Officine Caproni: la Fabbrica abbandonata di Predappio

Era l’inizio degli anni ’30 quando Benito Mussolini, originario di Predappio, volle realizzare nel proprio paese una fabbrica aeronautica, un’eccellenza italiana diretta dal celebre ingegnere Gian Battista Caproni. La nuova fabbrica “Aeronautica Predappio” fu costruita sugli esistenti edifici della Società Anonima Zolfi di Milano, e venne ampliata sino a circa il 1941.

All’interno delle strutture lavoravano nel 1935 circa 200 operai, impiegati a costruire le parti, fra gli altri, del bombardiere trimotore Savoia Marchetti S.M. 81 Pipistrello, operai che nell’arco di poco tempo divennero ben 3000/3500, oltre a centinaia di persone impiegate nell’assemblaggio degli aeromobili nel vicino aeroporto militare di Forlì.

Sotto, Mussolini passa in rassegna i S.M.81 del 30º Stormo:

In seguito all’armistizio di Cassibile del 1943 e alle note vicende belliche, la fabbrica diminuì progressivamente la produzione, per chiudere definitivamente i battenti nel 1944. Oggi, delle scritte sulla facciata “Credere obbedire combattere” rimane ben poco, solo la M svetta ancora al centro dello stabile, e dei marmi bianchi di Carrara che ornavano le pareti, non v’è più traccia, come non vi è traccia di tutti i macchinari che venivano impiegati per la lavorazione di legno, tele e metalli che servivano per la costruzione degli aerei.

All’interno della fabbrica, incastonata fra le colline romagnole, regnano il silenzio e la vegetazione, che piano piano si sta riappropriando dei suoi spazi, avvolgendo tutto. Dai muri calano edere e radici, mentre alcune zone sono completamente buie perché invase dai rampicanti.

Ovunque, tutto è in precario equilibrio quasi completamente crollato

La parte centrale, il cuore dell’edificio, esprime ancora la maestosità architettonica di un tempo, grazie all’immenso salone alto più di due piani, forse 6/7 metri col tetto a vista, coperto da vetrate ormai ridotte in frantumi. Addentrandosi ancora all’interno dello stabile, si può arrivare a una stanza singolare, unica, con i muri  completamente ricoperti da piastrelle rosse e l’imponente scritta “Duce” color oro ripetuta più volte sulle pareti, come a simboleggiare l’autorità e la grandezza che il regime aveva la stretta necessità di dimostrare a tutti, anche ai propri dipendenti.

Oggi la fabbrica “Aeronautica Predappio” è quasi del tutto abbandonata, fuorché per uno dei due tunnel che vennero costruiti per evitare il pericolo dei bombardamenti. All’interno di un condotto ha trovato spazio un laboratorio della vicina Università di Bologna, che studia gli effetti dei flussi d’aria e della turbolenza negli aerei, un’eccellenza unica in Europa che prende il nome di progetto Ciclope (Centre for International Cooperation in Long Pipe Experiments).

Interno della stanza con le pareti rosse:

La vetrata a soffitto ormai distrutta:

Una zona esterna della fabbrica:

Tutte le fotografie moderne sono di Alessandro Mordenti, autore dell’articolo.

Alessandro Mordenti

URBEX da 5 anni, percorro l’Italia alla ricerca di ville, chiese, istituti, fabbriche, navi, aerei e tutto ciò che sia abbandonato, per immortalarne il fascino e per raccontarne la storia attraverso le mie immagini. Poiché essi possano continuare a vivere, nella speranza che possano trovare un nuovo utilizzo, e soprattutto per mostrarne la bellezza.