Oskar Dirlewanger: il Criminale che fece inorridire le SS

Le SS di Heinrich Himmler sono famigerate per aver commesso alcuni tra i peggiori massacri della storia. Dal più alto esponente delle SS a quello con il grado inferiore, l’abitudine al crimine efferato era la norma. Per provare a immaginare chi fosse Oskar Dirlewanger, basti dire che alcuni ufficiali delle SS denunciarono quest’uomo per “eccesso di brutalità”. Sembra impossibile ma riuscì nell’impresa di far rizzare i capelli a criminali di guerra professionisti.

Chi era Dirlewanger?

Per prima cosa va guardata una sua foto. La faccia ispira perversione e ribrezzo. Il Lombroso, fondatore dell’antropologia criminale, osservando i suoi tratti facciali, lo avrebbe senza dubbio bollato come un deviato. Dirlewanger si distinse nella Prima Guerra Mondiale subendo ben sei ferite che gli valsero una Croce di Ferro al valore. Si può supporre che, pur essendo già naturalmente portato, la guerra con la sua brutalità e violenza lo fece sprofondare ancor di più negli abissi della depravazione umana. In un documento della polizia viene descritto

Mentalmente instabile, fanaticamente violento e alcolista, abituato a scoppi di furia violenta sotto l’effetto di droghe

Nel dopoguerra si arruolò nei corpi paramilitari di destra, Freikorps, per combattere comunisti e nazionalisti polacchi. Per un tragicomico scherzo del destino, essendo magro, ossuto e di bassa statura ebbe il soprannome “Gandhi”. Negli anni Venti venne arrestato per possesso illegale di armi e appropriazione indebita. La sua natura criminale aveva fatto i primi passi. Divenne poi membro del NSDAP, il Partito Nazista ma, nel 1934, stuprò una quattordicenne appartenente alla Lega delle Ragazze Tedesche (sezione femminile del NSDAP): per questo grave delitto, per aver rubato e danneggiato un veicolo governativo sotto l’effetto dell’alcol, venne condannato a due anni di prigione. Perse così il suo lavoro, le medaglie e la tessera del Partito Nazista.

Uscito dal carcere, vi ritornò presto per “le vecchie abitudini”

Era oramai un criminale irrecuperabile. Perciò venne spedito nel campo di concentramento di Welzheim, nell’ala dei pervertiti sessuali. Era in una situazione senza speranza ma, a un tratto, la Dea Bendata, nella figura di Gottlob Berger, gli toccò la spalla. Era un suo vecchio compagno d’armi che aveva fatto carriera nelle SS, amico di Heinrich Himmler, che decise così, su due piedi, di arruolarlo.

Uomini come Dirlewanger sono preziosi per un’organizzazione come la nostra, avrà pensato Berger

Letteralmente, dalle stalle alle stelle. In seguito Dirlewanger si segnò volontario nella Legione Condor che combatté al fianco di Franco nella Guerra Civile Spagnola. Anche in questo conflitto venne ferito per ben tre volte.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si arruolò nelle Waffen-SS, cioè le SS combattenti schierate al fianco dell’Esercito Regolare (Wehrmacht). E, a corollario di un’insperata carriera, divenne comandante della Brigata Dirlewanger. Con l’onore di vedersi chiamare l’unità col suo Nome. Un nome che di lì a poco, al solo sentirlo, farà ghiacciare il sangue, assurgendo a sinonimo di strage indiscriminata, stupro e tortura.

Questa formazione venne costituita soprattutto da bracconieri, appositamente fatti uscire dalle carceri. L’originale idea venne a Himmler, pensando che sarebbe stato perfetto impiegare uomini esperti nell’uccisione di animali per “trattare” un’altra specie considerata subumana, gli ebrei. Ma potevano essere efficaci anche nella controguerriglia, per la loro capacità di “leggere la foresta” e seguire le tracce dei partigiani.

Da cacciatori di animali a cacciatori di uomini

Il primo compito di Dirlewanger fu di controllare migliaia di operai ebrei impiegati nella costruzione di una linea anticarro nella zona polacca di Lublino. Il suo operato venne elogiato da un alto ufficiale SS, Odilo Globocnik “Durante i lavori di costruzione… Dirlewanger ha condotto i suoi uomini in modo brillante”. Possiamo immaginare cosa volesse dire. La brutalità con cui trattò questi ebrei venne apprezzata. D’altronde, per un sadico-alcolista, non esisteva situazione migliore per dar sfogo alle proprie perversioni, avendo a che fare con persone senza alcun diritto.

In seguito venne distaccato al campo di lavoro di Stary Dzikòw. Anche se non si trattava un campo di sterminio, Dirlewanger non conosceva freni. Stupri di massa divennero la norma, come anche le torture. Amava denudare le donne, frustarle e iniettare nelle loro vene stricnina per assistere, ridendo, alla loro morte in agonia. Sembra, addirittura, che alcune le facesse fare a pezzi per farle bollire con carne di cavallo, al fine di ricavarne sapone. Le proteste dei suoi superiori SS iniziarono così a Stary Dzikòv. La sua violenza gratuita creava disordine e danneggiava il lavoro forzato.

Il comandante SS Krüger, del Governatorato Generale (Polonia), non poteva più sopportare un simile comportamento e un giorno sbottò “Se questa orda di criminali non sparisce da quest’area entro una settimana, li farò imprigionare personalmente!”. Le accuse caddero per l’alta protezione di Berger e Himmler, ma si decise comunque di spostare la Brigata Dirlewanger in Bielorussia, nel febbraio del 1942.

