Omicidio nella Cattedrale: l’Assassinio dell’Arcivescovo di Canterbury nell’Inghilterra Medioevale

Quattro colpi di spada posero fine alla vita di Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury, in una fredda sera di dicembre, sui gradini dell’altare della sua chiesa.

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Il racconto del brutale omicidio si propagò come un fulmine attraverso l’Europa medievale, e proprio come un fulmine scosse l’opinione pubblica del tempo, che fece ricadere la colpa sul re d’Inghilterra Enrico II, come ispiratore delle mani assassine che avevano colpito a morte il suo intimo amico.

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Becket, che nacque nel 1118 (o 1120), fu indirizzato alla carriera ecclesiastica dopo alcuni rovesci finanziari del padre, fino ad allora facoltoso commerciante di Londra. Grazie alle amicizie altolocate del genitore fu ammesso nella ‘famiglia religiosa’ della Cattedrale di Canterbury, mentre era arcivescovo Theobald di Bec. Il suo fascino, l’intelligenza e le capacità diplomatiche lo agevolarono nella carriera, e dopo essere stato a Parigi a studiare legge divenne arcidiacono di Canterbury.

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La svolta nella vita di Becket avvenne nel 1154, quando l’arcivescovo Theobald lo presentò ad Enrico II, appena incoronato. I due strinsero da subito un forte legame, tanto che di loro si diceva “hanno un solo cuore e una sola mente”. Thomas divenne, nel gennaio 1155, il Cancelliere del Re, e contribuì ad incrementare le entrate fiscali del regno, aumentando la tassazione sulle proprietà terriere, comprese quelle delle chiese e dei vescovadi.

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Quando l’arcivescovo di Canterbury morì, nel 1161, Enrico II non si lasciò sfuggire l’occasione di nominare un suo fedelissimo alla carica ecclesiastica più importante del paese. Becket, sempre impegnato a corte, non era mai stato ordinato sacerdote, ma questo non costituì un problema:

Il 2 giugno 1162 prese i voti, e il giorno successivo fu consacrato arcivescovo di Canterbury e primate d’Inghilterra

Il re, assegnando al suo più caro amico una carica così alta, era certo di poter imporre più facilmente la volontà della monarchia all’interno delle istituzioni religiose. Probabilmente commise un grave errore di valutazione: Becket, così come era stato fedele alla Corona durante il suo mandato da cancelliere, da arcivescovo divenne strenuo difensore della Chiesa, prendendo delle posizioni in contrasto con il suo re. In particolare, Becket si opponeva alla richiesta di Enrico II di sottomettere anche i membri del clero – giudicati solo da tribunali ecclesiastici anche per reati comuni come l’omicidio e lo stupro – alle leggi secolari del Paese.

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Consapevole di essere in pericolo, l’arcivescovo si auto-esiliò in Francia per sei anni, fino al dicembre 1170, quando decise di rientrare a Canterbury, dopo un incontro ‘distensivo’ con Enrico II, avvenuto in Normandia qualche mese prima.

Durante la predica del giorno di Natale, Becket ebbe parole di fuoco per i suoi nemici all’interno del clero, quei prelati che, approfittando della sua assenza, avevano tradito lui e la Chiesa, sostenendo la Monarchia inglese.

Rappresentazione di una disputa fra Enrico II e Thomas Becket:

Il “casus belli” fu l’incoronazione di Enrico il Giovane, figlio di Enrico II, che fu incoronato dall’Arcivescovo di York nel 1170 come Re d’Inghilterra, sovrano insieme al padre. Becket si scagliò contro i chierici amici della corona, causando la reazione del vecchio monarca inglese. L’atteggiamento dell’arcivescovo fece pronunciare al sovrano le famose parole (anche se non c’è nessuna certezza storica):

Chi mi libererà da questi preti turbolenti?

Quattro cavalieri del re, William de Tracy, Reginald Fitzurse, Hugh de Morville e Richard Brito presero alla lettera quelle parole, o qualsiasi altra cosa avesse detto Enrico, e si precipitarono a Canterbury per compiere la loro opera. Becket si rifugiò nella Cattedrale, dove era in corso la funzione religiosa, e fu raggiunto e ucciso proprio sull’altare.

Il primo ritratto noto dell’omicidio di Thomas Becket nella cattedrale di Canterbury:

I quattro assassini, che col loro gesto probabilmente pensavano di accattivarsi la benevolenza del re, caddero in disgrazia, e furono costretti ad andare a combattere in Terra Santa per quattordici anni. Anche Enrico II, quattro anni dopo, fu sottoposto a una punizione: vestito con una tela di sacco e a piedi nudi, dovette attraversare le strade di Canterbury mentre ottanta monaci lo fustigavano con dei rami.

Il Martirio di Thomas Becket. Spoleto. Fotografia di Silvio Sorcini condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Becket fu canonizzato a poco più di due anni dalla morte, e fu un santo molto popolare durante tutto il medioevo, anche in Italia, dove molte chiese sono a lui dedicate. In Inghilterra, la tomba di Becket, nella Cattedrale di Canterbury, divenne meta di pellegrinaggio, tanto da ispirare la più famosa opera dello scrittore del XIV secolo Geoffrey Chaucer, I racconti di Canterbury.

Sotto, la Chiesa di San Tommaso Becket di Caramanico Terme. Fotografia di Zitumassin condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Ancor oggi la memoria del sacrificio di Becket è fortissima, nonostante la Damnatio Memoriae che subì da parte di Enrico VIII, che ne fece distruggere le ossa e fece cancellare il suo nome da ogni documento possibile. Anche nel celebre libro di Ken Follet, “I Pilastri della Terra”,

La morte di Thomas aveva rivelato che, in un conflitto tra la Chiesa e la Corona, il monarca poteva prevalere solo ricorrendo alla forza bruta. Ma il culto di San Thomas provava che sarebbe stata sempre una vittoria vana. Il potere di un re non era assoluto, dopotutto: poteva essere limitato dalla volontà del popolo“.

Sotto, la scena del film “Assassinio nella Cattedrale” del 1935, in cui la morte del chierico viene raffigurata in modo agiografico:


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