Ron Stallworth: l’Afroamericano che riuscì ad entrare nel Ku Klux Klan

Quando parliamo del Ku Klux Klan e dei suoi orrori ci riferiamo a un’organizzazione segreta che operò diversi crimini contro le minoranze etniche presenti negli Stati Uniti d’America. Sin dalla sua nascita, nel tardo ‘800, i membri furono scelti secondo la condivisione di ideali deprecabili ma essenziali per farne parte: omofobia, antisemitismo, antipapismo e soprattutto razzismo, fondamenti su cui si basò l’intera organizzazione. Uno stralcio del discorso che veniva letto ai nuovi associati durante la cerimonia di iniziazioneera:

Il nostro principale e fondamentale obiettivo consiste nel mantenimento della supremazia della razza bianca in questo paese

Un requisito fondamentale era ovviamente che i membri dovessero necessariamente essere bianchi. A nessun uomo o donna afroamericana venne mai in mente di iscriversi a questo movimento d’odio, d’altronde la comunità nera costituiva la minaccia primaria contro cui l’organizzazione lottava da decenni.

Stampa del Ku Klux Klan, 1870- Via Wikipedia

Eppure, nel 1978 un uomo afroamericano di nome Ron Stallworth lesse un’inserzione sul Colorado Springs Gazette, giornale locale, che invitava coloro i quali aderissero agli ideali elencati ad unirsi ad un “nuovo capitolo del Ku Klux Klan a Colorado Springs.” Il gruppo e le sue ideologie persero potere e influenza verso gli inizi degli anni ’70, a causa di infiltrazioni da parte dell’FBI e soprattutto per via delle vittorie conseguite con successo dai Movimenti per i Diritti Civili cui seguirono molti tentativi di ricostituire l’associazione e procacciarsi nuovi adepti.

L’afroamericano Ron Stallworth, dopo aver letto l’annuncio, spedì una lettera per posta, indicando un indirizzo di casa e un numero di telefono, candidandosi come nuovo membro.

Fu così che Ron diventò il primo afroamericano ad essersi infiltrato nel Ku Klux Klan

Ron Stallworth- Via Wikipedia

Le motivazioni per cui Ron chiese di farne parte sono ben lontane da ciò che potrebbe sembrare una sorta di simpatizzazione per il movimento, ma fu l’inizio di un’operazione di spionaggio in piena regola.

Chi è Ron Stallworth?

Ron Stallworth nacque a Chicago nel 1953. La sua famiglia decise di trasferirsi a El Paso, in Texas, quando Ron era ancora piccolo, favorendo così la sua crescita lontano “dalla povertà, dalle bande e dal conflitto nel South Side della città” come lui stesso scrisse nell’autobiografia “Black Klansman”, libro in cui parla della missione che lo porterà alla fama internazionale.

Da El Paso Ron si trasferì a Colorado Springs (in Colorado) nel 1972, dove decise di inseguire la professione dello zio, Sergente dell’esercito a Fort Carson, nei pressi di Colorado Springs. Stallworth si arruolò nelle forze dell’ordine appena compiuti i 21 anni, e fu il primo afroamericano del dipartimento di Polizia di Colorado Springs. Nel Novembre del 1974 prestò giuramento, diventando il primo afroamericano a diplomarsi nel Police Cadet Program, cioè nel Programma di Polizia per Cadetti.

Patch del Dipartimento di Polizia di Colorado Springs- Via Wikipedia

Il suo arrivo non fu visto di buon occhio dalla comunità in quanto primo poliziotto nero nella storia della contea. Prima di entrare a far parte del dipartimento fu avvisato del clima ostile che lo avrebbe atteso, e di come lo avrebbero trattato i suoi colleghi bianchi, insultandolo o deridendolo. Le risorse umane lo prepararono a spiacevoli evenienze, dicendogli che lui sarebbe stato “nella stessa posizione di Jackie Robinson“, uno dei primi giocatori afroamericani a giocare in una Major League di Baseball, attaccato e perseguitato per il colore della sua pelle. Dissero a Ron che avrebbe dovuto resistere agli attacchi da parte di colleghi o cittadini “senza reagire”.

Il programma dei cadetti fu istituito per incrementare le assunzioni di agenti di polizia di minoranza etnica, ma Stallworth ne parlò come di un disastro nel suo libro, dal momento che solo lui ed un’altra donna nera che arrivò l’anno dopo, vennero assunti dal dipartimento.

Ron aprì la strada ai successivi afroamericani che si arruolarono in polizia a Colorado Springs

Durante gli anni di servizio, Stallworth cominciò a nutrire interesse per il lavoro degli agenti di polizia sotto copertura, ammirandoli e desiderando di diventare uno di loro. La sua occasione arrivò presto.

Nel 1977 Stokely Carmichael, attivista politico nero e leader del “Black Panther Party” (Partito delle Pantere Nere), arrivò in città per tenere un discorso al Bell’s Nightingale Club, un Night Club per neri a Colorado Springs. Con lui arrivò l’occasione per Ron di diventare un’agente speciale: il dipartimento gli assegnò l’incarico di assistere sotto copertura al discorso di Carmichael e assicurarsi che la situazione nel Night non degenerasse.

Stokely Carmichael- Via Wikipedia

Difatti, Carmichael era un’abile oratore, capace di accendere gli animi di protesta attraverso i suoi discorsi, per questo la polizia di Colorado Springs decise di ingaggiare un’agente speciale per monitorare la serata. A discorso finito Stokely consigliò a Stallworth di “armarsi e prepararsi perché la rivoluzione sta arrivando” riferendosi ad una possibile guerra tra i bianchi e i neri d’America. Ron definì Stokely un “pezzo vivente di storia nera.”

Per Ron questo fu il trampolino di lancio che lo portò a ricevere un’importante promozione: fu reclutato nell’Intelligence del dipartimento, in cui condusse operazioni di spionaggio nella sezione narcotici e come infiltrato nei loschi affari della criminalità organizzata. La sua brillante carriera raggiunse la fama quando riuscì ad infiltrarsi nel famigerato Klan segreto.

Parata del Ku Klux Klan a Washington, 1926- Via Wikipedia

Nella lettera che Stallworth scrisse al Ku Klux Klan si finse un uomo bianco che odiava le altre razze: “i neri, gli ebrei, i messicani e gli asiatici” e che avrebbe voluto “cacciarli via e riprendere in mano il paese”. Scrisse in sostanza tutto ciò che il KKK avrebbe voluto sentirsi dire da un aspirante nuovo membro. Quello che Ron non si aspettava era di ricevere una telefonata dall’organizzatore locale del Klan, Ken O’dell, una settimana dopo l’invio della lettera.

L’uomo al telefono chiese: “Sto parlando con Ron Stallworth?”. Fu in quel momento che Ron si rese conto di essersi tradito. Ricordò di aver firmato la lettera con il suo vero nome, dimenticando di dover usare il nome fittizio che utilizzava sotto copertura. L’organizzatore del Klan gli chiese il perché volesse unirsi al KKK e Stallworth decise di inventare una motivazione abbastanza credibile da garantirgli l’entrata nel Klan. Raccontò che sua sorella si era fidanzata con un afroamericano e che per lui fosse rivoltante immaginare

Le mani nere di lui sul corpo bianco di lei

Ron si servì di tutti gli epiteti dispregiativi che venivano utilizzati usualmente dai suprematisti bianchi per insultare le minoranze, assicurandosi così un entusiastico benvenuto dall’organizzatore che rispose: “Sei proprio il ragazzo che stiamo cercando!”. Ron si trovò ad un passo dal conquistare la loro fiducia ed essere reclutato tra le schiere degli incappucciati bianchi, ma doveva superare un ultimo ostacolo, il più importante e difficile:

Avrebbe dovuto incontrare Ken di persona

Stallworth riuscì ad abbindolare l’uomo al telefono fingendosi un uomo bianco, ma come avrebbe potuto continuare la messa in scena faccia a faccia? Decise che all’incontro ci sarebbe dovuto andare Chuck.

Chuck è il nome usato da Stallworth nel suo libro per riferirsi ad un suo collega bianco della divisione narcotici che si spacciò per lui durante gli incontri con il KKK.  Ad oggi non è stata rivelata la sua vera identità.

Per i due agenti non fu semplice condurre questa operazione: Stallworth parlava al telefono con Ken e con altri membri del Klan; quando Chuck li incontrava doveva ricordarsi bene cosa si fossero detti al telefono ed imitare alla perfezione il modo di parlare di Stallworth, impresa difficile dal momento che la voce di Ron era molto diversa da quella di Chuck. Tuttavia, questo non li fermò. Ad Ottobre del 1978 iniziò l’indagine che portò alla scoperta di soldati dell’esercito e agenti di polizia invischiati nel segretissimo Klan.

