Patrick Murphy, chi era costui? Sebbene sconosciuto alla stragrande maggioranza delle persone, l’irlandese Patrick Murphy potrebbe di diritto entrare nei libri di storia per essere stato il primo pilota d’aerei a bombardare il suolo continentale degli Stati Uniti d’America, combattendo per una potenza straniera. La sua non fu un’impresa eroica, ma piuttosto un incidente di percorso dovuto un poco a calcoli errati e probabilmente molto agli effetti di una sbronza.
Piloti dell’Aviazione Messicana – 1924/1929 circa
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Il Messico, alla fine degli anni ’20, è ancora in fiamme: focolai di rivolta incendiano il paese anche dopo la cacciata del dittatore Porfirio Diaz, seguita da una sanguinosa guerra civile.
Nel 1929 il generale José Gonzalo Escobar raccoglie forze ribelli per combattere, nel nord del Messico, contro le forze armate governative. La sua è l’ultima delle insurrezioni contro il governo (in realtà una serie di governi) nato dalla Rivoluzione.
Il generale José Gonzalo Escobar
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Escobar, “coraggioso, giovane e affascinante”, è uno dei tanti generali fastidiosi malvisti dal governo: i vertici delle forze armate mal digeriscono che il Messico abbia un Presidente civile e sono in molti a tramare per tentare di arrivare alla presidenza del paese. Escobar, seguito da un gran numero di ufficiali con truppe al seguito, ottiene inizialmente diverse vittorie, soprattutto nelle località al confine con l’Arizona, dove i federales governativi sono costretti a ritirarsi, quando non si uniscono ai ribelli.
Alla fine Escobar e i suoi seguaci usciranno sconfitti, ma non senza aver dato filo da torcere alle forze armate regolari. I ribelli riescono addirittura a dotarsi di un’aviazione, piuttosto improvvisata, ma comunque in grado di fare dei danni.
E’ la prima volta che gli aerei vengono usati in quell’area a scopo offensivo, sia da parte delle forze governative (che comprano aerei dagli Stati Uniti), sia dai ribelli, che assoldano mercenari arrivati sempre dagli USA. Escobar ha quindi a disposizione la “Yankee Doodle Escadrille”, dotata di dieci aerei, non certo da combattimento ma trasformati per l’uso militare grazie a qualche mitragliatrice e all’estemporaneo lancio di bombe improvvisate.
Le forze dell’esercito messicano resistono all’assedio di Naco
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Alla fine di marzo 1929 Escobar vuole occupare, per motivi strategici, un remoto e polveroso villaggio, Naco, che è proprio sul confine con l’Arizona. Dall’altro lato, in territorio statunitense, c’è il paese gemello, che porta lo stesso nome, dove sono acquartierate alcune truppe governative messicane.
Naco, diviso dal confine tra Stati Uniti e Messico
Immagine di Phillip Capper da Wellington, New Zealand via Wikipedia-licenza CC BY 2.0
I ribelli avvisano la popolazione locale di un prossimo attacco, ma il vagone esplosivo spinto verso il centro del paese deraglia e non raggiunge l’obiettivo, così scatenano l’aviazione: dagli aerei iniziano a piovere bombe artigianali sui federales.
Alle 7.45 del mattino del 2 aprile, Patrick Murphy, un pilota irlandese che prima dell’avventura messicana viveva in Oklahoma, tenta di colpire qualche obiettivo sensibile di Naco in Messico, ma due bombe oltrepassano il confine ed esplodono nella Naco statunitense. Lì c’è una folla di curiosi che si diverte a guardare gli scontri, scommettendo su dove sarebbero cadute le bombe: per assistere allo spettacolo qualcuno siede comodamente nei vagoni di un treno fermo, qualche altro ha organizzato un pic-nic con bambini al seguito. Tutti si rifugiano nei bar locali sotto una pioggia di schegge metalliche, ma oltre a qualche ferito lieve la conta dei danni si risolve nell’esplosione di una finestra, qualche danno a diversi edifici, e alla distruzione di una prestigiosa automobile da turismo, una Dodge di proprietà di un ufficiale dell’esercito messicano, che l’aveva portata al sicuro oltreconfine.
L’auto distrutta da Patrick Murphy
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Il povero Murphy non aveva tenuto conto dei forti venti che soffiano in quella zona a primavera, ma pare che abbia inciso parecchio nell’imprecisione dei lanci anche la sua forte propensione all’alcol, condivisa peraltro con il suo “bombardiere”.
E’ ancora l’epoca romantica del volo, con il pilota che è un tutt’uno con il suo aereo: Murphy si era fino ad allora guadagnato da vivere facendo acrobazie con il suo biplano negli spettacoli che giravano per gli Stati Uniti, o spargendo concime sui campi coltivati. Per quella passione ci aveva anche rimesso l’uso di una gamba, dopo un incidente di volo che era costato la vita al suo meccanico. Per togliere un po’ di aura avventurosa al personaggio e per inquadrarlo meglio (non è però difficile immaginarlo con la faccia di John “Sean” Mallory/James Coburn nell’indimenticato film “Giù la testa”), basti dire che Murphy, secondo un’anonima testimonianza, trascorreva le sue serate a bere con un tale, Jon Gorre, pilota pure lui, che però era al soldo dei federales. I due si erano accordati per bombardare a turno gli obiettivi, contrapposti, a Naco nel Messico, per poi ritrovarsi a passare le nottate insieme, tra grandi bevute… quando si dice l’amicizia!
Murphy viene abbattuto il 7 aprile e quando è ormai chiaro che i ribelli sono sconfitti, con il giustificato timore di essere fucilato dai federales, scappa oltre confine, dove viene subito arrestato: dopotutto è la prima persona ad aver bombardato gli Stati Uniti continentali come membro di un esercito straniero (per quanto di ribelli). In realtà resta in prigione giusto un paio di giorni, e non sarà mai processato.
Nessuno sa che fine abbia fatto l’audace pilota dopo l’avventura messicana, ma un menestrello dell’Arizona, Dolan Ellis, che gli ha dedicato una canzone, lo immagina “svanito con il suo biplano in un altro luogo e un altro tempo”, forse a bere tequila o, più probabilmente, whisky irlandese…