Rocchetta Mattei: il Castello che non ti aspetti sui colli Bolognesi

William Shakespeare, nel suo dramma La Tempesta, scrive che “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, visioni sfuggenti come la notte che li accompagna ed eterei come l’alba che li porta via.

Quando però i sogni sono pensieri aperti sul mondo, allora possono diventare materia.
Come la fiabesca Rocchetta Mattei, nata dalla fantasia visionaria del Conte Cesare Mattei (1809-1896) che, come lo definisce il sito ufficiale della rocca, era “un uomo che aveva deciso di curare il mondo”.

La Rocchetta Mattei

Fonte immagine: Rapallo80 via Wikipedia – licenza CC BY-SA 4.0

Nel medioevo, quando a Bologna svettavano cento e più torri, a Savignano Lungoreno, nelle vicinanze, su una piccola altura, sorgeva una rocca posta a difesa del passaggio sul fiume Reno, nei territori dominati dalla potentissima Grancontessa Matilde di Canossa. Già alla fine dell’XI secolo il maniero aveva perso d’importanza e fu abbandonato.

Il conte Cesare Mattei

Fonte immagine: Sailko via Wikipedia – licenza CC BY 3.0

Chissà se furono i resti medioevali, o la straordinaria vista sulle vallate lì intorno, o il magnifico isolamento garantito dal rialzo roccioso, o ancora la magia dell’incontro di due fiumi (Limentra e Reno), a incantare Mattei, alla ricerca di un luogo dove costruire il suo sogno.

Fonte immagine: Angelo nastri nacchio via Wikipedia – licenza CC BY-SA 4.0

Il 5 novembre del 1850 il Conte pose la prima pietra del castello, forse già pensando di tornare indietro nel tempo, a quel Medio Evo che tanto doveva affascinarlo: non solo si ispirò all’architettura medioevale italiana, ma addirittura condusse una vita da antico castellano, attorniato da una “corte” e allietato addirittura da un buffone.

La Sala dei Novanta

Fonte immagine: Sailko via Wikipedia – licenza CC BY 3.0

Mattei non pose comunque limiti alla fantasia: la Rocchetta ha la materialità di un castello, ma l’apparenza di un sogno, dove lo stile moresco sposa quello moderno dell’epoca, e il medioevo si confonde col gotico, in un rincorrersi senza fine di stanze e saloni, scale scenografiche e torri, cortili arabeggianti e addirittura un ponte levatoio, che conduce in quella che era la stanza da letto di Mattei.

Il Cortile dei Leoni

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Immagine personale

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Il Conte andò a viverci nel 1859, appena l’edificio fu considerato abitabile, ma realizzazione del sogno occupò praticamente anche i due decenni seguenti.

L’ippogrifo a guardia della Rocca

Fonte immagine: Rapallo80 via Wikipedia – licenza CC BY – SA 4.0

La Rocchetta non era però l’unico scopo della vita di Mattei. Più nobile, altruistica e certamente più difficile era l’altra sua missione: curare i malati con un tipo di medicina che lui chiamò elettromeopatia, un metodo terapeutico che mescolava omeopatia e fitoterapia, oltre a una buona dose di moderna alchimia.

La Cappella

Fonte immagine: Sailko via Wikipedia – licenza CC BY 3.0

Il Conte Mattei era un uomo colto, un letterato prestato per diversi anni alla politica, che si dedicò tardi agli studi medico-scientifici, quando vide la madre morire di cancro, senza che nessun dottore potesse fornire una cura o almeno alleviarle il dolore. Mattei studiò dei rimedi che prevedevano l’uso di granuli medicati abbinati a liquidi, che il conte definiva “fluidi elettrici”. La terapia, adatta a molti tipi di patologie (ma in particolare al cancro), doveva ristabilire l’equilibrio delle cariche elettriche del corpo malato, riportandolo alla “neutralità”. Si narra che il Conte raccogliesse l’acqua piovana, elemento base dei suoi rimedi, durante i temporali, quando i fulmini la caricavano di elettricità. Da lì a immaginarlo come un Dottor Frankenstein il passo è breve, anche perché Mattei non lascia nulla di scritto sui suoi esperimenti, né tantomeno condivide le formule dei suoi rimedi.

