Perdita di memoria nelle donne: colpa dell’ansia?

La perdita di memoria, ossia l’incapacità di ricordare fatti ed esperienze passate, può destare non poche preoccupazioni in chi la sperimenta. Vuoti di memoria transitori o parziali, tuttavia, sono un evento relativamente comune che può essere causato semplicemente dalla carenza di alcune vitamine o da un’alterazione ormonale. Per quanto riguarda in particolare le donne, le perdite di memoria, ad esempio, rientrano tra i sintomi specifici della premenopausa, un periodo in cui il funzionamento dei neurotrasmettitori che regolano l’umore e le capacità cognitive risente particolarmente del calo degli estrogeni.

I lapsus e gli altri sconvolgimenti a livello fisico che una donna deve affrontare in questa delicata fase della vita possono a loro volta alimentare uno stato di stress e preoccupazione che verosimilmente incrementa la frequenza delle perdite di memoria. Questo perché, in linea generale, i vuoti di memoria possono avere origine (forse per molti inaspettatamente) da un particolare stato psichico dell’individuo: l’ansia.

Anche in giovane età, infatti, è sempre più frequente trovare persone che lamentano sensazioni di forte preoccupazione, poiché non riescono ad adattarsi a una determinata situazione (sia essa un trauma, una crisi economica, un cambiamento portatore di incertezza, una costante fonte di stress, ecc.), ragione per cui hanno il timore di non riuscire ad affrontarla, di bloccarsi e di perdere il controllo. Nei casi più gravi, poi, tale sensazione può sfociare in veri e propri attacchi di panico.

Per quanto questa condizione possa sembrare apparentemente indipendente da fattori legati al sesso, in realtà a soffrirne sembrano essere prevalentemente le donne. Secondo una revisione di numerosi studi sull’argomento portata avanti dall’Università di Cambridge, infatti, il rischio di soffrire di disturbi legati all’ansia è doppio rispetto agli uomini, in particolare per le donne europee e nordamericane.

Una prima spiegazione della più frequente insorgenza di disturbi d’ansia tra la popolazione di sesso femminile è indubbiamente legata a fattori biologici. Nelle fasi più delicate della vita della donna, come la gravidanza e la menopausa, le fluttuazioni dei livelli di estrogeni e progesterone influenzano notevolmente l’umore e agiscono da catalizzatore sullo sviluppo di sensazioni di paura, ansia e stress generalizzato.

I mutamenti ormonali che caratterizzano le diverse fasi della vita di una donna comportano anche altri sconvolgimenti a livello fisico. Il calo della melatonina durante la menopausa, ad esempio, è responsabile di un aumento della frequenza di insonnia e disturbi del sonno, che a loro volta generano stress, offuscamento della memoria e difficoltà di concentrazione a causa della mancanza di un riposo corretto e regolare.

Infine, al di là dei meccanismi prettamente biologici, in linea generale le donne sembrano reagire agli eventi stressanti in modo diverso rispetto agli uomini. Nelle donne, infatti – probabilmente per ragioni legate all’educazione e alla cultura di appartenenza – si nota più frequentemente una maggiore tendenza al ragionamento, alla valutazione analitica dei problemi, che può portare certo i suoi vantaggi, ma le espone a un rischio di sovraccarico mentale più elevato rispetto a quanto risulterebbe da una modalità di affrontare i problemi più impulsiva.

Seppure i sintomi più comunemente associati al disturbo d’ansia siano anche quelli più evidenti a livello fisico, come l’accelerazione del battito cardiaco, la sudorazione eccessiva, il formicolio o l’irrigidimento degli arti, non bisogna dimenticare le conseguenze più sottili e strettamente legate alla difficoltà di pensiero, come la riduzione della capacità di ragionamento, di concentrazione e, per l’appunto, la perdita di ricordi preziosi.

Ciò avviene perlopiù perché, quando l’ansia prende il sopravvento, tende a isolare l’individuo come all’interno di una bolla, dove egli riesce ancora a sentire, ma non ad ascoltare davvero tutto quello che ha attorno. Non importa che si tratti di una persona cara che racconta un aneddoto o della tv accesa su un notiziario, qualsiasi cosa potrebbe non essere recepita, codificata e immagazzinata correttamente, poiché la mente è concentrata su altri pensieri e il cervello è occupato a emanare centinaia di segnali di “irragionevole” pericolo, venendo così distratto. Durante i periodi di maggiore ansia, in genere aumentano nell’organismo i livelli di cortisoloconosciuto anche come “ormone dello stress” – i quali interferiscono con la memoria a lungo termine.

È evidente, insomma, da quanto detto finora, che non bisogna in alcun modo sottovalutare il problema. Ad ogni modo, se le perdite di memoria sono legate a fasi particolarmente delicate della vita femminile e a un periodo più stressante che non inficia a lungo e profondamente la qualità della vita, può essere consigliabile aiutarsi mediante alcune piccole e semplici abitudini, come:

  • tenere un’agenda giornaliera organizzata e sempre aggiornata, nella quale appuntare tutte le cose da fare (soprattutto quando vi sono in programma riunioni di lavoro importanti);
  • dedicare del tempo alla propria salute, praticando quotidianamente, ad esempio, 30 minuti di yoga; questa antica attività sportiva e spirituale di origine indiana offre infatti innumerevoli risultati fisici e mentali scientificamente provati;
  • esercitare la memoria tramite attività che costituiscano una ginnastica mentale semplice, come sudoku, cruciverba o altri giochi enigmistici.

A tutto ciò si dovrebbe aggiungere il mantenimento di una routine quotidiana regolare, così da avere a disposizione il giusto tempo per dormire. Per facilitare il sonno e sconfiggere l’insonnia, può anche essere utile, prima di andare a letto, bere una camomilla o una tisana a base di sostanze vegetali dagli effetti ipotensivi, ad esempio alla passiflora e biancospino. Già questi piccoli accorgimenti, il giusto riposo e la riduzione dello stato di ansia e stress porteranno benefici tangibili alla memoria e alla concentrazione.


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