E’ stato recentemente ricostruito il volto di un uomo che visse fra gli 8.000 e i 9.500 anni orsono a Gerico, nei pressi del fiume Giordano in Cisgiordania, il cui cranio fu scoperto nel 1953 dall’archeologa Kathleen Kenyon. I resti furono rinvenuti insieme a quelli di altri sei antenati, e il teschio di Gerico venne trasferito al British Museum di Londra, dove oggi si trova. I teschi vennero coperti al momento della sepoltura con del gesso, per ragioni a noi oggi sconosciute, che preservò le parti interne dal deterioramento.
Alexandra Fletcher, del British Museum, afferma che “l’uomo era certamente maturo quando morì, ma non possiamo dire con certezza il motivo per cui il suo cranio e gli altri insieme a lui vennero scelti per essere ingessati. Le ragioni potrebbero esser legate ad uno status sociale raggiunto da queste persone in vita e che li portò ad essere ricordati anche dopo la morte”.
La ricostruzione tridimensionale del volto dell’uomo è stata prodotta usando una scansione di Tomografia computerizzata del cranio (simile a quella eseguita sui gessi di Pompei), che ha rilevato la struttura delle ossa facciali. La scansione ha diagnosticato che l’uomo aveva denti rotti e cariati, che il naso era stato rotto e poi guarito e che la testa era stata fasciata sin dalla giovane età per modificare la forma del cranio, il che suggerisce che facesse parte dell’elité della propria società.
Il cranio è senza mascella e nelle orbite furono posizionate delle conchiglie per ricordare la presenza degli occhi.
La parte posteriore del cranio è mancante di un frammento: