Per la prima volta un Robot riesce a passare il test di autoconsapevolezza di sé

I ricercatori del Rensselaer Polytechnic Institute di New York hanno programmato un trio di robot che sono stati messi alla prova attraverso una variante del test del “Wise Man”. Il test è un classico, di cui riportiamo la traduzione da Wikipedia in lingua inglese:

I saggi del re: il re chiamò i tre uomini più saggi del paese a corte per decidere chi sarebbe diventato il suo nuovo consigliere. Mise un cappello sulle loro teste, in modo tale che ogni saggio potesse vedere tutti i cappelli degli altri altri, ma nessuno riuscisse a vedere il proprio. Ogni cappello poteva essere bianco o blu. Il re affermò che almeno uno di loro indossava un cappello blu. In altre parole ci potevano essere essere uno, due, o tre cappelli blu, ma sicuramente non potevano essere assenti. Il re affermò anche che il test sarebbe stato equo per tutti e tre i saggi, dichiarando che il primo che avrebbe indovinato il colore del cappello sarebbe diventato il nuovo consigliere. I saggi rimasero seduti per lungo tempo, ma poi diedero la soluzione.

La soluzione del test si trova in fondo all’articolo.

Selmer Bringsjord ha ricreato una situazione paragonabile a questo test per i tre robot. I NAO (questo il modello di robot) sono stati programmati per pensare che due di loro fossero stati “drogati” con una “pillola di involuzione” (Dumbing Down significa involuzione) che li rendeva inabili a parlare (in realtà si tratta soltanto di un pulsante “Mute”). Tutti i robot hanno effettuato il tentativo (elettronico) di dire “non lo so“, ma solo uno dei tre ha pronunciato la frase.

Quando uno dei tre robot ha pronunciato le parole:

I don’t know (Non lo so)

Si è reso subito conto che egli era l’unico ancora in grado di parlare, affermando successivamente che:

“Sorry, I know now. I was able to prove that I was not given the dumbing pill.” (scusa, ora lo so. sono stato in grado di provare che non mi è stata data la pillola di involuzione)

Anche se può sembrare un compito semplice per un essere umano, non è così banale per un robot. L’intelligenza artificiale deve ascoltare e capire la domanda, poi ascoltare la propria voce che pronuncia “I don’t know” e riconoscerla come distinta dalla voce di un altro robot, collegando quindi voce e abilità di parlare alla conclusione che proprio lui non è stato messo a tacere.

I test logici che richiedono elementi di auto-consapevolezza come questi sono fondamentali nella costruzione di robot in grado di comprendere il proprio ruolo nella società. Il lavoro di Bringsjord sarà presentato alla conferenza RO-MAN in Giappone, che si svolgerà dal 31 Agosto al 4 settembre 2015.

Il video con il robot che risolve il test:

La soluzione all’enigma dei tre uomini saggi

L’enigma ha una soluzione molto semplice. Supponendo che ci fosse solo un cappello blu, la persona con quel cappello ne avrebbe visti due bianchi e, dal momento che doveva essere presente almeno uno blu, avrebbe automaticamente saputo che quello sulla propria testa era l’unico blu. Però, se gli altri due avessero visto uno blu e uno bianco non avrebbero saputo il colore del proprio cappello, e quindi il Re sarebbe stato ingiusto favorendo l’unico con il cappello blu. E’ quindi logico pensare che dovevano essere presenti almeno 2 cappelli blu.

Supponiamo allora che ci fossero due cappelli blu. Ogni uomo saggio con un cappello blu avrebbe visto un cappello blu e uno bianco. Supponendo di aver già capito che non può esserci soltanto un blu, (scenario precedente) i saggi avrebbero certamente saputo che ci dovevano essere come minimo due cappelli blu. E’ vero però che l’uomo con il cappello bianco vedrebbe due cappelli blu, e quindi non potrebbe sapere il colore del proprio. Anche questo scenario violerebbe quindi le specifiche di “giustizia” che il Re aveva espresso inizialmente. E’ quindi logico dedurre che, per essere equi, tutti e tre i cappelli devono essere di colore blu, e quindi la risposta corretta è, facilmente, blu.

Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...