Una cosa è certa: la vita della regina di Scozia più nota di tutti i tempi fu segnata da drammi e da morti violente sin dai suoi albori.
Dalla prematura scomparsa del padre, Giacomo V, quando aveva soli sei giorni di vita, a quella del suocero che la adorava (Enrico II di Francia, infilzato da una lancia in un occhio durante un torneo), alla morte del primo marito, il delfino di Francia, all’assassinio di Davide Rizzio, massacrato a pugnalate sotto gli occhi inorriditi della stessa regina, la lista dei decessi legati alla tumultuosa vita di Mary Stuart (1542-1587) è lunghissima e include Lord Darnley, il suo secondo sposo, perito in un attentato dai contorni poco chiari a soli 23 anni, il terzo marito, il conte di Bothwell, morto in preda alla pazzia in Danimarca e il duca di Norfolk, che aveva progettato di sposarla e che per questa ragione finì sul patibolo per cospirazione.
Sotto, Maria Stuarda e Lord Darnley:
Immagine di pubblico dominio via Wikipedia
Anche la meno nota vicenda di Pierre de Bocosel de Chastelard (1540-1563) si inserisce a pieno titolo nella lunga scia di sangue che accompagnò la sovrana durante tutto il corso della propria vita.
Il giovane proveniva da una famiglia di antico lignaggio della Francia meridionale, ed era nipote di Pierre Terrail de Bayard, il condottiero distintosi durante le campagne d’Italia del XVI secolo, celebre giostratore e spadaccino, che fu ritenuto l’ultimo grande rappresentante della cavalleria medievale.
In quanto figlio cadetto, destinato quindi a non ereditare i beni di famiglia, Chastelard poteva solo ambire a una carriera religiosa, militare o di corte. Attraente, brillante, dotato di un certo talento poetico – fu un esponente secondario della “Pléiade”, un gruppo di poeti del Rinascimento francese del XVI secolo i cui principali membri furono Pierre de Ronsard, Joachim du Bellay e Jean-Antoine de Baïf – Chastelard divenne paggio al servizio del Connestabile Montmorency alla corte di Enrico II negli anni in cui Mary Stuart risiedeva in Francia.
Pierre de Bocosel de Chatelard suona il liuto a Maria di Scozia. Litografia del 1830 di Henri Jean-Baptiste Victoire Fradelle, fonte National Portrait Gallery:
La regina di Scozia crebbe e visse lungamente in Francia, paese di cui era originaria la famiglia materna dei Guisa, dapprima come promessa sposa del delfino e poi, brevemente, come regina consorte di Francesco II. Mary aveva fascino e successo con il sesso opposto, padroneggiava il francese, il latino, il greco, lo spagnolo e l’italiano, oltre alla nativa lingua scozzese. Suonava il liuto e il virginale ed era abile nella prosa, nella poesia, nell’equitazione e nella caccia al falcone. Era considerata una donna molto bella: eccezionalmente alta per l’epoca (un metro e ottanta), aveva il portamento solenne, la pelle diafana ed una superba capigliatura biondo-fulva.
Di Pierre de Chastelard, invece, non possediamo ritratti, ma sappiamo dalle fonti storiche che era considerato un giovane molto attraente. La studiosa Antonia Fraser in “Maria Stuart. La tragedia di una regina” narra, ad esempio, che il francese era considerato “nobile, affascinante e galante” a corte.
La prestanza fisica e i modi gentili e raffinati possono del resto spiegare come mai un semplice cadetto di nobili origini possa avere attirato l’attenzione di Mary, precipitando nella spirale che lo avrebbe condotto, nel giro di pochi anni, al suo tragico destino. Probabilmente si innamorò di Mary Stuart, che le fonti dell’epoca sostengono corrispondesse i suoi sentimenti, quando entrambi erano adolescenti. Se però vi fu un flirt tra i due, non è chiaro quando esso sia databile, se non, probabilmente, solo dopo la morte del re di Francia, nel dicembre 1560, quando la giovane vedova disertò per un certo periodo la vita di corte anche a causa degli screzi con la suocera, Caterina de’ Medici. Risultato forse di tale familiarità fu il fatto che Pierre fu tra i gentiluomini che scortarono Mary in Scozia nell’agosto del 1561, al suo triste rientro in madrepatria.
