Olympe de Gouges: la femminista ghigliottinata durante la Rivoluzione Francese

Pensando alla situazione nella quale vivono ancora tante donne nel mondo, senza diritti e considerate proprietà dell’uomo, anche nei paesi cosiddetti civili come l’Italia con i costanti femminicidi non può non venire in mente una figura come Olympe, una donna “modernissima” nata più di 250 anni fa.

Marie Gouze era nata il 7 maggio 1748 a Montauban, dichiarata figlia di Pierre Gouze, un macellaio e di Anne-Olympe Mouisset, figlia di un avvocato e di famiglia borghese, ma la paternità di Marie viene attribuita al poeta Jean-Jacques Le Franc de Pompignan, che fu suo padrino di battesimo (mentre era assente Pierre Gouze), e chiese più volte alla madre che gli venisse affidata la bambina, ottenendone sempre un rifiuto, pur senza mai riconoscerla. Marie pur non avendo studiato a scuola fu istruita ed educata dalla madre e in seguito imparò molto da autodidatta, anche se i suoi detrattori sostennero che non fosse lei l’autrice dei suoi scritti.

Nel 1765 Marie fu data in sposa a Louis-Yves Aubry, un grosso cliente di Gouze, che aveva 30 anni più di lei. Marie scrisse di essere stata sacrificata a un uomo che non amava, grezzo e ignorante che la ripugnava. Nel 1766 Aubry morì, e nello stesso anno nacque il suo unico figlio Pierre. Nulla la tratteneva a Montauban, così Marie si trasferì a Parigi dalla sorella, sposata con un medico, e qui cambiò il suo nome in Olympe de Gouges, assumendo lo stesso cognome usato dalla sorella.

Olympe de Gouges

A Parigi conobbe Jacques Bétrix de Rozières, un ufficiale di marina, con il quale ebbe una lunghissima relazione che durò fino alla rivoluzione. L’uomo le chiese più volte di sposarlo ma ricevette sempre un rifiuto. Olympe non voleva legami matrimoniali, non voleva sottostare a un uomo, voleva essere libera, ma grazie a questa relazione riuscì a mantenere un tenore di vita borghese e a educare e far studiare suo figlio.

Frequentava salotti di scrittori e poeti e cominciò a scrivere lei stessa centinaia di libelli e commedie. A quei tempi una donna libera, con un amante, che frequentava salotti maschili ed aveva la pretesa di pubblicare e mettere in scena i suoi scritti era considerata poco più di una prostituta o di una cortigiana nel migliore dei casi…

Una donna poteva pubblicare opere di qualunque genere solo con il permesso del marito, e le sue visioni femministe e umanistiche erano viste come scandalose. La sua commedia più famosa del 1785 contro la schiavitù e il traffico di schiavi intitolata “Zamora e Mirza o il naufragio felice ” venne rappresentata anche alla Comédie-Française nel 1792 con il titolo “La schiavitù dei neri o il naufragio felice” attirandole critiche e minacce di morte. Perdipiù Olympe rischiò seriamente l’arresto.

Questa e le sue altre opere contro la schiavitù e il colonialismo “Riflessione sugli uomini neri” del 1788 e “La marcia dei neri” del 1790 la fecero entrare nella Società degli Amici dei Neri. Politicamente era vicina a Mirabeau, auspicava una monarchia costituzionale, la fine dei privilegi dei nobili e degli abusi della monarchia ma era assolutamente contraria alla violenta rivoluzione popolare.

Olympe de Gouges

Parteggiò per i girondini ma era contraria alla guerra con l’Austria e alla repubblica, come erano invece i radicali montagnardi, auspicava forti tassazioni dei ricchi per aiutare i poveri, era contro tutti i colonialisti, ma restava sostenitrice di Luigi XVI, anche se con una necessaria costituzione, e odiava Marat, Robespierre e Danton..

Aveva insomma uno speciale talento per mettersi tutti contro

Quello che la rende incredibilmente moderna fu la sua posizione a favore dell’uguaglianza dei sessi, e in questo mise tutti d’accordo nel criticarla aspramente, nobili, borghesi e rivoluzionari.

Nel 1786 aveva pubblicato l’opera “Il matrimonio inaspettato di Cherubino” dove si scagliava contro i matrimoni combinati, nel 1790 scrisse “La necessità del divorzio” e nel 1791 quella che è la sua opera più famosa la “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” in risposta alla “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” del 1789 dove la rivoluzione dimenticò completamente le donne nel progetto di libertà e uguaglianza, affermando addirittura nel 1793 che le donne non avevano lo statuto di cittadine poiché “Le donne sono poco capaci di concezioni elevate, di meditazioni serie, e la loro naturale esaltazione sacrificherebbe sempre gli interessi dello Stato a tutto ciò che di disordinato può produrre la vivacità delle passioni“.

