Perché Walt Disney addolcì la Storia Originale di Pinocchio

Nel 1940 Walt Disney produsse quello che è considerato uno dei cartoni animati più belli della storia del cinema d’animazione: Pinocchio. La storia, così come viene raccontata nel film, è arcinota: Geppetto, un vecchio e povero falegname, decide di riempire la propria solitudine, alleviata fino ad allora solo dal gattino Figaro e dalla pesciolina Cleo, costruendo un burattino di legno che gli faccia compagnia. Dopo aver terminato l’opera, Geppetto va a dormire ma prima di addormentarsi vede in cielo una stella luminosa, non una qualunque, ma la spendente stella dei desideri.

Guardando attraverso la finestra il magico astro, il falegname esprime un desiderio: “Stellina fatata d’argento ammantata, che brilli nel cielo, fa in modo fatina che il sogno si avveri. Figaro, sai cosa ho desiderato? Ho chiesto che il mio Pinocchio diventi un bambino vero”. Poi, guardando amorevolmente la marionetta, sospira rivolto verso Figaro: “Non sarebbe bello?”.

Un Grillo, capitato per caso nella casa del falegname, risponde: “Un pensierino delizioso, ma niente affatto pratico”.

 Geppetto costruisce Pinocchio, illustrazione dell’artista Carlo Chiostri:

La stella dei desideri, che era in realtà la Fata Turchina, ascolta le parole del falegname e decide di esaudire il suo desiderio, ma solo in parte: trasforma Pinocchio in un burattino vivente che, aiutato dal saggio Grillo Parlante (la coscienza della marionetta), deve dimostrare di essere degno di diventare un bambino vero.

Questa deliziosa storia animata su un allegro burattino che vuole diventare un bambino in carne e ossa, raccontando le monellerie di Pinocchio, e le diverse tentazioni alle quali non riesce a sottrarsi, vuole essere un insegnamento, rivolto a bambini e ragazzi, sui giusti comportamenti da seguire.

Pinocchio incontra il Gatto e la Volpe

Il libro originale Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, scritto da Carlo Collodi e uscito a puntate nel 1881, era tutt’altro rispetto alla versione edulcorata di Walt Disney. Lo scopo dell’autore era, tra l’altro, quello di raccontare quanto possa essere difficile e “niente affatto pratico” essere il genitore di un ragazzino capriccioso.

Carlo Collodi

Collodi, che nella realtà non divenne mai padre, aveva scritto una storia piuttosto crudele, cosa non inconsueta per l’epoca: basti pensare alle opere di Charles Dickens o alle favole dei Fratelli Grimm come Biancaneve, Cenerentola o il Pifferaio Magico.

Pinocchio era un “infelice ragazzo”, piuttosto difficile da educare, che potrebbe essere una contrapposizione al bambino descritto dal filosofo francese Jean Jacques Rousseau nel suo Emile o dell’educazione. Nella sua rivoluzionaria opera pedagogica, Rousseau propone un tipo di educazione che consenta ad un ragazzo di imparare dalla proprie esperienze, anche negative: “lasciate che non imparino niente dai libri, che possano imparare dall’esperienza”. Come Pinocchio, che si rifiutava di andare a scuola, preferendo seguire invece i propri impulsi e desideri, sempre piuttosto contrastanti con una “buona educazione”: disubbidisce al padre che lo ama incondizionatamente, racconta bugie, marina la scuola, scappa di casa per seguire falsi amici.

Perché il burattino si comporta così? Perché impulsivamente sceglie di ignorare i consigli degli adulti (Geppetto) e la sua maggiore esperienza.

Geppetto veste Pinocchio

Rousseau sosteneva che un bambino deve imparare dalla natura, sotto la guida di un precettore, che lo segua e lo indirizzi nel suo percorso di crescita. Pinocchio invece, dopo aver ucciso la propria coscienza, schiacciando il Grillo contro un muro, ignora totalmente tutti i buoni consigli dati da Geppetto, facendo scelte sconsiderate e talvolta malvagie, che alla fine lo portano ad essere impiccato ad un albero, proprio da quei falsi amici di cui si fidava.

Perché il finale originale della storia era proprio questo: il burattino finiva appeso ad una quercia, impiccato dal Gatto e la Volpe

Pinocchio impiccato ad una quercia dal Gatto e la Volpe, travestiti da banditi

Le proteste dei lettori indussero Collodi a cambiare il finale, ma Pinocchio rimane comunque una favola piuttosto amara: il burattino patisce molte volte per le conseguenze delle sue azioni, finendo derubato, picchiato, rapito, legato alla catena come un cane, perennemente sconfitto e affamato.

Pinocchio schiaccia il Grillo Parlante con un martello

E’ per definizione un monello ingrato, non ci sono dubbi; e la sua è una storia complessa, a dir poco. Il libro, anziché essere una guida per genitori amorevoli, mirava piuttosto a descrivere le difficoltà che segnano il complesso legame padre-figlio, nel tentativo di dimostrare quanto un amore incondizionato possa nuocere alla crescita equilibrata di un ragazzo.

La Fata Turchina salva Pinocchio

La Disney invece diede vita ad una storia dolce e commovente, su un bambino ingenuo che avrebbe dovuto ascoltare maggiormente il genitore. Quello raccontato da Collodi era, secondo Walt Disney, un ragazzo irrispettoso che viene torturato e quasi ucciso a causa della propria ignoranza: un personaggio non adatto ad esser mostrato a dei bambini. Era molto più indicata invece la figura di un ragazzino ingenuo, che quando impara ad essere coraggioso e sincero trova la propria salvezza.

Indubbiamente una storia molto più facile da proporre alle masse, che risultò più facilmente apprezzabile dalle persone di tutto il mondo. L’epoca dell’educazione rigida, fatta di esempi terrificanti (per i bambini) stava giungendo al termine in favore di un’educazione più moderna, e Disney fu l’interprete più efficace di questo passaggio generazionale. Pinocchio, che fu il suo secondo lungometraggio dopo quasi un decennio passato a realizzare magnifici corti (le Sinfonie Allegre) probabilmente segnò un punto di svolta nella percezione di un nuovo metodo educativo, un film di facilissima intelligibilità che mostrava concetti complessi come la coscienza, la punizione in seguito all’errore, il destino avverso e, infine, anche la morte.

I disegni e le incisioni di Carlo Chiostri e A. Bongini sono dell’edizione Bemporad & figlio del 1902. Fonte: Wikipedia

Annalisa Lo Monaco

Lettrice compulsiva e blogger “per caso”: ho iniziato a scrivere di fatti che da sempre mi appassionano quasi per scommessa, per trasmettere una sana curiosità verso tempi, luoghi, persone e vicende lontane (e non) che possono avere molto da insegnare.