Nell’Ovest della Russia dovevano combattere contro i partigiani. Col passare del tempo, la formazione incominciò a reclutare anche altri tipi di criminali, ben più pericolosi dei bracconieri. In tal modo si trasformò in una Unità di Bestie di Satana. Pedofili, assassini, stupratori, corrotti, ladri, scassinatori, piromani, deviati, ricattatori, gangster vennero calorosamente accolti tra le sue fila.

In teoria il combattimento per la patria doveva riabilitare queste persone, in verità, servì soltanto a permettere loro di delinquere a piacimento senza doverne subire le conseguenze. Più che dare la caccia ai partigiani nelle foreste – compito rischioso e difficile – preferirono accanirsi sugli inermi civili dei villaggi. Possiamo dire che la Brigata Dirlewanger compì un Olocausto nell’Olocausto.

Erano poche migliaia di uomini, ma riuscirono a radere al suolo quasi 200 villaggi e a massacrare circa 120.000 persone. Il metodo preferito per “fare giustizia” era di radunare tutti gli abitanti del villaggio dentro un fienile, appiccarvi fuoco e sparare con le mitragliatrici a chi tentava di fuggire. Un’altra maniera, più divertente, era posizionare mine sulle strade e farvi camminare sopra gruppi di persone. Fortunatamente, in parte i partigiani e in parte l’Armata Rossa, riuscirono a “rispedire al mittente” non pochi di questi criminali. Anche in questo caso alti esponenti delle SS si lamentarono di un eccesso di ferocia e ciò, probabilmente, comportò un nuovo trasferimento.

Al peggio non c’è mai fine e Dirlewanger ebbe l’incarico di pacificare Varsavia, alle prese con la Grande Rivolta Polacca dell’estate 1944. Himmler, furibondo, gli diede carta bianca.

I Dirlewangers trucidarono, con l’apporto di altre unità tra cui l’efferata Brigata Kaminski, 40.000 persone

I report sono semplicemente terrificanti. Al solo scriverli si sente fastidio allo stomaco. Si parla di bambini infilzati con le baionette o gettati fuori dalla finestra e di persone cosparse di benzina e bruciate vive. In particolare abbiamo racconti da parte del reduce Mathias Schenk, distaccato temporaneamente presso la Brigata, che assistette a molte azioni.

Ricorda i Dirlewangers simili a selvaggi bruti, sporchi e con le uniforme stracciate e, sin dalla mattina presto, attaccati alla bottiglia di vodka. Un giorno entrarono in un ospedale dove c’erano medici, infermieri e feriti polacchi ma anche tedeschi. Dirlewanger diede l’ordine di ucciderli tutti (molti, senza usare le pallottole, finirono con la testa fracassata dal calcio dei fucili).

Poi, come al solito, la perversione prese il sopravvento e si rivolse alle infermiere. Qui si accavallano altri racconti nei quali si asserisce che vennero prima torturate, poi stuprate in gruppo, uccise ed infine di nuovo violentate da morte dallo stesso Dirlewanger che quindi, oltretutto, sarebbe stato anche necrofilo. Il tutto tra scherzi e risate. Un’altra versione racconta che alcune infermiere vennero fatte uscire nella piazza fuori dell’edificio mentre dalle loro gambe colava sangue; intanto Dirlewanger, accerchiato dai suoi fedelissimi, si godeva lo spettacolo e se la rideva di gusto.

Infine le fece impiccare assieme ad alcuni medici, precedentemente torturati con una corona di stracci e spine in testa. Sempre Schenk racconta della carneficina in una scuola. Tra i 300 e i 500 bambini vennero orrendamente massacrati per ordine di Dirlewanger. Da ultimo, vide una volta Dirlewanger strappare un bambino a una madre e lanciarlo nel fuoco per poi fulminare con una pistolettata la donna. Non sorprende che Mathis Schenk, per tutta la vita, abbia sofferto di ricorrenti incubi e della visione degli assassinati.

Anche i Dirlewangers soffrirono, perdendo oltre 2.000 uomini. Le proteste per le spaventose oscenità fioccarono. Nelle memorie del generale Guderian si legge “Quello che seppi… era così agghiacciante che mi sentii in dovere di informare il Führer la stessa sera e di chiedere la rimozione della brigata dal Fronte Orientale”; l’alto ufficiale delle SS Fegelein disse a Hitler “E’ tutto vero quello che si dice, questi sono dei veri depravati”; il generale delle SS Bach-Zelewski voleva istruire un procedimento penale. Ma, come al solito, tutto finì in una bolla di sapone. Anzi. Himmler, in virtù del suo zelo nello schiacciare i ribelli polacchi volle ricompensare il comandante con la promozione a Oberführer (grado nelle SS corrispondente a generale) e decorarlo con l’onorificenza di Cavaliere della Croce di Ferro.

Dopo Varsavia, nell’autunno 1944, l’unità venne mandata a sedare un’altra grossa ribellione scoppiata in Slovacchia e, a conclusione di un’odissea di morte e devastazione, la Brigata Dirlewanger venne annientata nei durissimi combattimenti con l’Armata Rossa in Ungheria nel 1945. Dirlewanger, ferito al petto, venne rimpatriato.

Finita la guerra si nascose ma, riconosciuto, venne arrestato dagli Alleati francesi

Messo in prigione in attesa di giudizio, incontrò il destino che meritava. Ebbe la sfortuna di avere delle guardie polacche. Costoro, è da ipotizzarsi, non credettero ai loro occhi nell’avere tra le mani uno dei più orribili carnefici del loro popolo. Oskar Dirlewanger, quindi, non arrivò a essere processato ma venne picchiato sino a sopraggiunta morte nella sua cella. Una fine singolare per colui che, potremmo definire, fu il Criminale più Sadico della Seconda Guerra Mondiale.


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