La fine del 2015 ci fa dire addio non solo all’anno vecchio, ma anche a Richard Sapper, illustre designer tedesco classe 1932 che, il 31 dicembre scorso, è scomparso all’età di 83 anni a Milano. La sua brillante e longeva carriera, iniziata in Germania presso il reparto styling della Mercedes e proseguita poi nel capoluogo lombardo a partire dal 1958, è stata premiata nel 2014 con il Compasso d’Oro «Per aver unito il rigore tedesco e la genialità nel disegnare una moltitudine di prodotti straordinari e di grande successo in ambiti anche molto distanti tra loro».
Giunto in Italia, lavorò inizialmente con l’architetto Gio Ponti ed entrò poi a far parte del dipartimento di design de La Rinascente: ebbe così inizio un percorso professionale che lo portò a ricevere, oltre a quello sopra citato, dieci Compassi d’Oro e numerosi altri premi per i suoi prodotti, immediatamente riconoscibili dal loro minimalismo formale coniugato perfettamente con la funzione che dovevano svolgere.
Designer che amava tradurre la complessità in oggetti semplici ed estremamente funzionali, realizzò progetti come il sistema di mobili per ufficio “dalle nove alle cinque” (1987) per Castelli o “Zoombike” (2000) per Elettromontaggi ma, in tutto il suo percorso, si avvalse di un grande numero di collaborazioni che instaurò con aziende italiane come Alessi, FIAT, Artemide e Brionvega senza però tralasciare consulenze internazionali con Knoll e IBM.
Senza dubbio il duo che nacque nel 1960 e che durò per quasi un ventennio con l’architetto Marco Zanuso è il più ricordato e produttivo in quanto vide la nascita (tra gli altri) di K-1340 la sedia per bambini (1963) per Kartell o la radio “TS 502” (1963) per Brionvega.
Sapper ci ha donato oggetti che, non solo sono diventati vere e proprie icone del design della fine del 20° secolo, ma che sono entrati nelle nostre case e ci accompagnano nei minimi gesti quotidiani: basti pensare alla lampada Tizio (1972) per Artemide, il telefono Grillo (1966) per Siemens, il televisore Doney (1962) per Brionvega, il bollitore 9091 (1984 per Alessi) o il minitimer (1971) per Ritz-Italora.
Egli è stato capace di estrapolare le problematiche della vita di tutti i giorni, analizzarle e tradurle in prodotti che, prima di tutto, soddisfacessero un bisogno, ma che possedessero anche un’espressività formale che permettesse la creazione di un legame indissolubile ed emotivo tra essi e chi li utilizza.