“Ricorditi di me, che son la Pia;”, queste parole vengono fatte pronunciare a Pia de Tolomei da Dante, nella Divina Commedia, quando la incontra nel Canto V del Purgatorio, riservato alle anime dei morti che sono stati uccisi violentemente e che si sono pentiti in fin di vita. Pia de Tolomei, al contrario delle altre due anime con cui dialoga Dante, Jacopo del Cassero e Bonconte da Montefeltro, è l’unica a non avere un riscontro storico certo e verificabile. Scrive il Sommo Poeta:
“Deh, quando tu sarai tornato al mondo
e riposato de la lunga via”,
seguitò ‘l terzo spirito al secondo,
“ricorditi di me, che son la Pia;
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnanellata pria
disposando m’avea con la sua gemma”.
(Divina Commedia, Purgatorio. V, 130-136)
“Orsù, quando sarai tornato sulla Terra e avrai riposato per il lungo cammino”, proseguì un terzo spirito dopo il secondo, “ricordati di me, che sono la Pia; nacqui a Siena e fui uccisa in Maremma; lo sa bene colui che, dopo avermi chiesto in sposa, mi aveva dato l’anello nuziale”.
Sotto, Pia de’ Tolomei, Dante e Virgilio disegnati da Gustave Doré:
Chi era Pia de’ Tolomei?
Dante racconta la vicenda di una violenza familiare estrema, l’uxoricidio, subìto da una certa Pia da parte del marito. Ma su chi fosse in realtà Pia, e il marito, la storiografia italiana è da sempre incerta. L’ipotesi storicamente più antica è che Pia fosse una principessa senese, della casata dei Tolomei, uccisa dal marito Nello dei Pannocchieschi nel 1297, quindi pochissimi anni prima della composizione della Divina Commedia (1306-1321 circa). Nello fu podestà di Volterra, di Sassuolo e di Lucca, una figura politica di spicco durante la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo.
Sotto, Pia de’ Tolomei dipinta da Eliseo Sala 1846:
Nello si sposò una prima volta con una donna dal nome sconosciuto, poi, sicuramente vedovo, ottenne dal Papa il permesso di sposare Margherita Aldobrandeschi, un’affascinante e battagliera contessa decaduta di Sovana e Pitigliano. Il matrimonio fra i due ebbe luogo nel 1303 e produsse un figlio, che morì tredicenne per mano dei sicari degli Orsini, la famiglia cui la donna era precedentemente legata in matrimonio con il deceduto Orso. Margherita abbandonò sicuramente Nello, che morì in una data sconosciuta posteriore al 1322, anno in cui fece testamento.
Pia de’ Tolomei sarebbe quindi la moglie precedente di Nello dei Pannocchieschi, uccisa da quest’ultimo per poter sposare Margherita, gettata da una finestra di Castel di Pietra, a Gavorrano, la cui rupe su cui era edificato prende il nome proprio dal personaggio storico: “Il Salto della Contessa“.
O forse no?
Gli indizi che portano gli storici a dubitare di questa versione sono molteplici. In primis non esiste in quel periodo, nella casata dei Tolomei, nessun registro di una certa “Pia”. Inoltre, Bianca, una delle figlie di Nello, finì in sposa proprio a un Tolomei, circostanza curiosa se si pensa che il padre avrebbe ucciso la madre di Bianca e donna appartenente alla stessa casata del marito.
Pia de’ Tolomei dipinta da Dante Gabriel Rossetti:
La versione più moderna vede Nello dei Pannocchieschi esecutore materiale di un uxoricidio per conto terzi. Il cognome da nubile di Pia sarebbe non “de’ Tolomei”, ma Malavolti, sposa di un Tolomei. Nello dei Pannocchieschi sarebbe quindi l’uomo che la fece sparire, forse uccidendola o forse rinchiudendola in una delle stanze di Castel di Pietra.
La terza ipotesi
Secondo altri Pia non sarebbe stata sposata in Malvolti, ma Malvolti di nascita, sposa di Baldo d’Aldobrandino de’ Tolomei in prime nozze e poi di Nello dei Pannocchieschi in seconde. La fine che fece la donna è sempre uguale, ma i protagonisti giocano ruoli diversi. In questa versione è Nello a farla uccidere, o a esiliarla dentro una stanza, e il luogo è sempre quel Castel di Pietra di cui, oggi, rimane solo un orizzontale rudere in Maremma. In questo caso però l’uxoricidio sarebbe legato alle proprietà che Pia aveva ereditato dal primo marito, e che avrebbe voluto fossero riconosciute ai due figli avuti nel primo matrimonio.
Sotto, i ruderi di Castel di Pietra:
Immagine di pubblico dominio
Se gli storici non hanno registrato il trapasso e la vita di “Pia”, ci ha pensato la voce del popolo. Il ponte sottostante è detto “della Pia”, e viene identificato come quello che attraversò la donna per recarsi in esilio a Castel di Pietra. Si trova nei pressi di Rosia ed è del tipo a schiena d’asino, un antichissimo ricordo del cammino di una donna divenuta leggenda.
Leggenda vuole che, nelle notti di luna piena, lo spettro di Pia de’ Tolomei attraversi il ponte di Rosia, interamente vestita di bianco, librandosi sopra le sue pietre
Immagine di Sailko condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia
Ricorditi di Me
Pia è una figura magnifica della Divina Commedia, che implora Dante, l’unica a farlo con gentilezza, di pregare per la sua anima, per poter espiare la propria colpa in modo più rapido. Chi fosse e chi fu a ucciderla probabilmente rimarrà per sempre un mistero, ma la grandezza del personaggio letterario è una realtà concreta che ha fatto emozionare decine di generazioni di persone.
Sotto, il video con la rievocazione storica del “Salto della Contessa” a Gavorrano: