Ritratto di fanciullo con disegno: un dipinto unico nella storia del Rinascimento Italiano

Un dipinto unico nella storia della pittura italiana cinquecentesca. Un pittore fra i tanti importanti artisti italiani Rinascimentali caduti ingiustamente nell’oblio e che finalmente uno studio moderno più approfondito sta riportando alla luce.

Giovan Francesco Caroto nacque a Verona nel 1480 circa, da una famiglia originaria di Caravaggio nella provincia di Bergamo. Giorgio Vasari ci racconta nelle sue Vite che il Caroto una volta abbandonati i suoi studi delle Arti Liberali divenne allievo del grande pittore e miniatore Liberale da Verona. Durante il suo apprendistato nella bottega del Liberale ebbe il modo di imparare l’uso intenso e potente dei colori con la capacità di abbinare anche una luminosità con sfumature più lievi. Questi elementi stilistici rimarranno fissi nel suo percorso artistico, nonostante la continua tendenza che lo accompagnerà per tutta la sua carriera, a discostarsi dalla scuola veronese di pittura per lasciarsi contaminare dalle più diverse correnti artistiche con cui avrà occasione di entrare in contatto grazie ai diversi viaggi che intraprenderà nell’Italia settentrionale.

Viaggiò a Mantova nei primi anni del ‘500 dove venne a contatto presso i Gonzaga con il grande Andrea Mantegna che lo influenzò moltissimo; pare che il Mantegna abbia frequentato anch’egli la bottega di Liberale in occasione di una sua permanenza a Verona durante la realizzazione della pala d’altare per la chiesa di Santa Maria in Organo. Caroto doveva essere rimasto particolarmente impressionato dal pittore padovano, tanto che più volte lo seguirà nella vicina Mantova dove egli era attivo, pur non facendo parte mai della sua bottega, ma preferendo lavorare sempre in autonomia e conservando il suo stile eclettico. In questo periodo Caroto inizia ad avere le prime importanti commissioni. La fase intermedia dell’attività pittorica dell’artista veronese va indubbiamente messa in relazione con il suo interesse per la pittura lombarda ed è collegabile con il soggiorno del pittore a Casale Monferrato.

Nell’ambiente cosmopolita milanese entrò probabilmente intorno al 1514 in contatto con l’arte dei pittori Leonardeschi (in particolare di Bernardino Luini) e dei fiamminghi, da sempre molto in voga nella capitale lombarda. Intorno al 1518 Caroto ritorna nella sua natia Verona viaggiando però in alcune occasioni ancora a Casale Monferrato dove, ad esempio, nel 1523 dipingerà un bellissimo San Sebastiano per la chiesa di Santo Stefano.

Caroto diventa famoso per la bellezza dei suoi ritratti delle dame di servizio della marchesa, oltre che a quello del primogenito della casata di Guglielmo IX da Monferrato (suo mecenate) come scrive il Vasari. Lo stesso Vasari ci descrive il Caroto come un personaggio estroso, stravagante, amante dello scherzo e nel suo dipinto più famoso, databile intorno al 1523, tutto questo si palesa.

Perché questo ritratto viene considerato un unicum nella storia della ritrattistica Rinascimentale?

Analizziamolo da vicino: su sfondo nero emerge a mezzo busto un bambino sui dieci/dodici anni (probabilmente Bernardino, il figlio di Caroto) dai capelli lunghi; il bambino ci guarda e ride scherzosamente, quasi soddisfatto. I colori dominanti sono il verde del vestito abbinato all’arancio dei capelli e del berretto posato in basso. Il verde e l’arancio sono colori complementari nella pittura ed il quadro è tutto studiato per restituire armonie come nella musica.

Tre cose ci colpiscono: lo sguardo vivace, sveglio e scherzoso del bambino che ti guarda dritto e deciso negli occhi. La bocca grande e semiaperta del bambino dall’espressione quasi sfacciata. Il disegno tipico da bambino di una figura umana maschile tenuto nella mano destra.

Attenzione: nel foglio che il bambino tiene in mano con il disegnino semplice si vede però anche un piccolo dettaglio ben disegnato: uno studio di occhio umano di profilo, che assomiglia moltissimo agli studi dei trattati anatomici di Leonardo.

Potrebbe essere allora un foglio di studio del pittore che il figlio aveva preso di nascosto per disegnarci il suo scarabocchio? Il pittore fissa per sempre su tavola un momento di vita quotidiana con questo attimo scherzoso ed innocente della birichinata del figlio? Forse un momento nel rapporto tra il maestro e l’allievo? Di sicuro il sorriso del bambino rimarrà per sempre fisso nei nostri occhi.

Nel 2015 abbiamo rischiato di perdere il capolavoro burlesco di Caroto: il dipinto fu trafugato assieme ad altre importanti opere dal a Verona e portati fino a Kiev in Ucraina. Fortunatamente i Museo di Castelvecchio dipinti furono recuperati all’inizio del 2016 e noi possiamo godere ancora di questo sorriso enigmatico che forse ci rimanda ad un altro sorriso più famoso Leonardesco…

Marco Lo Muscio

(in collaborazione con il Museo Wunderkammer “Artificialia”)

Marco Lo Muscio

Marco Lo Muscio, romano classe 1971, è un compositore, organista e pianista; è collaboratore come compositore della Harvard University e collaboratore italiano di Steve Hackett (Il chitarrista dei Genesis). Più di 800 concerti tra Europa, America e Russia, da Notre Dame a Parigi a Westminster Abbey a Londra, dal King's College a Cambridge (unico italiano ad essere stato invitato tre volte) al Merton College di Oxford, dalla Filarmonica di San Pietroburgo alla St. Thomas Church sulla Quinta Strada di New York, fino al Duomo di Milano. La sua passione per l'arte lo ha portato a creare negli ultimi due anni un vero Museo Wunderkammer (Camere delle meraviglie) a Roma dove è possibile fare una visita guidata con concerto cercando di ricreare quella meraviglia che i visitatori provavano di fronte le prime Wunderkammer Rinascimentali/Barocche. Oltre alla musica e l'arte è un grande amante del cinema e degli animali.