Lo scrittore greco Esopo, vissuto nel VI secolo a.C, racconta di un leone che, impietosito dalle preghiere un piccolo topo, rinuncia a mangiarlo. Proprio quel topolino, che il re della foresta aveva deriso per le sue pretese di potergli essere utile in caso di bisogno, poi gli salva la vita, dopo che il felino era rimasto intrappolato nella rete di un cacciatore. Come dire che non è un’apparente inferiorità a rendere meno grande un amico.
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Agli antichi Romani invece piaceva la storia di Androclo, uno schiavo fuggiasco condannato a morire nell’arena di un circo, divorato da bestie feroci. Il leone che avrebbe dovuto mangiarselo vivo invece si accuccia ai suoi piedi, perché tempo prima Androclo gli aveva curato una zampa ferita. Neanche a dirlo, l’imperatore libera lo schiavo e pure il leone, che rimangono amici per sempre.
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Leggende antiche sulla forza dell’amicizia, che può talvolta salvare la vita.
Per quanto strano possa sembrare, un uomo realmente vissuto in Francia nella seconda metà del ‘700, scampa a una condanna a morte grazie a un insignificante scarafaggio. Non che l’insetto fosse legato da amicizia a quel signore, e il suo ruolo fu del tutto inconsapevole quanto salvifico.
Pierre André Latreille nasce illegittimo in una città della provincia francese e, seppure abbandonato dalla madre alla nascita, ha perlomeno la fortuna di essere mantenuto dal padre, e poi da altri protettori che lo fanno studiare. Arriva a Parigi nel 1778 dove, oltre che studiare in seminario, se ne va in giro a catturare insetti, la sua grande passione.
Pierre André Latreille
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Di fatto Latreille diventerà un importante entomologo, attratto in particolar modo dagli artropodi. Il Jardin du Roi è la meta preferita delle sue passeggiate, dove impara anche a conoscere le piante e scopre un’altra branca delle scienze naturali che lo interessa, la botanica. Diventa amico del naturalista Lamarck, che getta le basi della teoria evoluzionistica.
Intanto però la Francia è scossa da venti di tempesta: la Rivoluzione si abbatte sull’Ancien Régime, cadono molte teste più o meno nobili (comprese quelle dei sovrani), la monarchia cede il passo alla repubblica, non prima di aver visto crollare il simbolo dell’odiato potere regale, il carcere della Bastiglia. E’ il 14 luglio 1789.
Nel 1790 il governo rivoluzionario approva una legge, la Costituzione Civile del Clero, che di fatto subordina la Chiesa cattolica francese al potere statale. I sacerdoti devono prestare giuramento di fedeltà allo Stato, e quelli che si rifiutano rischiano di essere mandati nella colonia penale della Cayenne, che equivale a una condanna a morte.
Pierre André Latreille è un prete cattolico, anche se non ha mai esercitato funzioni di ministro della chiesa. Eppure, rifiuta di prestare quel giuramento e viene così rinchiuso, nel novembre 1793, nel carcere di Bordeaux.
Latreille, pur trovandosi in una fetida prigione e praticamente certo di fare una brutta fine, ancora si lascia entusiasmare dalla vista di un insetto che corre sul pavimento: si mette carponi per osservare un raro scarabeo, e così lo trova il medico del carcere, a quattro zampe sulle lastre di pietra della cella sotterranea. Latreille raccoglie delicatamente l’insetto e lo mostra allo stupito dottore, dicendogli che si tratta di un insetto raro, chiamato Necrobia ruficollis, un coleottero carnivoro.
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Il medico, stupito da quella strana circostanza, decide di verificare se quel prigioniero dice la verità. Manda lo scarabeo a un naturalista del luogo, Jan Baptiste Bory de Saint-Vincent, che ha solo 15 anni ma è già esperto e per giunta conosce il lavoro e gli scritti di Latreille.
Il giovanissimo naturalista, che peraltro appartiene a una famiglia anti-rivoluzionaria, riesce in qualche modo a ottenere la liberazione dell’entomologo e anche quella di un suo compagno di cella. Le cronache raccontano che nel giro di un mese tutti gli altri detenuti nello stesso carcere di Latreille erano morti. La scampa bella quindi Pierre André Latreille, grazie a Bory de Saint-Vincent, con il quale rimane amico per tutta la vita.
Jan Baptiste Bory de Saint-Vincent
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Dopo la brutta avventura, Latreille si dedica allo studio e all’insegnamento, pubblica a sue spese il suo primo libro sugli insetti, ma nel 1797 incorre nuovamente nelle ire del regime rivoluzionario: viene messo agli arresti domiciliari e le sue opere sono bandite. Questa volta intervengono tre eminenti naturalisti, tra i quali c’è Lamarck, e nel giro di due anni Latreille inizia a lavorare al Museum national d’Histoire naturelle.
Seguono decenni di ricerche incessanti, che gli valgono la nomina a membro dell’Accademia delle scienze e, nel 1829, la cattedra di entomologia, che era stata di Lamarck.
Il suo contributo all’entomologia è stato di fondamentale importanza, in particolare per la classificazione naturale degli artropodi, la suddivisione in generi e per la definizione di “specie tipo”. Latreille muore nel 1833, e la Società Entomologica francese decide di dedicargli un piccolo monumento, un obelisco sistemato sulla sua tomba al cimitero Père Lachaise, ornato da diverse iscrizioni.
Il monumento sulla tomba di Latreille
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La più significativa recita: “Necrobia ruficollis Latreillii salvator ” ovvero, “Necrobia ruficoliis, salvatore di Latreille”. Quando si dice l’importanza di una specie…
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