qualche lezione di tiro) gli era stata data da Desmond Cussen, che pare l’abbia anche accompagnata sul luogo dell’omicidio.
Il 13 luglio, alle 9 di mattina, Ruth Ellis viene giustiziata, tra manifestazioni di dissenso inscenate fuori dal carcere. La condanna a morte di Ruth Ellis porta a una mobilitazione che, alla fine dieci anni dopo, conduce all’abolizione della pena capitale nel Regno Unito.
La storia della giovane Ruth potrebbe concludersi qui, ma val la pena raccontare anche le conseguenze che ebbe la sua morte: nel 1969 la madre tentò di suicidarsi con il gas, senza riuscirci, portandone però i segni per il resto della vita; l’ex marito George Ellis si impiccò nel 1958, dopo anni di alcolismo senza rimedio; nel 1982 il figlio Andy, che aveva trascinato la sua vita dipendendo dalla droga, prima sfregiò la tomba della madre e poi si suicidò.
Gli eventi di questa tragica vicenda sono stati portati sullo schermo in uno splendido film del 1985, “Ballando con uno sconosciuto”, del regista Mike Newell.
Sotto, il trailer del film: