Rodney Alcala: il serial killer che partecipò al “Gioco delle Coppie” statunitense

Affascinante, carismatico, con un sorriso magnetico e la battuta sempre pronta, lo sguardo ammiccante e una folta chioma castana che arriva alle spalle, un’altezza invidiabile e un fisico niente male: questo è Rodney Alcala, un giovanotto dall’aspetto curato che non passa di certo inosservato, anche per quel suo temperamento simpatico che di certo aiuta molto con le ragazze. Nessuno può immaginare che dietro quella facciata da ragazzo brillante e per bene si nasconda un serial killer spietato.

Tutto comincia nel 1978, negli Stati Uniti: gli spettatori sono incollati allo schermo della televisione, rete ABC, dove va in onda uno show molto in voga, The Dating Game, l’equivalente del nostrano “Gioco delle coppie”, a cui partecipano uomini e donne di età compresa tra i trenta e i quaranta anni, per trovare l’anima gemella attraverso una serie di giochi di affinità. Tutto questo senza mai vedersi, separati da un divisorio che veniva spostato solo quando il partecipante aveva scelto il fortunato/a tra i candidati o le candidate.
Nel caso in questione, la ragazza di turno in cerca di marito è la giovane e frizzante Cheryl Bradshaw, che da subito instaura un giocoso e spiritoso botta e risposta con Rodney Alcala, uno dei tre corteggiatori. La simpatia scatta subito, ma Cheryl non si accontenta, è incalzante, stimola Rodney con domande ironiche, a cui lui risponde senza indugi e con presenza di spirito. Spesso sono uscite a doppio senso che hanno l’effetto di strappare una risata gaia e questo fa divertire sia la diretta interessata che il pubblico in studio; anche gli spettatori da casa lo adorano. In men che non si dica Rodney diventa il beniamino del gioco, assieme a Cheryl.

Rodney Alcala al “The Dating Game”

Immagine di Chillkoroy via Wikipedia – licenza CC BY-SA 4.0

In uno dei tanti botta e risposta ammiccanti, Rodney dice a Cheryl, con fare malizioso: “Ci divertiremo da matti insieme, Cheryl”. Questa frase scatena molta ilarità tra il pubblico, che sa bene a cosa alluda. E all’ennesima domanda posta da Cheryl, “Qual è il momento più bello della giornata?” Rodney risponde con altrettanta sicurezza: “E’ la notte. La notte è quando succedono le cose più belle.”

Tutte uscite innocue in apparenza, che viste col senno di poi assumono una connotazione ben più oscura.

Il corteggiamento tra Cheryl e Rodney dura per parecchie puntate, finché non è lei stessa ad arrivare alla decisione finale, quella che tutti si aspettano: neanche a dirlo è proprio lui l’uomo che sceglie. Il divisorio viene spostato, Rodney si fa avanti col suo sorriso a trentadue denti e Cheryl lo accoglie con un sorriso altrettanto smagliante. Eppure accade qualcosa che nessuno prevede.

Cheryl, dopo la scelta fatta, esce con Alcala per il previsto primo appuntamento, ma poi non avrà mai più contatti con lui, perché durante quell’incontro fuori dal set avverte una strana e terribile sensazione che, come dirà poi, ”non avrebbe mai potuto dimenticare”.

Quell’uomo ha uno sguardo che le trasmette un profondo disagio, e la ragazza sente un brivido correrle lungo la schiena. Insomma, l’intuito femminile prevale e le sta gridando a gran voce di non uscire con l’affascinante ragazzo che, a ben vedere, ha qualcosa di sinistro.

In seguito si scopre che Rodney è già da parecchio tempo nel mirino della polizia, sospettato d’aver compiuto diversi omicidi, oltre che molestie e violenze sessuali, sempre su giovani donne. Non avendo prove a suo carico è difficile incriminarlo, perché Rodney è furbo, scaltro, non facile da inquadrare, anche se la sua strategia è sempre la stessa: attirare giovani ragazze (anche minorenni) con la scusa di scattare loro delle foto artistiche, e costringerle con la forza a sottostare alle sue perversioni represse, per poi ucciderle. Anche al Dating Game, Rodney si era presentato come fotografo professionista.

