Robyn Davidson: l’esploratrice che attraversò il deserto australiano con 4 cammelli e un cane

Quando Robin Davidson, con la sola compagnia dei suoi 4 cammelli Dookie, Bub, Zelekeia e Goliath e del suo fedele cane Diggity, decise di iniziare l’avventura che le avrebbe cambiato la vita aveva soli 27 anni. Era il 1977 quando partì da Alice Spring, una delle città più popolose e importanti del Nothern Territory in Australia, per attraversare tutto l’immenso ed inospitale Outback australiano fino ad arrivare ad Hamelin Pool sulle rive dell’Oceano indiano, dove si concluse la sua spettacolare avventura.

La sua impresa venne immortalata dal fotografo del National Geographic Rick Smolan che la seguì incontrandola durante alcune tappe del suo viaggio e scattò le splendide fotografie che poi avrebbero corredato l’articolo che il giornale stesso le dedicò nel 1978 a fine impresa, 9 mesi dopo la sua partenza. Dopo il grande successo dell’articolo Robyn decise di scrivere un libro autobiografico sulla sua avventura intitolato Orme da cui poi nel 2013 è stato tratto un film intitolato “Tracks – Attraverso il deserto”, con Mia Wasikowska nei panni di Robin e Adam Driver nei panni di Rick Smolan, presentato anche al Festival del Cinema di Venezia.

Sotto, fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Flickr:

La decisione di partire

Nata nel 1950 a Stanley Park, grande stazione per l’allevamento di bestiame di Miles nel Queensland, Robyn ha un’infanzia molto difficile. A soli 11 anni perde la madre che si suicida e va a vivere da una zia paterna. Dopo aver frequentato un liceo femminile a Brisbane, una delle città più importanti d’Australia oltre che capitale del Queensland, ed essersi diplomata con il massimo dei voti, rifiuta una borsa di studio e comincia a studiare zoologia.

Poi però cambia idea e prova altre facoltà (tra cui lingua e cultura giapponese) e nel frattempo si sposta da un posto all’altro dell’Australia fino ad approdare a Sydney. È proprio allora che inizia a pensare di intraprende il viaggio nell’immenso territorio interno australiano. Per farlo si trasferisce ad Alice Spring per imparare ad addestrare i cammelli che le serviranno durante il viaggio, gli unici animali da soma capaci di sopportare il torrido clima dell’entroterra australiano.

Alice Springs, veduta, fotografia di Stephen Codrington condivisa con licenza CC BY 2.5 via Wikipedia:

E così, dopo due anni passati ad apprendere presso due allevatori, decide di partire. Non prima però di essersi resa conto che ha bisogno di un finanziamento perché nonostante il lavoro non è riuscita a mettere da parte i soldi per preparare tutto l’equipaggiamento che in seguito ammonterà a circa 750 chili di bagaglio. Scrive così al National Geographic raccontando il suo proposito e il giornale, con sua immensa sorpresa, accetta la proposta e le finanzia il viaggio con 4.000 dollari a patto che lungo il viaggio si faccia seguire ed immortalare da Rick Smolan per delle foto che poi serviranno per l’articolo.

Robyn così accetta il compromesso, seppur malvolentieri perché vorrebbe che il viaggio resti una sua esperienza personale e privata, ma resasi conto che senza quel finanziamento non può portare a termine l’impresa, accetta che Rick la raggiunga durante il suo viaggio in 5 tappe prestabilite per scattare le foto. Nonostante l’iniziale diffidenza, alla fine la presenza del fotografo si rivelerà fondamentale, sopratutto quando lungo uno dei tratti più pericolosi del percorso Rick le lascia delle taniche d’acqua in punti prestabiliti deviando dal suo tragitto in auto per più di 2000 km.

L’entroterra australiano

Per capire quanto difficile e complessa sia stata l’impresa di Robyn va detto che l’Outback australiano è tra i territori più vasti, inesplorati, pericolosi ma allo stesso affascinati del nostro pianeta.

Australian Outback, fotografia di Andy Mitchell condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Wikipedia:

Per immaginarsi l’enormità basti pensare che copre il 70% del continente australiano e potrebbe contenere più di metà degli Stati Uniti o l’intera Europa. Si estende su più stati tra cui il Nothern Territory, la maggior parte del Western Australia, South Australia, Queenslad, il nord ovest del Nuovo Galles del Sud e in tutta questa area vive solo il 5% della popolazione australiana. Ad ogni modo è un territorio talmente vasto e variegato che gli stessi australiani non ne hanno in mente i confini ben precisi. Ha una fauna e una flora incredibilmente varia e distese immense che si alternano a piccole cittadine disperse qua e la, insomma è sicuramente un posto molto particolare e incredibilmente affascinante per tutti i viaggiatori amanti dell’avventura e dei paesaggi sconfinati.

Sotto, un Camelus dromedarius nell’Outback, fotografia di Gabriele Delhey  condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:

Le tappe di Robyn

Ma quali tappe Robyn percorre in questo vastissimo e complesso territorio?? Partendo da Alice Spring, attraverso i deserti australiani, visita posti come le Olgas, il bush, i territori degli aborigeni Ngaanyatjarra dove viene accompagnata dall’anziano aborigeno Mr Eddie, che deciderà di sua spontanea volontà di accompagnarla per parte del viaggio e si rivelerà una risorsa insostituibile, guidandola verso le risorse e le fonti d’acqua. Innanzitutto però, come detto, parte da Alice Spring, una delle tappe più note per chi vuole visitare l’Outback e il cuore pulsante del cosiddetto Red Centre australiano, chiamato così a causa del colore rossiccio del terreno ricco di ferro.

