Reportage dall’India di Manuelo Bececco

L’India è una nazione dalla storia millenaria e dagli usi e costumi a noi lontanissimi. Di seguito lo splendido racconto di Manuelo Bececco, un fotografo italiano che ha condiviso in esclusiva con Vanilla Magazine la sua esperienza di viaggio in questo paese unico al mondo.

“È da molto tempo che sto programmando un viaggio nell’incredibile India, il luogo della spiritualità, delle credenze e delle usanze a noi non consone. Dopo mesi di ricerche e di pianificazioni per realizzare l’itinerario da me tanto desiderato è giunto il momento della partenza. Sono molto emozionato ma al contempo mi sorge qualche preoccupazione data la destinazione particolare del posto. Sono arrivato all’aeroporto di Delhi e fin da subito mi sono accorto della confusione e dello stordimento che ti procura questo luogo. Uscito dall’aeroporto ho notato un leggero velo bianco che caratterizzava l’intera scena urbana, pensavo fosse un po’ di nebbia e invece era smog.

Il primo luogo dove mi sono diretto è stata Jaisalmer detta anche la città d’oro, famosa per l’imponente forte realizzato con l’uso della sabbia. All’interno del forte ho avuto modo di visitare due templi giainisti sorprendenti per la complessa architettura che presentano al loro interno, tutta lavorata manualmente con estrema delicatezza, ricca di particolari floreali. Nel tempio induista invece mi sono lasciato trasportare dalla forte vivacità del canto delle persone che erano presenti alla messa. Camminando tra le vie strette del forte ho avuto modo di ammirare una serie di haveli realizzati in stile indù caratterizzati da una complessa lavorazione sia all’interno che all’esterno. Le persone del posto sono accoglienti, pronte a porgerti la mano per aiutarti, ti accorgi veramente del valore della vita, accantonando tutte le cose superflue di relativa importanza. Per questo popolo la mucca viene considerata di estrema sacralità ed è messa allo stesso livello dell’essere umano infatti essa la troviamo ovunque, tra vie della città, di fronte ai negozi, sulla soglia di una casa e tra il traffico delle macchine.

Nella seguente città di Jodhpur  i rumori assordanti del clacson delle macchine si intensificano maggiormente. Oltre ad essere la città blu la definirei anche la città del caos: biciclette, motociclette, tuc-tuc contro mano, pronti a sorpassare senza un minimo di regole, un vero e proprio delirio. Jodhpur è molto importante per la possente fortificazione che domina questa città, il Merhangarh. Dallo spazioso terrazzo del forte ho avuto modo di ammirare il meraviglioso panorama, case dalla forma cuboidale colorate con diverse gradazioni di blu che offrono alla nostra vista un gioco sinuoso e vibrante.

Durante il tragitto in macchina per potermi spostare da una città all’altra , sono rimasto colpito dalla drastica situazione che incombe su questo popolo, persone sdraiate lungo le rotatorie delle strade, abitazioni realizzate solo attraverso l’impiego di alcuni bastoni di legno e stoffe, bambini di soli cinque anni che chiedono un biscotto per saziare la loro fame. Questa è la situazione attuale dell’India dove tutto quello che per noi può sembrare banale per loro può essere d’aiuto.

Sono passato dal forte caos di Jodhpur alla tranquillità di Udaipur, chiamata anche la città romantica. In questa città si trova il City Palace, il più grande palazzo del Rajastan che venne fatto edificare dal maharaja Udai Singh. Vicino troviamo il Lago Pichola dal quale ho potuto ammirare lo splendore del tramonto, sembrava di essere a Venezia, l’unico cosa che lo distingue è l’assenza di gondole. La città di Khajuraho è una delle destinazioni più interessanti che abbia visto, formidabile per la presenza di numerosi templi a carattere fortemente erotico. Viene definita infatti la città del kamasutra. Dalla città dell’erotismo alla città della morte due luoghi in netta antitesi tra di  loro.

Varanasi è la città spirituale, rituale, dove molte persone vengono per far spegnere la loro vita. Importantissima per la presenza del fiume Gange noto come fiume sacro in cui le persone si immergono per purificare la loro anima. All’alba insieme ad alcune persone del posto mi sono avventurato in un giro in barca nelle acque del Gange, lungo il percorso dei Ghat si stava svolgendo un rituale funebre che consiste nella cremazione del corpo umano privo di vita. In quel momento vi era un estremo silenzio, tutto tace, e credetemi sono immagini molto toccanti. Alla fine del rito le loro ceneri venivano sparse nelle acque del fiume. Viene definita spirituale anche per la presenza degli shadu, i cosi detti guru dal viso colorato e da un abbigliamento particolare per distinguersi dagli altri.

L’ultimo luogo nel quale sono stato è Delhi una città moderna che può essere paragonata a Roma. Qui si respira un’altra aria la gente indossa un abbigliamento simile al nostro, nei negozi troviamo addirittura il personale della sicurezza, non sembra nemmeno di essere in India. Questo è stato un viaggio che mi ha colpito nel profondo del cuore, l’India offre mille sfaccettature, resta al visitatore saperle cogliere ed apprezzare nella loro essenza.”

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Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...