“Operazione Tracer”: Sei soldati disposti a farsi Murare Vivi dentro la Rocca di Gibilterra

Un grande monolite calcareo domina quel piccolo territorio d’oltremare britannico sull’estrema punta della penisola iberica: é la Rocca di Gibilterra, promontorio che per lungo tempo ha costituito una difesa naturale dell’enclave inglese.

Fotografia di Rob condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Flickr:

Nel 18° secolo, durante la guerra d’indipendenza americana, quando spagnoli e francesi si allearono con i rivoluzionari d’oltreoceano, i soldati britannici scavarono dei tunnel sotto la Rocca; nel corso della seconda guerra mondiale, la rete di gallerie fu molto ampliata, fino ad raggiungere circa 50 chilometri di estensione.

Il labirinto sotterraneo costituiva un importante sistema difensivo di Gibilterra, tanto piccola quanto importante dal punto di vista strategico; dentro la Rocca, al riparo dai bombardamenti, furono allestiti uffici, depositi, caserme e un ospedale.

Alla fine della seconda guerra mondiale cominciò a circolare una voce su di una grotta segreta, dove avrebbero dovuto essere chiusi dall’esterno sei uomini, con il compito di osservare le attività militari dei tedeschi, se fossero arrivati a Gibilterra. Molte persone, nel corso degli anni, dedicarono il loro tempo alla ricerca del misterioso rifugio, attraverso i tunnel sotterranei della Rocca.

Il primo indizio a conferma di questa voce arrivò a più di cinquant’anni dalla fine della guerra: nel 1997 una squadra dell’organizzazione chiamata Gibraltar Caving Group (un gruppo di speleologi ed alpinisti) avvertì una corrente d’aria provenire da uno dei tunnel, nel lato sud della Rocca. Gli esploratori sfondarono un muro di mattoni, dietro al quale c’era una porta: l’accesso a una stanza segreta, rivestita da pannelli di sughero per isolarla acusticamente e termicamente, dentro la quale c’erano un’antenna e dei pezzi di bicicletta.

L’ammiraglio John Henry Godfrey, a capo dell’Operazione Tracer:

Ci vollero altri 10 anni prima di avere la conferma che si trattava proprio di quella postazione segreta chiamata “Stay Behind Cave”, il tanto cercato ingresso dell’Operazione Tracer, concepita nel 1941, quando il pericolo di un’invasione nazista a Gibilterra era drammaticamente reale.

I tedeschi avevano già occupato la parte Nord della Francia, a sud c’era il governo filotedesco della Repubblica di Vichy, e solo la Spagna si frapponeva al progetto di Hitler di impadronirsi di Gibilterra – ovvero del controllo di tutti i movimenti navali del Mediterraneo – già pianificato con il nome in codice di Operazione Felix.

Sotto, il territorio della Repubblica di Vichy in verde scuro, che costituiva uno stato satellite del Terzo Reich:

Il contrammiraglio John Henry Godfrey, direttore della divisione di intelligence dell’ammiragliato britannico, suggerì di istituire un posto di osservazione segreto, che sarebbe dovuto rimanere operativo anche se Gibilterra fosse caduta nelle mani dei tedeschi.

Per attuare questo piano fu allestita una camera nascosta all’interno della Rocca, dotata di due piccole aperture che consentissero di osservare il porto e tutti i movimenti navali del nemico, che dovevano poi essere comunicati via radio all’ammiragliato.

Furono selezionati sei uomini, tutti volontari, per adempiere a questo compito: dovevano essere chiusi all’interno della grotta, con scorte alimentari sufficienti per un anno (forse addirittura sette). Questi uomini, che non avevano alcuna possibilità di uscire dalla camera segreta, erano quindi disposti a morire, sepolti vivi, in caso di vittoria dei nazisti. Tra i prescelti per questa missione, che si può definire suicida, c’erano due medici, tre addetti alle comunicazioni e un ufficiale responsabile.

Posto di osservazione orientale con pezzi di camuffamento. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

L’allestimento della camera segreta iniziò nel dicembre 1941, e all’inizio del 1942 era stato completato. La grotta aveva due feritoie orientate ad est e a ovest, che dovevano servire sia per l’osservazione, sia per la ventilazione del locale; c’era un bagno, una sala radio, un serbatoio d’acqua della capacità di 45.000 litri.

I trasmettitori con i quali gli uomini dovevano riferire all’ammiragliato erano alimentati da due generatori, uno a manovella e l’altro dalla corrente ottenuta con una bicicletta.

L’addestramento degli uomini cominciò nel gennaio del 1942: George Murray Levick, un esploratore sopravvissuto alla sfortunata spedizione di Robert Scott in Antartide, fu uno dei consulenti sulle tecniche di sopravvivenza. Bisognava imparare ad affrontare questioni pratiche, come la dieta, l’esercizio fisico, l’igiene, ma anche capire le eventuali ripercussioni psicologiche in una situazione così “estrema”.

Alla fine dell’estate del 1942, i sei volontari erano pronti ad occupare la caverna ma, fortunatamente per loro, non fu necessario: gli eserciti alleati erano in arrivo, e nel maggio del 1943 avevano già conquistato il controllo del Nord Africa, e ad agosto le forze dell’Asse erano state ormai cacciate dalla Sicilia.

Gibilterra non era più così importante

Il 24 agosto del 1943 arrivò l’ordine di sigillare la camera segreta, e di recuperare tutte le disposizioni che erano state date in merito all’Operazione Tracer. Solo uno dei membri del gruppo, il medico Bruce Cooper, confermò la storia della grotta segreta durante una sua visita alla Rocca di Gibilterra, nel 2008. Ultimo dei suoi compagni (rimasti fino a oggi senza nome), il tenente chirurgo disposto a farsi seppellire vivo per la sua patria, è morto a 96 anni, il 3 dicembre del 2010.

Sotto, un documentario in lingua inglese su Operazione Tracer:

Annalisa Lo Monaco

Lettrice compulsiva e blogger “per caso”: ho iniziato a scrivere di fatti che da sempre mi appassionano quasi per scommessa, per trasmettere una sana curiosità verso tempi, luoghi, persone e vicende lontane (e non) che possono avere molto da insegnare.