Grazie all’aiuto di altri due agenti sotto copertura che lavorarono al caso, Stallworth riuscì ad acquisire le prove necessarie che incriminarono le forze dell’ordine coinvolte nel KKK e sventarono molteplici attentati, mediante microfoni che Chuck, anche detto il “Bianco Ron Stallworth”, nascose sotto ai vestiti durante gli incontri, registrando le conversazioni dei membri incappucciati e le cospirazioni dolose che questi architettarono contro la comunità nera.

Riunione del KKK vicino Chicago, 1920- Via Wikipedia

Due settimane dopo la chiamata ricevuta dal vero Ron Stallworth, la sua controfigura, il Bianco Ron Stallworth, incontrò l’organizzatore locale Ken O’dell. Ron intrattenne una lunga telefonata con l’uomo, scoprendo che Ken era un soldato di stanza a Fort Carson. I due programmarono un incontro davanti ad un minimarket, dove il falso Ron conobbe l’uomo che lo fece salire sulla sua auto e lo portò in un bar vicino Fort Carson. Il Bianco Ron piacque molto al KKK, e gli venne offerto di entrare ufficialmente nella “The Organization”, cioè nell’Organizzazione, come veniva chiamata dai suoi membri. Ken non si rese conto della differenza di voce tra il Ron al telefono e il Ron che gli si presentò di persona. Stallworth confessò che solo una volta in più di 7 mesi di indagine Ken sollevò dei dubbi. Un giorno, mentre i due parlavano al telefono, Ken chiese a Stallworth: “Cos’hai? Sembri diverso” a ciò Stallworth prontamente rispose che soffriva di un’infezione al seno nasale. Da allora non furono mai sollevate altre obiezioni, né da Ken né dagli altri confratelli del Klan.

Nonostante le folli conversazioni intrattenute con l’Organizzazione, in cui vennero prese in causa tutte le etnie che “infestavano” gli USA, parlando di come sterminarli e ricostituire “Un’America bianca”, Stallworth rimase sempre al gioco, non mise mai in discussione le idee o i piani dell’organizzazione, almeno non davanti ai diretti interessati.

La cosa più importante per l’Agente sotto copertura fu estorcere più informazioni possibili che potessero incriminare i suprematisti e rendere Colorado Springs un posto più sicuro per tutti, specialmente per la comunità nera. Per far questo però, per prima cosa, avrebbe dovuto essere ammesso alle riunioni ufficiali. Secondo il regolamento dell’Organizzazione, solo i membri tesserati potevano accedervi, ragion per cui Stallworth sollecitò più volte la richiesta del tesserino. Ron attese per settimane, ma non poteva permettersi ritardi che minassero i progressi del Caso, dal momento che i fondi stanziati dal dipartimento erano pochi e iniziavano a scarseggiare.

Decise perciò di contattare David Duke, un uomo il cui curriculum bastava per delinearne le caratteristiche morali e il grado di potere esercitato negli USA: membro della Camera dei Rappresentanti dello Stato della Louisiana, membro del Partito Nazista Americano e del Partito Repubblicano e infine, Gran Maestro e Direttore Nazionale dei “White Knights of the Ku Klux Klan”, I Cavalieri Bianchi del Ku Klux Klan.

David Duke- Via Wikipedia

Ron e Duke andarono subito d’accordo, sin dalla loro prima conversazione instaurarono una sorta di “amicizia” che portò a svariate telefonate tra i due per mesi, in cui Duke si lasciò andare a confessioni e informazioni segrete utili per il caso. Ron adulò il Gran Maestro e si disse onorato di poterci parlare, garantendosi la sua fiducia. Duke infatti promise a Stallworth di occuparsi personalmente della domanda di adesione. Il Gran Maestro rimase così  ammaliato da Stallworth che credette a qualsiasi cosa gli raccontasse, dicendosi “felice di conoscere un vero bianco americano”.

Stallworth non mancò di prendere in giro ulteriormente il Gran Maestro, rivelando in una recente intervista che a volte lo divertiva chiedere a Duke “se fosse mai stato preoccupato che qualche negro furbo lo chiamasse fingendo di essere bianco” ma Duke, sicuro del fatto suo, rispondeva sempre che non fosse possibile non accorgersi della differenza tra un bianco e un nero, anche solo dal modo di parlare. In un’occasione, confessò Stallworth, Duke spiegò la pronuncia che i neri utilizzavano per alcune parole, imitandoli e schernendoli, aggiunse poi di essere convinto che Ron fosse bianco dal modo in cui pronunciava quelle parole.

Dopo pochi giorni dalla conversazione con Duke, Ron ricevette il certificato di appartenenza che arrivò per posta firmato da David Duke in persona, con data 24 Gennaio 1978. Ron lo appese sulla parete del suo ufficio e lo tenne lì per anni.

