Piazza Navona, 19 Agosto 1556. Anche a Roma si sentono gli effetti della “piccola glaciazione” che ha gelato il mondo fra il XVI e il XIX secolo, e l’estate non è afosa come quelle del ‘900. Il fresco però non ha per nulla mitigato le idee dei chierici romani. Paolo IV, il settantanovenne Papa “inquisitore”, ha da poco innalzato l’inquisizione a organo di competenza di governo della Chiesa, e di fronte a un calderone pieno di olio bollente, pece e trementina si trova un ragazzo di 25 anni, Pomponio Algeri, pronto a morire bruciato dall’intruglio mortale.
Pluff
Il ragazzo padovano si getta volontariamente nel calderone, spirando dopo un’inimmaginabile agonia durata ben 15 minuti. Nonostante l’inconcepibile dolore non grida, né soddisfa la sete di sangue del popolino accorso all’esecuzione. Le ultime parole che pronuncia ne eternano la grandezza:
Suscipe, Deus meus, famulum et martyrem tuum – Accogli mio Dio, il tuo servo e martire
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
Perché Pomponio finisce nel calderone di olio bollente, e cosa c’entra Papa Paolo IV?
Pomponio de Algerio nasce nel 1531 a Nola, città natale curiosamente anche di Giordano Bruno (1548-1600), e rimane orfano di padre giovanissimo. Attorno ai vent’anni si trasferisce a Padova per frequentarne l’università, nella quale diviene allievo di Matteo Gribaldi, prestigioso giurista vicino ai movimenti di riforma protestante Europei che fuggirà l’inquisizione a Zurigo, nel 1555.
Il 29 maggio 1555 de Algerio viene arrestato, ma afferma di “non conoscere il motivo del suo arresto, non riconoscendosi in alcun errore“. Messo sotto torchio fra gli altri da Girolamo Girello, frate inquisitore, nega tantissimi dogmi della chiesa, fra i quali l’unicità della Chiesa Romana, l’autorità del Papa e la Transustanziazione, che per dirla con Sant’Agostino, è “il pane si trasforma in carne e il vino in sangue”, fra gli altri.
In poche parole Pomponio è una persona vicina al Luteranesimo
In quei giorni, precisamente il 23 Maggio, viene eletto Papa il Cardinal Gian Pietro Carafa, settantanovenne, acceso sostenitore della persecuzione degli eretici. Carafa, interessatosi alla vicenda dello studente, ne chiede l’estradizione dalla Repubblica di Venezia allo Stato Ponitificio. Il podestà di Padova, Pietro Morosini, delibera di non estradare Pomponio Algieri per non fomentare il malcontento degli studenti padovani (fra i quali molti tedeschi che seguono Matteo Gribaldi) e garantire l’ordine pubblico. Pomponio però rimane in carcere con la scusa di:
Lasciare questa sua ostinazione et forse humor malencholico
Passano i giorni, e Pomponio scrive in latino un’accorata lettera che riesce, non si sa come, a far pervenire ai suoi compagni di studi. Datata 21 luglio 1555, un passaggio recita:
Ho trovato miele nelle viscere del leone, amenità nella fossa oscura, tranquillità e speranza di vita nel luogo dell’amarezza e della morte, letizia nel baratro infernale
Il 28 luglio, interrogato dagli inquisitori, nega l’esistenza del purgatorio e il culto dei santi, e sostanzialmente nega ogni autorità terrena degli ecclesiastici.
A Roma intanto cambia il rappresentante della Serenissima, e al posto di un laico viene nominato Bernardo Navagero, che sarà poi ordinato Cardinale dal successore di Paolo IV, Pio IV. Il Consiglio dei Dieci, su forte spinta e richiesta del nunzio presso la Serenissima Filippo Archinto, concede l’estradizione di Pomponio de Algierio il 14 marzo 1556.
Pomponio viene quindi sottoposto nuovamente a processo, nel quale conferma l’abiura e tutte le sue “eresie”. Il ragazzo viene condannato a morte, con sentenza da eseguirsi il 19 Agosto 1556 mediante l’immersione nell’olio bollente. Pomponio De Algerio muore, fra atroci sofferenze, convinto di aver sostenuto la veridicità delle proprie idee.
Nel 2008 l’Università di Padova ha ricordato il suo coraggioso studente con un convegno a lui dedicato e una targa:
Per approfondire consiglio il documento “Morte di un eretico impenitente” di Daniele Santarelli, del 2007.