Chastelard dedicò molti poemi alla sovrana. Nella sua accurata biografia dal titolo “My Heart is my Own: The life of Mary Queen of Scots”, John Guy sostiene che la regina si limitò a replicare ai versi di Chastelard in maniera convenzionale, secondo i dettami dell’amore cortese.
Tuttavia, pur se la regina non nutrì sentimenti romantici per Chastelard, il suo comportamento suscitò molti pettegolezzi a corte e alimentò il dubbio che tra i due giovani vi fosse ben più di una semplice amicizia.
In “Mary, Queen of Scots and the Murder of Lord Darnley”, l’autrice Alison Weir riferisce che Thomas Randolph, ambasciatore inglese alla corte di Scozia, sosteneva vi fosse un grado troppo elevato di familiarità tra il giovane francese – definito sprezzantemente “una creatura indegna e abietta”- e Mary Stuart. La storica racconta inoltre che John Knox, il teologo riformatore notoriamente ostile alla sovrana, commentò velenosamente dal pulpito che “Chastelard era così intimo della regina che difficilmente qualcuno della nobiltà poteva godere dello stesso trattamento” e che “Lei si sarebbe appoggiata sulla spalla di Chastelard e a volte gli avrebbe baciato il collo senza ritegno”.
A ritenere la familiarità tra i due molto sospetta non furono del resto soltanto i suoi detrattori e, di conseguenza, la reputazione già dubbia della regina risultò ulteriormente compromessa.
Eppure, se davvero il legame con Chastelard non fu innocente, sorprende l’ingenuità della Stuart nel viverlo così alla luce del sole, visto che la regina era ormai da troppo tempo in Scozia per non comprendere che ciò che sarebbe stato tollerato in Francia, avrebbe invece suscitato scalpore nel proprio regno. Se si aggiunge inoltre che la sovrana era anche impegnata a cercare un nuovo marito e alleato che ne proteggesse gli interessi in Scozia, risulta credibile ritenere che fosse così avventata da mettere tutto a rischio per vivere in pubblico un flirt con un uomo con cui non avrebbe avuto futuro?
La biografia della Stuart, d’altro canto, insegna che la regina si lasciò più spesso guidare dal cuore che non dalla ragione, e che molte delle sue scelte in ambito privato si rivelarono miopi nel lungo periodo.
Se allora – conoscendone il temperamento impulsivo e passionale – l’infatuazione per Chastelard fosse stata strumentalizzata da un avversario politico e la regina fosse stata in realtà vittima di un complotto?
Esiste qualche indizio storico che Chastelard fosse una spia degli inglesi – in particolare di Sir Francis Walsingham e Sir William Cecil – ma non si può giungere a conclusioni definitive.
Quello che sappiamo è che il giovane lasciò la Scozia per qualche tempo, tra il settembre del 1561 e l’autunno del 1562, alla volta di Londra. Nel corso della sua non breve permanenza in Inghilterra ricevette forse un incarico come spia per Elisabetta I, come insinua qualche studioso?
Secondo la Weir, dopo la morte di Chastelard, William Maitland, il Segretario di Stato di Mary, avrebbe rivelato all’ambasciatore spagnolo De Quadra che Chastelard gli aveva confessato di essere un inviato degli ugonotti francesi, spedito alla corte della Stuart per rovinare la reputazione della regina e sventare così i suoi piani di matrimonio con l’erede spagnolo don Carlos, principe delle Asturie e del Portogallo (e in effetti la trattativa matrimoniale, condotta personalmente dalla Stuart, naufragò miseramente per l’improvvisa opposizione di Filippo II di Spagna, che giudicò la regina del Nord inadatta al suo rampollo).