La vita di Alcala non è mai stata rose e fiori: nato nei sobborghi di San Antonio(Texas) nel 1943, cresce in una famiglia assai disfunzionale. Suo padre lo abbandona quando ha appena 11 anni e sua madre decide di trasferirsi a Los Angeles per vivere una nuova vita. A Rodney però questa scelta non piace e a diciassette anni decide di guadagnarsi il pane entrando nell’esercito. Non resiste a lungo a causa di crisi nervose che lo portano a disertare e tornarsene a casa dalla madre.
Uno psichiatra gli diagnostica un disturbo antisociale di personalità, che lo porta a rifiutare qualsiasi norma sociale che regoli la vita civile; in altre parole, rifiuta ogni genere di imposizione. Oltre a questo, soffre anche di disturbo narcisistico della personalità, ovvero la necessità costante di suscitare l’ammirazione da parte di chicchessia. Ma i problemi di salute mentale che affliggono Rodney non finiscono qui: una terza diagnosi fa emergere un disturbo borderline della personalità, che genera stati d’animo “al limite”, come rabbia incontrollabile, depressione e instabilità.

Rodney comunque continua la sua vita e non ha alcuna intenzione di seguire una cura.

All’età di 25 anni attira nel suo appartamento una bambina di soli 8 anni, Tali Shapiro, ma un testimone avvisa la polizia perché insospettito dalla circostanza, e le forze dell’ordine arrivano sul posto, ma non fanno in tempo ad evitare lo stupro della piccola e le violente percosse che quasi l’uccidono. L’autore del crimine però è già scappato, e poi cambia nome: diventa John Berger.

Un altro atto di violenza, che si conclude col suo primo vero omicidio, Rodney lo compie ai danni di Cornelia Michel Crielly, una donna di ventitré anni, hostess di volo, violentata e uccisa per strangolamento in un appartamento di Manhattan.

Rodney la fa ancora franca e riesce a camuffare i suoi istinti dando una parvenza di normalità alla sua vita: si laurea in discipline artistiche e comincia a lavorare nei campi estivi come aiutante e consulente per i ragazzi. Alcuni di loro però riconoscono in lui l’uomo che compare in un manifesto sui ricercati più pericolosi, diffuso dall’FBI, affisso in un ufficio postale. Alcala è quindi arrestato e costretto a tornare in California per rispondere in tribunale sulla violenza attuata ai danni di Tali Shapiro. I genitori della piccola rifiutano di far testimoniare la bambina al processo, e Rodney la fa franca: accusato di aggressione ma non di stupro, ottiene in breve la libertà vigilata.

Nel 1977 Rodney viene di nuovo arrestato per l’aggressione a una tredicenne, che attira con lo stesso modus operandi usato con Tali Shapiro: un passaggio in auto con la scusa di accompagnarla a scuola. Come in un copione già visto, ancora una volta le accuse di aggressione portano a una pena lieve, e Alcala esce di prigione dopo due anni.

Rodney sa di esser nel mirino della polizia, ma sa anche che gli inquirenti non hanno prove sufficienti per istruire un processo che potrebbe costargli l’ergastolo. Non demorde, vuole soddisfare le sue turpi fantasie, e trova una strada facile, che gli farà incontrare molte altre prede: si gioca la carta del fotografo professionista.

Usando il proprio carisma, riesce ad attirare centinaia tra ragazzi e ragazze (saranno poi trovate più di mille foto), con la scusa di scattare loro foto artistiche, così la sua collezione di potenziali prede aumenta a dismisura. Con quella scusa ottiene ciò che gli serve, anche se in seguito, al processo che lo vedrà imputato, ammette di aver stuprato e ucciso solo una delle ragazze fotografate, Monique Hoyt, di quindici anni. A tutte le altre accuse di omicidio risponderà sempre allo stesso modo: “Non ricordo d’averlo fatto”.

