Ropoto: la città fantasma dimenticata della Grecia

Ropoto era il tipico villaggio greco fra le montagne, con una piazza centrale, il cafenio (la caffetteria “per uomini“), un piccolo supermercato, la chiesa e la scuola, una delle situazioni che, viaggiando per la Grecia continentale, si possono osservare migliaia di volte. A Ropoto vivevano circa 300 famiglie prima del 2012, ed è obbligatorio utilizzare il passato remoto perché una tragedia ha sconvolto la vita di queste persone. Oggi Ropoto è una città fantasma, un luogo in rovina che è stato completamente abbandonato dai suoi abitanti e che, con ogni probabilità, rimarrà abbandonato per sempre.

L’evento che ha colpito Ropoto è strano ma non inusuale: una frana che ha portato con sé la maggior parte delle case e delle infrastrutture del paese. La cosa strana è stata che, da ormai quattro anni a questa parte, nessun membro né funzionario dei tre governi che si sono susseguiti alla guida della Nazione si sia degnato di venire a visitare un luogo tanto sfortunato. Ma non solo, da quattro anni nessuno ha fatto una stima dei danni, né pensato a come risollevare quelle case che, inesorabilmente, continuano a trascinarsi verso valle.

Oltre al danno, la beffa

Gli abitanti di Ropoto, senza alcun aiuto da parte dello stato, hanno tentato di ricostruire la propria vita in altro modo, ma la vera beffa da parte dello stato è sempre dietro l’angolo. Agli sfortunati cittadini non solo non è stato offerto alcun tipo di aiuto, ma è anche stato chiesto di pagare l’imposta statale sulle case di proprietà, il Xaratsi.

Il sito web GreekReporter.com è stato l’unico a dare rilevanza alla disastrosa situazione degli abitanti di questa sfortunata cittadina, e ha girato un servizio nel quale si vede la città attraverso gli edifici che la componevano.

 

Sotto, la mappa della città. Se attivate la modalità di Google Street View vi accorgerete della differenza con l’attuale stato di fatto:

Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...