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Un’originale visuale della Cappella

Fonte immagine: Angelo nastri nacchio via Wikimedia Commons – licenza CC BY-SA 4.0

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Anche se dopo la morte del Conte l’elettromeopatia ebbe vita breve, giusto qualche decennio (oggi vengono prodotti dei rimedi “non originali” in India e Pakistan), negli anni tra il 1860 e il 1880 le terapie di Mattei conquistarono il mondo. Numerosi malati arrivavano da ogni parte del pianeta per farsi curare con la nuovissima terapia, e intorno alla Rocchetta il Conte fece costruire dei villini per ospitare i pazienti.

Immagine personale

La Rocchetta Mattei nel 1956

Fonte immagine: Fondo Paolo Monti via Wikipedia – licenza CC BY-SA 4.0

Tale e tanto fu il successo dei rimedi (Dostoevskji cita il Conte e le sue cure nel suo libro “I fratelli Karamazov”), che Mattei iniziò una produzione su vasta scala, per esportarli in tutto il mondo. Depositi sorsero negli Stati Uniti, in Cina, ad Haiti, oltre che in Europa.

Il sogno di curare quante più persone possibile, probabilmente con quello che oggi definiremmo un effetto placebo, si realizza grazie alla generosità di Mattei: se i suoi rimedi vengono profumatamente pagati da chi ne ha le possibilità (se ne avvalgono la Regina Margherita, la Regina Vittoria, che li fa diffondere in India, e molti altri nobili italiani e stranieri), sono invece regalati a tutti gli ammalati non in grado di comprarseli.

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Immagine personale

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A raccontare meglio la personalità del Conte Mattei, la sua energia e vitalità, si può raccontare di quella figlia avuta a 80 anni, dalla sua governante trentenne, Maria Albina Bonaiuti. Dopo varie vicende familiari, che vedono il Conte quasi minacciato dalla rovina per la pessima gestione finanziaria del nipote Luigi (figlio del fratello), estromesso dall’eredità, e l’adozione come figlio del collaboratore Mario Venturoli, che sarà a sua volta diseredato perché sospettato, insieme alla moglie, di aver voluto avvelenare il suo benefattore, il Conte Cesare Mattei muore a 87 anni. Alla figlia naturale, Maria, resteranno le briciole di un’eredità rivendicata da Mario Venturoli, che avanza le sue pretese adducendo una presunta (e forse in qualche modo reale) infermità mentale di Mattei, perseguitato negli ultimi anni da manie paranoiche.

Il Conte Mattei e la governante Maria Albina Bonaiuti

Immagine personale

L’ingresso alla Rocchetta

Immagine personale

Immagine personale

Anche se gli eredi proseguirono l’attività di Mattei, nel 1959 la produzione cessò del tutto, mentre la Rocchetta andava in rovina.

Rocchetta Mattei – veduta a ponente – immagine antecedente il 1914

Immagine di pubblico dominio

Il castello aveva pagato il suo tributo alla guerra – danneggiata pesantemente all’interno dalle truppe tedesche – tanto che l’ultima erede tentò di donarla al Comune di Bologna, che non mostrò interesse.

La tomba di Cesare Mattei, nella Cappella della Rocchetta

Fonte immagine: Rapallo 80 via Wikipedia – licenza CC BY-SA 4.0

Dopo alterne vicende, quando ormai il sogno di Mattei sembrava destinato a sgretolarsi come già era accaduto alla rocca medioevale, interviene la Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna (Mattei era stato uno dei fondatori dell’istituto), che nel 2006 acquisisce la Rocchetta e inizia l’opera di restauro, terminata nel 2015.

Immagine di pubblico dominio

Inaspettata e stupefacente tra le colline sopra Bologna, la Rocchetta Mattei incanta chiunque abbia il gusto di volare con la fantasia attraverso un labirinto di sogni diventati realtà.

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La Limonaia

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Sotto, un servizio del TG2 di qualche anno fa ce la mostra all’interno.


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