Le imprese criminose arrivano alla loro fine nel 1979, quando Rodney azzarda il passo più lungo della gamba, proprio partecipando al The Dating Game: nonostante sappia che la polizia sospetti di lui e gli stia con il fiato sul collo, si mette in mostra in quel gioco così popolare; tronfio della propria scaltrezza e troppo sicuro di sé, si presenta come candidato. Le cose, però, non vanno come prevede.

Dopo il rifiuto di Cheryl Bradshaw ad uscire con lui, Rodney sfoga i suoi bassi istinti su una ragazzina di dodici anni, Robin Samsoe. La bambina è scomparsa da circa due settimane e si teme il peggio. La sicurezza della sua morte arriva quando la polizia, finalmente, riesce a trovare il cadavere e prove che inchiodano Rodney all’omicidio della piccola.

Rodney Alcala nel 1997

Immagine di pubblico dominio

Alcala viene arrestato nel 1980, e malgrado non esistano riscontri, la polizia sospetta che si sia macchiato di qualcosa come 130 omicidi e forse anche di più; al processo non riesce a scampare alle accuse, ma alla pena di morte sì, grazie a cavilli giuridici.

Il procedimento contro Alcala, ripetuto nel 1986 (sempre per l’omicidio di Robin Samsoe) per confermare o meno la condanna a morte, finisce nuovamente invalidato ed è da rifare.

Nel 2010 si istruisce un nuovo processo, dove si aggiungono le accuse per altri sei omicidi scoperti nel frattempo, per i quali esistono i riscontri del DNA. L’accusato inscena un vero e proprio show in tribunale, nel quale difende sé stesso, “interpretando” sia la parte di avvocato sia di imputato, cambiando addirittura tono di voce nelle due vesti. Una vera e propria farsa che non convince la giuria.

Le vittime accertate di Alcala


Una volta letta la sentenza finale, che è di condanna a morte, Rodney invoca clemenza, sostiene di aver bisogno di cure e intona addirittura la canzone “Alice’s Restaurant” (un brano cult del blues di protesta) pur di sfuggire alla pena di morte:
“Voglio dire, io voglio, voglio uccidere. Uccidere. Io voglio, voglio, voglio uccidere, voglio vedere sangue e budella e vene tra i denti. Mangiare cadaveri bruciati. Voglio uccidere, uccidere, uccidere, uccidere…”

In realtà Rodney Alcala non viene giustiziato – nonostante i sette omicidi per i quali è stato ritenuto colpevole, e le decine e decine che sembrano imputabili a lui, per via di quelle donne da lui fotografate e poi scomparse – ma rimane per anni in attesa nel braccio della morte, fino a che, ormai malato da tempo, muore il 24 luglio 2021, a 77 anni d’età.

Rodney Alcala può facilmente essere collocato tra le fila dei serial killer più spietati di sempre, assieme a Ted Bundy o Issei Sagawa, menti malate che si contendono un ben triste primato.

Tirando le somme, con un pensiero rivolto alle vittime, si può affermare che Cheryl Bradshaw si è salvata la vita dando retta al suo istinto, o se vogliamo, al suo intuito femminile. Se non lo avesse fatto, sarebbe probabilmente finita nell’elenco delle vittime di Alcala. Le sue parole su quell’uomo non lasciano spazio a dubbi:

“Era tranquillo ma ogni tanto mi interrompeva e diventava aggressivo. A un certo punto è diventato molto cattivo, rude e aggressivo, come se cercasse di intimidirmi. Non solo non mi è piaciuto per niente… E’ stato uno degli uomini più inquietanti con cui sia mai uscita.”


Pubblicato

in

da