Da quel momento l’Agente Stallworth divenne ufficialmente un Cavaliere del Ku Klux Klan

Bandiera del Ku Klux Klan- via Wikipedia

L’operazione sotto copertura proseguì nei 7 mesi successivi, durante i quali Chuck, o il Bianco Ron Stallworth, prestò giuramento al Klan alla presenza del Gran Maestro. Sebbene le indagini procedessero per il meglio e Stallworth considerasse i Klansmen dei “totali idioti”, come lui stesso ammise, incombeva il pericolo di essere scoperto e mandare a monte tutto il lavoro fatto.

Nel 1979 David Duke si recò a Colorado Springs, dove tenne una manifestazione del Klan alla Bonanza Steakhouse. Il Capo del Dipartimento di Intelligence decise di assegnare una guardia del corpo sotto copertura al Gran Maestro, così da evitare possibili attacchi da parte dei protestanti. Sfortunatamente quasi tutti gli Agenti dell’Intelligence non erano disponibili per ricoprire il ruolo, perciò il compito fu assegnato proprio a Ron Stallworth, che fu costretto ad accettare.

Ovviamente quando si presentò a Duke non rivelò il suo nome, gli disse semplicemente di essere la sua Guardia del Corpo per la durata della manifestazione e che, nonostante non condividesse i suoi ideali, avrebbe agito con professionalità. Ron ebbe timore che Duke notasse la somiglianza tra la sua voce e quella del “confratello” Ron Stallworth con cui parlava abitualmente al telefono, ma il Gran Maestro non si accorse di nulla.

Stallworth passò quella giornata, come lui stesso raccontò nel suo libro “in una stanza stracolma di Klansmen”, ma nessuno di loro capì chi lui fosse veramente. Alla fine della giornata Stallworth chiese a Duke una foto, per dimostrare di aver incontrato il leader del KKK. Duke acconsentì e Ron si mise tra Il Gran Maestro e un altro membro del Klan, chiedendo al Bianco Ron Stallworth di scattare la foto.

Il vero Ron allungò le braccia intorno ai due e posò sorridente, ma David Duke reagì prontamente: lo attaccò verbalmente, disse che non avrebbe permesso ad un nero di toccarlo e pretese che la foto venisse distrutta. Stallworth ebbe la reazione che cercava e rispose fiero: “Se mi tocchi ti arresterò per aggressione a un agente di polizia. Vale circa cinque anni di prigione” davanti a questa minaccia il Gran Maestro non oppose più resistenza. Così facendo, Ron umiliò Duke davanti a tutto il Klan perché, per una volta, “un poliziotto nero aveva avuto il controllo su di lui.”

Cover della canzone “We are all loyal Klansmen” (siamo tutti fedeli Klansmen)- Via Wikipedia

Qualche tempo dopo, nella primavera del ’79, Ken O’Dell decise di dimettersi e offrire a Ron di diventare Organizzatore. A quel punto il Capo di Ron, il Sergente Trapp, per paura che la storia potesse degenerare e diventare di dominio pubblico, ordinò alla squadra di chiudere le indagini e nascondere le prove che li legavano al Klan.  Purtroppo, il potere politico dei cappucci bianchi era così forte ed esteso che, pur avendo molte prove incriminanti, Stallworth non riuscì a perseguirli penalmente.

I lunghi mesi di indagini portarono comunque a delle piccole vittorie: furono denunciati diversi Klansmen in servizio nell’Esercito Americano e nel NORAD (comando di difesa aerospaziale del Nord-America) e alcuni di loro furono riassegnati in località remote. Ron e la sua squadra riuscirono a sventare più attacchi terroristici: due attacchi nei bar gay di Denver e tre roghi di croci, una tipica pratica di protesta del KKK contro la venerazione di croci, che mirava a minacciare le minoranze etniche.

Il Ku Klux Klan non seppe dell’operazione di Stallworth fino alla pubblicazione della sua autobiografia.

KKK con croce in fiamme- Via Wikipedia

L’agente Stallworth ad oggi ha 69 anni, è in pensione e vive a El Paso, in Texas. Nel 2005, dopo 20 anni di carriera investigativa si ritirò e pubblicò, nel 2014, il libro che racconta la sua famosa operazione sotto copertura.

Ron Stallworth oggi- Via Wikipedia

Nel 2018 il regista Spike Lee girò un film basato sulla storia di Stallworth, dal titolo “BlacKkKlansman”, in cui ripercorre la vicenda (romanzata) del primo afroamericano che riuscì ad infiltrarsi nel Ku Klux Klan.


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