Sotto, Alice Springs, fotografia di ogwen condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Chiamata Mparnetwe dagli aborigeni australiani, ha un clima arido e secco a causa dei deserti che la attorniano, ed è una vera e propria città di frontiera dove la cultura degli aborigeni che l’hanno abitata per secoli e secoli si fonde a quella dei coloni europei che arrivarono qui nell’800 e fondarono i primi insediamenti. È proprio da questo luogo che Robyn si inoltra poi nei deserti fino ad arrivare nel bush, l’immensa distesa di prateria australiana parte del quale circonda le Olgas e soprattutto Uluru, Ayers Rock in inglese, l’immenso monolite visibile anche a chilometri distanza e che con il tempo è diventato uno dei simboli per eccellenza del Paese.

Kata Tjuta conosciuto anche come The Olgas, fotografia condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:

Sia le Olgas sia Uluru si trovano nel Parco nazionale Uluru – Kata Tjuta, uno dei pochi luoghi in Australia ad essere stati inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità dall’UNESCO. Il monolite in particolare, si staglia per circa 350 metri nel territorio del bush ed ha un’altezza di 864 metri.

Uluru nel pomeriggio, immagine di Pubblico Dominio:

Essendo un luogo sacro per gli aborigeni attorno alla sua figura ci sono moltissimi miti e leggende aborigene secondo cui la grande roccia porti tracce del passaggio e della vita di esseri ancestrali vissuti nella epoca del dreamtime, il Tempo del sogno che secondo la mitologia aborigena è il tempo che precede la creazione del mondo. Dopo essere passata per questi luoghi così misteriosi, Robyn si inoltra sempre più nei deserti e ne attraversa vari, da quelli di sabbia rossa a quelli di sabbia dorata o bianca. Per meglio capire l’immensità dei deserti australiani vi basti sapere che il più grande di essi, il Great Victoria Desert, ha una superficie di 350.000 km2, superiore rispetto alla superficie italiana che è di 301.340km2.

Ma oltre questo ci sono anche altri deserti a farla da padrone nelle zone centrali del continente oceanico, posti come il Great Sandy Desert, il Deserto di Gibson e quello di Simpson, tanto per citare i più noti.

Great Sandy Desert – Immagine di pubblico dominio

Proprio in questi luoghi inesplorati incontra il succitato Mr Eddie, l’aborigeno che la guiderà tra le zone desertiche del popolo dei Ngaanyatjarra le cui terre coprono una sezione grande quanto il Regno Unito e che attraversano buona parte di alcuni dei deserti su citati. Questi popoli vivono in quei luoghi da circa 10.000 anni.

Dopo 9 mesi finalmente raggiunge la sua meta prefissata l’Oceano Indiano ad Hamelin Pool dove si trova una riserva marina naturale protetta anch’essa facente parte della lista dei siti patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO e che si estende per 127.000 ettari circa.

Hamelin Pool, fotografia di Phil Whitehouse condivisa con licenza CC BY 2.0 via Wikipedia:

Perché fare un viaggio così?

Tanti hanno posto questa domanda negli anni successivi a Robyn Davidson, che poi verrà soprannominata “la signora dei cammelli”. Cosa spinge una ragazza così giovane ad intraprendere un viaggio così lungo e pericoloso in uno dei territori più inesplorati e vasti che ci siano al mondo?

Lei ogni volta risponde: “il viaggio parla da sé. Ma se proprio devo aggiungere altro, posso dire che semplicemente che amo il deserto e il suo incomparabile silenzio. Amo stare tra gli aborigeni e imparare da loro. Amo la libertà di essere da sola. E ovviamente amo i cammelli. Cos’altro dovrei aggiungere?

Great Victorian Desert, fotografia di Marian Deschain condivisa con licenza Creative Commons 3.0 via Wikipedia:

La cosa certa è che un’impresa del genere è degna dei migliori esploratori dei tempi più antichi. Negli anni successivi Robyn ha sempre affermato di essere riuscita attraverso quel viaggio non solo a vedere posti incredibilmente belli e pieni di vita (contrariamente a ciò che si può pensare sui deserti), ma sopratutto che l’ha resa una persona più competente dandole la capacità di capire chi fosse e cosa volesse davvero dalla sua vita. Per dirla con le sue parole: “Il viaggio fu un’occasione per mettermi alla prova per mettere insieme tutti i pezzi di me stessa per farne una persona competente e penso che sia riuscito nell’intento. Ne sono emersa estremamente fiduciosa di me stessa. Qualunque cosa ti trattiene, lascialo andare, fai ciò che vuoi e non lasciare che la paura inibisca la tua vita”.

Giulia Flammia

Sono una storica appassionata di cinema, viaggi, culture del mondo e buona tavola. Parlare di storia e cinema davanti ad un bel film e in un bel posto, in buona compagnia, basta a rendermi felice. Scrivere è la mia più grande passione da quando ero bambina e quello che mi impegno a fare meglio (oltre a cucinare dolci ).