Robespierre in quell’anno fece chiudere circoli, associazioni e giornali femminili. Olympe si appellò a Maria Antonietta per chiedere il suo intervento a favore delle donne ma sicuramente non era il periodo migliore per ottenere l’attenzione della Regina. Sosteneva l’abolizione del matrimonio religioso, fonte di schiavitù e sottomissione femminile, da sostituire con un contratto civile con il riconoscimento dei figli nati precedentemente, la comunione o separazione dei beni che tutelasse il patrimonio e le proprietà della donna lasciandone a lei la gestione e l’utilizzo, la ricerca della paternità e il riconoscimento dei figli illegittimi, l’istituzione del divorzio (che verrà approvato nel 1792) con l’assistenza economica ai figli e alla donna se non in grado di mantenersi, la tutela delle ragazze madri e dell’infanzia e l’assistenza medica alla maternità, la parità delle professioni in base alla capacità e non al sesso, la partecipazione delle donne alla politica.

Gli articoli della Dichiarazione dei diritti della donna sono di un’attualità incredibile, considerato che sono stati scritti 230 anni fa e sono tuttora non riconosciuti in buona parte del mondo.

Questi fra più importanti:

Articolo 1: La Donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell’uomo. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’interesse comune.

Articolo 4: La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto ciò che appartiene ad altri; così la perpetua tirannia dell’uomo, unico limite all’esercizio dei diritti naturali della donna, va riformato dalle leggi della natura e della ragione.

Articolo 6: La legge deve essere l’espressione della volontà generale; tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente o con i loro rappresentanti alla sua formazione; essa deve essere uguale per tutti e tutti, essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente ammessi a tutte le dignità, posti e impieghi pubblici, secondo le loro capacità e senza altra distinzione che quella delle loro virtù e dei loro talenti.

Articolo 10: Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni anche di principio, se la donna ha il diritto di salire sul patibolo, essa deve avere pure quello di salire sul podio.

La Dichiarazione fu contestata da moltissime donne, tanto da far scrivere a Olympe una delle sue frasi più celebri e amare:

Le donne non hanno mai avuto nemici più grandi di loro stesse. Raramente vediamo donne applaudire una bella azione, opera di una donna

Nel 1791 il tentativo di fuga a Varennes della famiglia reale la deluse a tal punto da farla diventare repubblicana, conveniva ora che la famiglia dovesse essere confinata, ma si batté sempre per salvare la vita di Luigi XVI arrivando a proporsi come aiuto per all’avvocato Malherbes, uno dei difensori del re al processo, inutile dire che non fu neppure presa in considerazione.

Esecuzione dei Girondini:

La strage del 2-3 settembre 1792 , quando circa 1500 prigionieri, nobili e avversari della rivoluzione, vennero massacrati dalla folla e fra questi anche Maria Teresa Luisa di Savoia-Carignano, Principessa di Lamballe, disgustò Olympe tanto da farla intervenire con scritti e manifesti contro Marat, uno dei firmatari del massacro che definì “l’aborto dell’umanità”, e Robespierre che definì invece “l’obbrobrio e la dissacrazione della rivoluzione” per le sue mire dittatoriali..

Già quindi nel mirino dei rivoluzionari, nel giugno 1793 Olympe fece affiggere un manifesto “Le tre urne” con la proposta di un referendum per far diventare la Francia una repubblica unica, una repubblica federale o tornare alla monarchia ma costituzionale. Il solo prendere in considerazione la monarchia fu ritenuto un oltraggio alla lotta rivoluzionaria repubblicana che le costò l’arresto il 20 luglio e il deferimento al tribunale rivoluzionario. Dalla prigione riuscì a far uscire ancore dei proclami, “Olympe des Gauges al tribunale rivoluzionario” e “Una patriota perseguitata” riuscendo solo ad aggravare, se necessario, la sua posizione.

Il 2 novembre 1793, nonostante la strenua difesa, Olympe venne giudicata colpevole e condannata a morte. Il 3 novembre salì sul patibolo e urlò ai presenti “Enfants de la Patrie vous vengerez ma mort. » (Figli della patria, vendicherete la mia morte) e il figlio Pierre fu costretto a ripudiarla pubblicamente, per non fare la stessa fine.

Esecuzione di Olympe:

Considerata “una donna che aveva dimenticato le virtù che convenivano al suo sesso” venne ignorata dopo la morte e dovette attendere 150 anni per essere rivalutata e considerata una delle grandi umaniste del suo secolo.

Negli anni ’80 ci furono in Francia molte petizioni affinché i suoi resti fossero traslati al Pantheon, ma restarono inascoltate. Solo Ségolène Royal si impegnò a farla traslare in caso di vittoria alle elezioni, ma venne eletto Nicholas Sarkozy e Olympe restò sepolta al cimitero della Madeleine.

“Uomo, sei capace d’essere giusto? È una donna che ti pone la domanda; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi: chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? (…) Scorri la natura in tutta la sua grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se hai il coraggio, l’esempio di questo tirannico potere”.

Giovanna Francesconi

Amo la storia, e le storie dietro ad ogni persona o oggetto. Amo le cose antiche e non solo perché ormai ne faccio parte pure io, ma perché la verità è la figlia del tempo.