Anche se i reali sentimenti di Chastelard restano misteriosi, le cronache riferiscono che Mary fu felicissima di rivederlo al suo ritorno in Scozia. Gli donò persino un cavallo pregiato, dei soldi per acquistare dei nuovi vestiti e danzò graziosamente con lui durante le celebrazioni del Capodanno, sebbene quello nei confronti del francese non fosse un trattamento inusuale per l’etichetta di corte.
Sotto, l’ingresso di Holyroodhouse nel periodo in cui la regina non è al Palazzo (segnalato dall’esposizione dello Stendardo scozzese invece di quello britannico). Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
All’epoca, infatti, regali e privilegi erano riservati un po’ a tutti i gentiluomini dell’entourage di un sovrano. Ciò che accade subito dopo ha tuttavia dell’incredibile : il giovane si nascose infatti nelle camere private della sovrana per ben due volte, e un atteggiamento così dissennato può essere solo considerato o come frutto di una reale ossessione amorosa, o come effetto di una fatale leggerezza, oppure come il risultato di un’azione politica freddamente decisa a tavolino.
Quali che fossero le vere intenzioni, Chastelard la prima volta fu bandito dalla Scozia, dopo essere stato scoperto durante un normale controllo di sicurezza sotto il letto della regina, ad Holyrood Palace. Non pago, due giorni dopo, in un accesso di epica sventatezza, seguì Mary a Fife, sorprendendola nel castello di Rossend a Burntisland mentre, in déshabillé, stava per recarsi a letto. Chastelard aveva con sé un pugnale. Le urla della sovrana fecero immediatamente accorrere il fratellastro James Stewart, conte di Moray, in suo aiuto. Mary ne fu così scossa che da allora la sua dama di compagnia preferita, Mary Fleming, dormì ai piedi del suo letto.
Sotto, la camera da letto di Mary Stuart a Holyrood Palace – Fotografia di Kjetil Bjørnsrud via Wikipedia:
A quel punto la regina non ebbe altra scelta se non quella di ordinare la decapitazione dello straniero per tentato omicidio, dopo averne respinto diverse richieste di grazia. Nel peggiore dei casi, con il suo comportamento impulsivo e superficiale, il francese aveva infatti minacciato la vita della sovrana, mentre nella migliore delle ipotesi ne aveva messo a repentaglio il buon nome o involontariamente, con la sua stupidità, o di proposito, come spia.
Dopo una settimana nelle segrete di St. Andrews, città costiera a nord-est di Edimburgo, il 20 febbraio 1563, Pierre de Chastelard fu decapitato in Market Cross, il giorno del Mercato
Egli affrontò la morte con dignità e con piglio teatrale, recitando sul patibolo il poema di Pierre de Ronsard, “Inno alla morte”. Le sue ultime parole furono “Adieu alla più adorabile e alla più crudele delle principesse! ” un’uscita di scena a effetto, che peggiorò ulteriormente la reputazione di Mary e che fu usata da Knox come mezzo di propaganda politica.
Calava così il sipario su un personaggio scomodo ed enigmatico, che lasciava irrisolti molti dubbi: chi tra Chastelard e Mary Stuart fu la vera vittima?
Il francese fu semplicemente un’ingenua preda del fascino di una sovrana capricciosa, un innamorato alla fine respinto perché scomodo, o non fu altro che la pedina di un complotto ordito per screditare la regina agli occhi della nobiltà europea e dei suoi stessi sudditi?
Probabilmente non sarà mai possibile accertare in maniera inequivocabile la verità storica, ma la tragica fine di Chastelard ha sedotto a lungo il mondo dell’arte, trasformando il giovane in un eroe romantico. Non a caso Algernon Charles Swinburne, autore inglese del XIX secolo, eternò la sua drammatica vicenda in “Chastelard: A Tragedy”, a riprova del fatto che il binomio amore/morte è uno degli elementi più irresistibilmente amati dalla poesia di tutti i tempi.